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VUOTO SINCRONIZZATO
l'editoriale di Marco Travaglio
30 agosto 2024
Siccome Elly Schlein, per imperscrutabili motivi che solo uno psicanalista bravo potrebbe scovare, ha deciso di imbarcare Renzi e di regalargli la scena agostana sparendo dai radar per tutta l’“estate militante”, i pidini si sono subito allineati: chi con entusiasmo (i tanti renziani rimasti a far la guardia al bidone), chi con la faccetta rassegnata (tutti gli altri). Li aspettiamo tutti al varco quando lo scorpione pungerà la schiena dell’ennesima rana che se l’è accollato: faranno come sempre, fischietteranno, perché ammettere di essersi fatti fregare da uno che ha già fregato tutti è più umiliante che confessare di aver creduto a Wanna Marchi e al Mago do Nascimento. La frase più in voga è che “il problema non è Renzi, sono i temi”. Giusto. Infatti sarebbe interessante sapere su quali temi il Pd pensi di governare con l’uomo, o meglio l’ometto, che abolì l’articolo 18 e fece il Jobs Act, la Buona Scuola, la schiforma costituzionale, due leggi elettorali incostituzionali (Italicum e Rosatellum) e il salva-frodatori fiscali, è il juke-box di Bin Salman e altri nobiluomini, vota le porcate melusconiane sulla giustizia con bavagli incorporati, governa in giunte di centrodestra, ha raccolto firme (le sue e quelle dei familiari) per abolire il Reddito di cittadinanza prima che lo abolisse col suo voto la destra, si oppone al salario minimo, strilla contro il Superbonus fingendo di non averlo votato, approva la commissione Covid per criminalizzare le politiche di Conte e Speranza fingendo di non averle votate, inventa complotti mediatico-giudiziari al cui confronto quelli di Sallusti sono roba seria, bersaglia i giornalisti critici con raffiche di cause civili che fanno impallidire quelle destronze e ha augurato la morte a tutti i partiti con cui è ansioso di allearsi. Si dirà: pur di mantenere il seggio e l’immunità, è disposto a rottamare tutto ciò che ha fatto, detto e pensato. Chi non crede in nulla può dire tutto e il suo contrario.
Ma la vera domanda è: in che cosa crede oggi il Pd? Se davvero, come si dice in giro, è il “più grande partito della sinistra europea”, possibile che in 10 mesi di mattanza a Gaza e ora pure in Cisgiordania non abbia ancora detto una parola chiara sui crimini di guerra di Israele e sul modo più efficace di sanzionarli, frenarli, o almeno dissociarsene (sanzioni, ritiro dell’ambasciatore, riconoscimento della Palestina, qualcosa)? Possibile che, dopo due anni e mezzo di guerra fra Russia e Ucraina, non pronunci mai la parola “pace” unita a qualche proposta credibile che non sia la guerra e a qualche voto coerente in Italia e in Ue? Ovvio che poi, in questo vuoto pneumatico, il ritorno o meno di Renzi si riduca a una questione di nomi anziché di idee: perché le idee non esistono, o, se esistono, le hanno nascoste benissimo.
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IL MONDO AL CONTRARIO
l'editoriale di Marco Travaglio
31 agosto 2024
Dài, dite la verità: lo sognavate un mondo dove hanno ragione contemporaneamente Trump, Orbán e Salvini? Bene, anzi male: questo passa il convento.
Ogni sincero democratico attende che in America qualche vero progressista, magari la Harris, pronunci questa normale, anzi banale frase: “Siamo più vicini a una guerra mondiale di quanto non lo siamo mai stati negli ultimi cinquant’anni”. Invece l’ha pronunciata Trump, e non potrebbe essere altrimenti: la vice di Biden fa parte della banda della Casa Bianca che da anni soffia sul fuoco della guerra mondiale.
Ogni sincero democratico attende che in Europa qualche vero progressista metta a posto Ursula von Sturmtruppen, Borrell e gli altri euro-squilibrati che ci stanno trascinando in guerra con la Russia e vogliono autorizzare Kiev a invaderla e a bombardarla con le nostre armi, perché non riescono a dire la verità a un ex comico che fino a sei anni fa tentava di far ridere fingendo di suonare il pianoforte col pisello: qualcuno che dia dello “sconsiderato furioso” a Borrell, denunci “la politica bellicista sbagliata, irresponsabile e pericolosa dell’élite occidentale che sta distruggendo l’Europa”, accusi Ursula di dire “sciocchezze” e auguri a lei e ai suoi compari di “scendere dal cavallo di battaglia o cadere giù”. Invece l’hanno fatto il ministro degli Esteri e il portavoce di Orbán.
Ogni sincero democratico attende che in Italia qualche vero progressista, per esempio Elly Schlein (Conte e Fratoianni lo fanno da un pezzo), dica a chiare lettere che il nostro Paese “appoggia Kiev, ma è contrario a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini”. Purtroppo l’ha detto Salvini, costretto oltretutto a rimangiarselo dagli altri partner di governo che, da Crosetto di FdI a Tajani di FI, sono sulla stessa linea, ma temono rappresaglie su Fitto dagli euro-estorsori di Bruxelles. E il Pd? Mentre Tajani diceva una delle prime cose sensate della sua vita (“Le nostre armi vanno usate in territorio ucraino, l’Italia non è in guerra con la Russia”), il senatore dem Alberto Losacco lo accusava di “isolare l’Italia in Europa e spingerla tra le braccia di Orbán”. E l’esagitata Pina Picierno, incredibilmente vicepresidente del Parlamento europeo, accusava il ministro degli Esteri di “porre il Paese su un pericoloso crinale antieuropeo”: il tutto perché Tajani aveva osato ricordare che l’Italia ha una Costituzione che ripudia la guerra. Quindi i pidini, mentre si mettono in mostra raccogliendo le firme per la “Costituzione più bella del mondo” contro il premierato e l’autonomia, pensano che l’articolo 11 l’abbia scritto Orbán e che l’Europa sia nata per fomentare le guerre, non per abolirle. Ci vorrebbe Totò: poi dice che uno si butta a destra.
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FETORI FUORI SCENA
l'editoriale di Marco Travaglio
01 settembre 2024
Bisogna ringraziare il più stupido fra i politici stupidi d’Europa, Emmanuel Macron, per aver detto ciò che tutti intuiscono da anni su cos’è diventata la democrazia occidentale. Dopo aver perso tre elezioni in due mesi – Europee, primo turno e ballottaggio delle Legislative – contro il Nuovo Fronte Popolare di sinistra e il Rassemblement national di destra, il piccolo Napoleone dell’Eliseo rifiuta di incaricare la candidata della prima forza parlamentare, la progressista Lucie Castets. I voti del Front, che tanto gli piacevano quando gli servivano per limitare i danni al secondo turno con le desistenze, ora gli fanno schifo. E spiega testualmente il perché: “Se nomino la Castets, lei abrogherà la riforma delle pensioni e aumenterà il salario minimo a 1.600 euro”. Eh già: se la sinistra, cioè la forza più votata, va al governo, farà politiche di sinistra cancellando quelle macroniste di destra travestite da centro che han portato gli elettori a premiare la sinistra. Anziché ai lavoratori, ai pensionati e ai poveri, metterà le mani nelle tasche dei ricchi. E sostituirà il bellicismo macroniano col pacifismo, facendola finita con gli annunci di truppe a Kiev, gli incitamenti a usare le nostri armi per bombardare la Russia e il fischiettio sui massacri di Israele. Sulla politica sociale e ancor più su quella estera, Mélenchon e Le Pen sono molto meno distanti fra loro che da Macron.
La confessione di Micron fa scalpore in Francia. Non Italia, dove ci siamo portati avanti col lavoro: è dall’operazione Napolitano-Monti (2011) che i poteri invisibili che comandano da dietro le quinte mettendo in scena il teatrino destra-sinistra, tentano di abituarci all’idea che chi governa non deve seguire il programma per cui è stato votato, a meno che non l’abbiano scritto loro. Lo disse Draghi dalla Bce nel 2013 dopo l’irruzione dei 5Stelle in Parlamento: “Le riforme proseguiranno col pilota automatico”. Cioè con re Giorgio, che si fece rieleggere per sventare Rodotà al Colle, tener fuori dal governo i vincitori e rimandarci gli sconfitti (governo Letta Pd-FI-Centro). Idem nel 2018, quando il M5S rivinse, fu respinto da Renzi, si accordò con la Lega e Conte fu rimandato indietro da Mattarella perché i “mercati” non volevano all’Economia il prof. Savona, moderatissimo ma allergico ai piloti automatici. Il golpe bianco si ripeté nel 2021 con l’operazione Renzi-Mattarella-Draghi contro il Conte-2, anch’esso renitente al pilota automatico. Nel 2022 Letta, pur di punire Conte per leso bellicismo, condannò il Pd alla disfatta. Ora son tutti pronti a ricominciare, ove mai la Meloni – dopo il no alla Von Sturmtruppen – seguisse Crosetto&Tajani contro le eurofregole di guerra alla Russia. Cambiano i burattini, ma i burattinai sono sempre gli stessi.
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MA MI FACCIA IL PIACERE
l'editoriale di Marco Travaglio
02 Settembre 2024
Vietato ai minori. “Il supermissile di Zelensky” (Messaggero, prima pagina, 28.8). Nelle migliori sale l’ultimo capolavoro di Rocco S******i.
L’Uomo Agenda. “Il report di Draghi guiderà l’agenda Ue” (Stampa, 28.8). Con la sola forza del pensiero.
Lo spasimante respinto. “Travaglio sogna che Conte si allei con la Meloni” (Matteo Renzi, Corriere della sera, 27.8). Gelosone.
Guai e voi. “Non fate a Elly quello che è stato fatto a me” “(Renzi ai militanti della festa dell’Unità di Pesaro, 28.8). Tipo mandarla al governo, lasciarle scassare la Costituzione, farsi insultare per cinque anni e poi riprendersela?
State sereni. “Mi fido di Elly” (Renzi, ibidem, 28.8). “Alleanza con Renzi? Mi fido di Elly” (Enrico Letta, 29.8). E per i motivi opposti.
Perditori nati. “Scalfarotto (Iv): ‘L’area riformista vale il 7,5% dei voti. Il M5S vuole perdere altre elezioni?’” (Corriere della sera, 1.9). Nel caso, può prendere ripetizioni da lui.
Il piccolo fiammiferaio. “Il Coni no, il nuoto sì. La regola dei 3 mandati per scalzare Malagò… tornato dalle Olimpiadi di Tokyo e di Parigi carico di medaglie e record” (Sette-Corriere della sera, 30.8). Ce l’hanno tutti con lui, povera stella.
Infissi. “Altolà della Lega sulle pensioni: ‘Le finestre non si toccano’” (Repubblica, 28.8). Provate con le tapparelle.
La parola proibita/1. “Hanno demolito Del Turco (un compagno di lotte) e nessuno lo ha difeso” (Piero Sansonetti, Unità, 27.8). “La lezione smarrita del caso Del Turco, abbandonato in nome del giustizialismo” (Tiziana Maiolo, Riformista, 27.8). “Accusato e ucciso dalla solitudine: Del Turco e le analogie con Tortora” (Maiolo, Dubbio, 27.8). “L’amnesia giustizialista di Pd e Cgil, neppure un saluto al funerale di Del Turco” (Giuliano c***ola, Foglio, 28.8). “Del Turco, la persecuzione e la solitudine” (c***ola, Riformista, 28.8). “Del Turco, un omicidio lungo 16 anni: io so i nomi di mandanti e sicari” (Biagio Marzo, Riformista, 29.8). “Del Turco, il socialista che è stato abbandonato dal Pd” (Enzo Maraio, segretario Psi, Unità, 30.8). Ragazzi, si dice “pregiudicato”: è così difficile?
La parola proibita/2. “Il giustizialismo e i silenzi su del Turco… l’esondazione delle procure e la gogna. Vergognarsi, grazie” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 29.8). Ma vergognati tu.
Legion d’onore. “Io, Silvio e i diritti. Tajani coraggioso, faccio il tifo per lui: così onora l’eredità di Berlusconi” (Francesca Pascale, Stampa, 26.8). Nel senso che s’è messo a rubare o che va a minorenni?
Meritocrazia. “Il funzionario che censurò Facebook ora è il braccio destro della Harris” (Verità, 30.8). Il talento va premiato.
Timori. “Distinguo e divisioni sulla politica estera. Il governo torna a essere osservato speciale. Sull’Ucraina la Lega continua a mantenere una posizione ambigua Il timore è che con una vittoria di Trump il pressing di Salvini possa aumentare” (Domani, 1.9). Dio non voglia, ma si teme financo che l’Italia torni a rispettare l’articolo 11 della Costituzione.
Copia&incolla. “Israele e i raid, lampi di guerra” (Corriere della sera, prima pagina, 26.8). “Lampi di guerra” (Repubblica, prima pagina, 26.8). Paghi due, prendi uno.
Kamalo Bonacciarris. “Noi contro Trump. I 5Stelle riflettano sulla politica estera” (Stefano Bonaccini, presidente Pd, Corriere della sera, 26.8). Almeno loro.
Il titolo della settimana/1. “Zingaretti: ‘Renzi? Speriamo sia più serio’” (Domani, 30.8). Di chi? Di Renzi?
Il titolo della settimana/2. “Renzi ha spiazzato tutti per l’ennesima volta. E ora punta a dare le carte” (Francesco Damato, Dubbio, 30.8). Tutti due di coppe.
Il titolo della settimana/3. “Schlein un mese dopo: ‘Autunno militante’” (Messaggero, 30.8). “Ritorna Schlein: autunno militante” (Corriere della sera, 30.8). Visto com’è andata l’estate militante, si confida nell’inverno.
Il titolo della settimana/4. “Essere demure per diventare brat: ragazzacce e signore si alleano per Kamala (Simonetta Sciandivasci, Stampa, 26.8). La portano via.
Il titolo della settimana/5. “Olimpiadi Milano-Cortina, sprint finale per le opere” (Libero, 21.8). Per non farle.
Il titolo della settimana/6. “Prove di disgelo Washington-Pechino: ‘Biden non vede l’ora di parlare con Xi Jimping’” (Giornale, 30.8). Non appena si ricorderà chi è.
Il titolo della settimana/7. “Un’educazione meridionale. Gli studi, le letture, gli incontri che l’hanno segnato: Sabino Cassese si racconta. Esce dopodomani l’‘autobiografia intellettuale’ del giurista” (Corriere della sera, 1.9). Non vedo l’ora di perdermela.
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MANGINO CANNONI
l'editoriale di Marco Travaglio
03 settembre 2024
Sorpresona: anche in Turingia e Sassonia, come da 15 anni in tutto l’Occidente, gli elettori han votato contro chi li sgoverna. Decimata l’Spd del cancelliere Scholz; estinti i Liberali e i Verdi (nel senso di verde militare); Cdu superata o eguagliata dai fasci dell’Afd; boom del Bsw di Sahra Wagenknecht, astro nascente della nuova sinistra sociale, pacifista, critica sugli eccessi green e rigorosa sull’immigrazione. Siccome sia Afd sia Bsw sono ostili al bellicismo russofobo dell’Ue, i giornaloni fantasy li chiamano “putiniani”: è più comodo scomunicare che capire e ribaltare le politiche europee. Quelle che, in 30 mesi di guerra e riarmo a oltranza, hanno trascinato la Germania e tutti noi in recessione, mentre la Russia cresce del 4% (gli stipendi del 18%) e teme una crisi da Pil eccessivo. La gente ha fame e paura? La risposta non è più “mangino brioche”: è “mangino cannoni”. L’ha ripetuto anche ieri Draghi, che è tutti loro. E quell’altro genio di Scholz seguita ad armare Kiev anche ora che la sua magistratura ha le prove della matrice ucraina dell’attentato al gasdotto russo-tedesco Nord Stream: un attacco terroristico che dovrebbe far scattare l’articolo 5 della Nato per dichiarare guerra a Zelensky, non a Putin.
Non contenti delle sberle prese, dalla Brexit alle Europee, gli euro-pirla restano ostaggi della coazione a ripetere e a suicidarsi. Sentite quel gigante di Gentiloni: “Exploit della peggiore destra europea (e ottimi risultati della peggiore sinistra) in Sassonia e Turingia. Amici dei russi in quella che fu la Germania satellite dell’Urss. Nemici dei migranti nell’area tedesca con meno immigrazione. Vince il rancore contro tutto e tutti”. Decide lui quali sono le destre e le sinistre migliori: quelle che da cinque anni gli garantiscono 25 mila euro al mese per dire queste scempiaggini. Poi va a nanna tutto contento di aver copiato il compitino. Sotto il suo tweet, mani pietose lasciano frasi lapidarie: “Ma se siete così bravi, perché il popolo non si fida di voi? Mica vorrà dire che il popolo è idiota, vero?”, “Vince qualunque cosa purché sia lontana anni luce da voi”, “Mai che si facciano due domande…”. Gli elettori li schifano, loro li insultano e la volta dopo vengono schifati il doppio. Pensano che il loro dovere sia commentare le elezioni come al bar e, se non li soddisfano, inventare giochi di palazzo per ribaltarle, anziché domandarsi perché l’elettorato vota così e cos’hanno fatto per offrirgli alternative migliori. Sennò dovrebbero guardarsi allo specchio, confessare e ritirarsi, o scusarsi e cambiare politica. Troppa fatica. Meglio prendere sul serio l’aforisma di Brecht, che fra l’altro era tedesco: “Il Comitato centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
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TRAMONTO POMPEIANO
l'editoriale di Marco Travaglio
04 settembre 2024
Sarebbe davvero bizzarro se il primo ministro del governo Meloni a cadere, fra tutti quelli che dovrebbero esserne già usciti o non avrebbero dovuto proprio entrarci, fosse Gennaro Sangiuliano. Non siamo, com’è noto, suoi ammiratori. Ma, al netto di gaffe agghiaccianti e provvedimenti perniciosi (l’ultimo, quello sul tax credit, rischia di affossare l’intero comparto cinema), non possiamo certo dire che sia il peggiore. Né che sia un poco di buono: ha le sue idee, che non sono le nostre, ma prima di toccare vette inarrivabili tipo Santanchè, Lollobrigida, Salvini, Nordio&C., deve farne di strada. Però deve valutare seriamente se lasciare il ministero della Cultura. Non per avere frequentato platealmente Maria Rosaria Boccia da Pompei fino al punto di perdere il controllo di lei e di sé e di arrivare a un passo dal nominarla consigliera (gratuita, pare) del ministero per i grandi eventi: questi sono fatti suoi, almeno finché non si dimostrerà che l’ha messa a parte di segreti di Stato o di dati sensibili per la sicurezza nazionale (ma al ministero della Cultura ne circolano pochi) o che ha speso denaro pubblico per ospitarla nelle comuni trasferte (ma questo lui lo nega e non è stato smentito: se lo fosse, trascinerebbe nella sua bugia la premier Meloni, che l’altra sera in tv l’ha negato). No, ciò che dovrebbe far riflettere Sangiuliano è un aspetto che soltanto lui, oltre all’esuberante signora, può conoscere: che cosa sa Rosaria Boccia in più del B-movie che sta postando a rate sui social con l’aria spavalda di chi tiene in pugno lui e non solo lui?
A pagina 4 raccontiamo che la “influencer culturale” s’aggirava da mesi in Parlamento filmando tutto e tutti, anche dove è proibito, con occhiali Ray-Ban muniti di telecamera. Una piccola parte di quei video sono già usciti nelle storie Instagram della donna: ma gli altri? Ci sono filmati o foto che rendono Sangiuliano ricattabile, perché ritraggono comportamenti non consoni a un ministro o che il ministro non potrebbe spiegare o difendere pubblicamente? Ci sono editori, magari vicini a partiti di governo, in possesso di immagini compromettenti? Il dilemma è tutto qui e riguarda la condizionabilità del personaggio pubblico, non certo i suoi legami privati. Lo dicemmo per le foto di Sircana, portavoce di Prodi, per il video di Marrazzo con trans e coca, e a maggior ragione, anzi all’infinita potenza, per B., circondato per anni da battaglioni di Papi Girl, anche minorenni, di cui talvolta ignorava pure il nome. Mentre sceglieva i ministri e Silvio Berlusconi faceva allusioni su Andrea Giambruno (“Il suo uomo è un mio dipendente”) per forzarle la mano su giustizia e tv, Giorgia Meloni tagliò corto: “Io non sono ricattabile”. Sangiuliano può dire altrettanto?
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CONCORSO DI CABARET
l'editoriale di Marco Travaglio
05 settembre 2024
Sembra ieri che Sallusti denunciava un complotto giudiziario per rovesciare il governo di Giorgia Meloni indagando la sorella Arianna. E invece il governo traballa per il B-movie Boccia-Sangiuliano, la cui gravità è inferiore solo alla comicità. Ma che conferma una cosa molto seria: questi non sono fascisti, sono ridicoli. Più che un esecutivo, pare un concorso di cabaret. La Meloni dice con aria grave: “Niente passi falsi, stiamo facendo la storia”. Sì, ma dell’avanspettacolo. Come quando telefonava a due comici russi scambiandoli per l’ambasciatore del Catonga o accoglieva col tappeto rosso Chico Forti scambiandolo per il Papa. Salvini, con l’Italia paralizzata dai ritardi di treni, aerei e traghetti, posta il suo faccione accanto a un piatto di panzanelle. Lollo, quando almeno era ancora cognato, parlava di “sostituzione etnica” e dei poveri che “mangiano meglio dei ricchi”, fermava i treni in ritardo in aperta campagna perché “si è sempre fatto così”, è la regola. Calderoli si convince che Cosa Nostra lo voglia morto perché ha ricevuto una “lettera anonima”, ma firmata (sic) “Siamo la mafia” (quindi è la mafia, sicuro). Urso lascia le accise sulla benzina che doveva abolire, anzi cancella lo sconto di Draghi, così i carburanti rincarano, ma lui spiega che “al netto delle accise costano meno che nel resto d’Europa” (e grazie al c***o). La Santanchè, per risolvere il suo conflitto d’interessi fra Turismo e Twiga, gira le azioni al fidanzato, il celebre “Dimitri Miesko Leopoldo Kunz d’Asburgo-Lorena”, subito diffidato dai 516 eredi della casa d’Austria.
Nordio svela che “i veri mafiosi non parlano al telefono” un attimo prima che Messina Denaro venga arrestato perché non riesce a staccarsi dal cellulare; poi incontra una giornalista di Sky e le chiede uno spritz; infine trinca nella masseria di Vespa e spiega che “il vino può essere un alibi per le eventuali sciocchezze che dico”, ma sia chiaro: “Bevo perché lo faceva il mio mito, che è Churchill” (fortuna che non è Baudelaire). La Russa spiega che in via Rasella i partigiani non uccisero nazifascisti, ma “una banda musicale di semipensionati” (i Pooh o i Cugini di Campagna). Piantedosi chiama i migranti superstiti della strage di Cutro “carichi residuali” (tipo cassa di patate). Toti, reduce dagli arresti domiciliari, debutta come editorialista del Giornale, tanto lì c’è Sallusti e nessuno ci fa caso. Pozzolo va al veglione di Capodanno con un pistolino carico, che centra in pieno la gamba di un poveraccio, perché è “minacciato dagli ayatollah iraniani” (dopo Rushdie, lui). E via cialtroneggiando. Pare che, nell’ultima riunione della congiura anti-Meloni, il Soviet Supremo delle Toghe Rosse si sia subito sciolto con la seguente motivazione: “Non c’è bisogno di noi, fanno tutto loro”.
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È QUI LA FESTA
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06 settembre 2024
Oggi parliamo un po’ di noi, anche se le cronache delle purghe zelenskiane spacciate dai media per “rivoluzione”, “nuova linfa”, “nuova fase”, “rimpasto”, scossa”, “mossa”, “valzer”, “squadra più compatta” fanno prudere le mani. Il 23 settembre compiremo i nostri primi 15 anni e da oggi a domenica 8 li festeggeremo alla Casa del Jazz di Roma con 14 dibattiti e interviste condotti dai nostri giornalisti e 3 serate speciali: oggi Alessandro Barbero su “Guerre e paci”; domani il concerto di Elio e le Storie Tese tornati finalmente insieme (c’è ancora qualche biglietto e chi può se lo assicuri subito, per evitare domani affollamenti dell’ultimo minuto); domenica una mia chiacchierata semiseria su questi 12 mesi di “Ballottoliere”.
Si parte oggi alle 17 ricordando Mimmo De Masi, scomparso un anno fa, e dibattendo di futuro e ambiente con Pasquale De Muro, Giulio Gambino e Cinzia Monteverdi, che presenterà i nuovi corsi della Scuola del Fatto. Poi, prima di Panatta e Veronesi sul boom del tennis, non perdetevi il confronto-scontro sulla giustizia fra Davigo e Costa, l’esponente di Azione che ha subito accettato l’invito “in partibus infidelium”: tanto di cappello. A proposito di dissensi: domattina, dopo il dibattito su Autonomia e premierato con Bersani, Viesti e Villone, riavremo il ministro Crosetto, da cui molto ci divide, ma che non si sottrae al confronto con chi la pensa diversamente da lui. Nei pomeriggi di domani e dopodomani parleremo delle guerre di Ucraina e Gaza e del futuro dell’Europa e degli Usa con i nostri Basile, Di Battista, Lerner, Orsini e tre testimoni d’eccezione: Stella Assange, Martina Paesani di MSF e Jeffrey Sachs. Sempre domani tornerà Nicola Gratteri. Poi Selvaggia Lucarelli intervisterà Paolo Bonolis.
Domenica ospiteremo il primo faccia a faccia fra Maurizio Landini e il nuovo presidente di Confindustria Emanuele Orsini, su lavoro, salario e impresa. Poi Giuseppe Conte risponderà sulla crisi e il rilancio dei 5Stelle. Nel pomeriggio discuteremo di ciò che cambia o dovrebbe cambiare nella tv, con Bianca Berlinguer, Corsini (direttore Approfondimenti Rai) e Mentana; e delle polemiche sul ritorno del fascismo, con gli storici Canfora e Cardini, il nostro Montanari e Claudia Perina. Poi quattro moschettieri della penna – Feltri, Fini, Padellaro e Valentini – racconteranno gli ultimi 50 anni di giornalismo. Avevamo invitato anche Giorgia Meloni, che già avevamo ospitato alla Versiliana e s’era detta disponibile, ma non è riuscita a liberarsi (o non voleva ingelosire ulteriormente Sallusti). Elly Schlein, habituée della nostra festa, l’avevamo “prenotata” fin da maggio, ma ora che è segretaria del Pd ha declinato, con motivazioni non troppo convincenti. Peccato (ma per lei).
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UFFICIO DI ABUSO
l'editoriale di Marco Travaglio
07 settembre 2024
Tutti concentrati sulle lacrime di Genny e sui post ricattatori della Boccia. Nessuno che noti l’aspetto che distingue lo scandalo da un filmetto scollacciato con Banfi e Montagnani: la faccenda della nomina dell’allora amante del ministro a consigliera a titolo gratuito per i Grandi Eventi. Nomina prima promessa, poi avviata, infine stracciata perché – dice Sangiuliano – la Boccia non era più soltanto un’amica e sarebbe scattato il conflitto d’interessi. Come gli fecero notare anche consiglieri giuridici del ministero. Ma il conflitto d’interessi, grazie alla legge Frattini voluta da B. per fingere di risolvere il suo (e mai modificata dal centrosinistra per tenersi stretti i suoi), in Italia non è reato. Salvo che comporti una violazione di legge per procurare vantaggi patrimoniali a qualcuno e/o danni patrimoniali ad altri: allora è abuso d’ufficio (in tutti i Paesi aderenti alla Convenzione di Merida). O meglio lo era, perché il 10 luglio la Camera ha approvato la legge Nordio che lo aboliva e il 10 agosto Mattarella l’ha incredibilmente firmata. Fino ad allora un pubblico ufficiale che conferisse un incarico pubblico alla sua amante, finiva ipso facto indagato, imputato e condannato.
Quando a giugno pensò alla consulenza per la Boccia, Sangiuliano stava per infilarsi con tutte le scarpe in una condanna sicura. Poi il 26 agosto cestinò la pratica, proprio quando non gli avrebbe più comportato alcuna noia penale, perché nel frattempo il suo governo e la sua maggioranza (con Azione&Iv) avevano abolito il reato. Cancellando le 3.623 condanne definitive (solo fra il 1997 e il 2022), sbiancando la fedina penale di altrettanti pregiudicati, cancellando migliaia di processi in corso e lanciando ad amministratori e dirigenti pubblici un messaggio micidiale: ora potete nominare chi vi pare dove vi pare, anche amanti, parenti, amici, finanziatori, usando il vostro ufficio e il denaro pubblico per farvi gli affari vostri a scapito di chi non ha santi in paradiso. Basta leggere le storie di quei 3.623 condannati ora riabilitati. Tipo il sindaco, gli assessori e i dirigenti comunali che due giorni prima delle elezioni annullano gli avvisi di pagamento dell’Ici; il medico del Servizio sanitario nazionale che convince i pazienti a rivolgersi al suo studio privato; il primo cittadino che caccia un dirigente “reo” di essersi candidato contro di lui alle elezioni; il carabiniere che fa identificare due ragazze perché respingono le sue avance; il pm chiede il rinvio a giudizio della sua ex per vendetta. E via abusando. Genny s’è fermato in tempo, ma da adesso tutti quelli che non lo faranno saranno al sicuro. E i casi Boccia pulluleranno in tutta Italia. Grazie, Nordio. Grazie Mattarella. Grazie FdI, FI e Lega. Grazie Renzi e Calenda.
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PERCHÉ NON PARLI?
l'editoriale di Marco Travaglio
08 settembre 2024
Da una parte c’è il favoloso mondo di R.: tutti gli elettori progressisti non vedono l’ora che il pecorone smarrito ritorni all’ovile, ma quel cattivone di Travaglio non vuole. Dall’altra c’è la realtà: prim’ancora del cattivone, dei perfidi 5Stelle, Avs e chi più ne ha più ne metta, i più inferociti all’idea di ritrovarselo fra i piedi sono i militanti e i votanti Pd. Che sfruttano ogni occasione per gridarlo. Alla Festa nazionale dell’Unità la gente snobba la Boschi, che alla fine viene pure dissuasa dal tour nelle cucine e fa una fuga all’inglese. Poi arriva Gentiloni (parlandone da sveglio), scortato da Johnny Riotta, e prende subito fischi per le superc***ole su Ucraina e Israele. Ma il giornalista- guardaspalle, noto democratico, minaccia i contestatori: “Ai tempi delle Feste dell’Unità vi avrebbero già buttati fuori”. Per migliorare la sua posizione, lo statista letargico la aggrava: “Fa molto bene Elly Schlein a lanciare un appello all’unità a tutte le forze di centrosinistra, inclusa Iv. Senza Iv e Azione non vinciamo le elezioni”. E viene sommerso dai “buuu”. A parte il fatto che in tutti i sondaggi Renzi&C. fanno perdere il triplo dei voti di quelli che portano, commuove l’idea circense che il commissario europeo uscente e dormiente ha del campo largo: “Venghino, signori, venghino: più gente entra, più bestie si vedono”.
Solo che gli elettori non ne possono più di bestie rare o ammaestrate dai soliti noti. Per giunta, non leggono i giornaloni che da mesi lanciano Gentiloni come leader dem o “federatore” del campo largo. E, con le loro infallibili antenne per captare gli umori della gente, sognano accanto al Pd l’Innominabile oggi e Tajani domani. Appena Gentiloni esce, alla Festa di Reggio Emilia entra Conte, accolto da applausi che diventano ovazioni quando dice che di R. non si fida e chiede al pubblico che ne pensa. Chiude la partita Bersani alla Festa del Fatto: “Cara Elly, sei sicura che il Pd è vaccinato dal renzismo? Se sei sicura, fai come ti viene. Ma sei sicura?”. E spiega che R. non è un compagno che ha sbagliato e ora va accolto col vitello grasso: “Lì c’era un disegno politico che girava con una circolazione extracorporea: il progetto era fare del Pd la Forza Italia dei tempi moderni, tagliando le radici di tutte le sinistre. Siamo sicuri di essere vaccinati?”. E aggiunge che R. “ce lo stanno buttando in casa: ma siamo proprio fessi?”. Oggi la Schlein, che ha stretto un patto con R. senza dirlo a nessuno né spiegarne le clausole e il motivo, dovrà rispondere alla Festa dell’Unità. Sempreché le pongano la domanda. Noi, come sempre, l’avevamo invitata alla nostra festa: lei, per la prima volta, ha declinato. Forse perché noi la domanda gliel’avremmo fatta. Ma prima o poi dovrà parlare chiaro. Non a noi: ai suoi elettori.
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DIO, PATTA E FAMIGLIA
l'editoriale di Marco Travaglio
09 settembre 2024
Ora che il caso Sangiuliano-Boccia è finito come doveva finire, possiamo finalmente vomitare per questa fiera del tartufo, questo campionato del sepolcro imbiancato, quest’olimpiade dell’ipocrisia: per una settimana politici e commentatori che hanno riempito istituzioni, Rai, enti pubblici e parapubblici, persino i servizi segreti (ce l’ha detto sabato Crosetto) di parenti, amanti, amici e compari, hanno lapidato ‘o Ministro ‘nnammurato per aver pensato di dare una consulenza gratuita alla gentildonna, senza che nessuno pronunciasse il fatidico monito: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. I giornalisti-storici, per trovare analogie fra presente e passato, sono ricorsi a quello remoto della coppia Mussolini-Petacci (che col caso in questione non c’entra nulla), per non dover citare casi ben più vicini e attinenti. Che però smentirebbero il negazionismo sui danni devastanti di Tangentopoli e della compianta classe digerente della Prima Repubblica.
Per esempio gli harem di Craxi e De Michelis, che sarebbero stati affari loro se non li avessimo pagati noi. Le sentenze definitive raccontano che Craxi, a una delle sue favorite, comprò “la stazione televisiva Roma Cine Tivù (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) e un contributo mensile di 100 milioni di lire… Dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe, ndr) a Roma, intestati alla Pieroni”. Alla quale faceva pure pagare “la servitù, l’autista e la segretaria”. A spese sue? No, a spese nostre: coi soldi delle tangenti che incassava pilotando appalti pubblici verso chi lo foraggiava. De Michelis – raccontò la sua bella segretaria Nadia Bolgan – aveva uno staff di “una cinquantina di persone, molte delle quali donne incontrate di passaggio e senz’alcuna preparazione professionale; erano li#768; solo perché gli piacevano, e ciascuna pensava di essere la favorita dell’harem”. L’Avanzo di Balera, come lo chiamava Enzo Biagi, al crollo dell’impero lasciò un conto non pagato di 490 milioni all’Hotel Plaza di Roma, dove aveva occupato per anni una suite, che costava da 370mila lire al giorno soltanto per gli “extra”. Un altro “socialista”, Claudio Martelli, viveva in una splendida villa sull’Appia Antica (l’Appia dei Popoli, la ribattezzò Ottaviano Del Turco, anche lui poi condannato), fra quelle di Gina Lollobrigida e di Franco Zeffirelli, con servitù in livrea e guanti bianchi. Tutto ciò ovviamente non assolve Sangiuliano né tantomeno una destra che s’impiccia nelle vite degli altri al grido di “Dio patta e famiglia” e poi opta per il più pratico “Dio patta e famiglia”. Aiuta soltanto a lumeggiare il contesto contro i revisionisti del “si stava meglio quando si stava peggio”. No: si stava peggio.
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HA STATO LUI
l'editoriale di Marco Travaglio
10 settembre 2024
Ma posto che c’è Putin, tramite l’ex Kgb o la Wagner o tutti e due, dietro le fake news planetarie, la Brexit, la prima vittoria di Trump (ma non la successiva sconfitta), la disfatta referendaria di Renzi, i trionfi di 5Stelle e Lega, il Conte-1 e metà del Conte-2, la missione russa anti-Covid a Bergamo Alta onde carpire segreti per il vaccino Sputnik, i No Vax (non chiedete come si concilino i No Vax col vaccino russo: è così e basta), la soprano Netrebko e il direttore d’orchestra Gergiev, i balletti di Ciaikovsky, le opere di Cechov e Dostoevsky, gli atleti olimpici e paralimpici russi e bielorussi, il tennista serbo Djokovic, i golpe in Niger, Mali e Burkina Faso, gli sbarchi di migranti da Libia, Algeria e Tunisia, il generale Haftar, il generale Vannacci, le proteste contro il caro-bollette, la rivolta dei trattori, l’astensionismo alle Europee, i successi di Le Pen e Mélenchon in Francia, di Fico in Slovacchia, di Orbán in Ungheria, di Vucic in Serbia, di Farage in Uk, di Afd e Wagenknecht (i “rosso-bruni”) in Germania, di Vox in Spagna e di Maduro in Venezuela, le tesi putiniane del Fatto, di Mini, Orsini, Basile, Spinelli, Rovelli, Barbero, Caracciolo, dei pacifisti, del generale Milley (americano) e di papa Francesco, il pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023, i raid dei pirati yemeniti Houthi e i missili di Iran, Hezbollah e Hamas, le contestazioni mondiali per i massacri israeliani a Gaza, i cortei armeni contro la pulizia etnica in Nagorno Karabakh, i concerti di Pupo, Al Bano e Cutugno buonanima, le voci su Biden rinc*gli**ito che invece sta una crema e sulle malattie di Carlo e Kate che invece stanno una favola, la condanna di Hunter Biden, le risate beote di Kamala Harris, il ritiro di Kennedy jr. a favore di Trump, il Vietnam, il Sudafrica, i Brics, Lula, Ciccio Kim, gli scontri in Kosovo, uno striscione dei Fedayn romanisti all’Olimpico, i sabotaggi al Tav francese rivendicati da sabotatori francesi, la Senna piena di m**da balneabile per atleti olimpici con relativi conati, le polemiche sulla pugile algerina intersex e il ritiro-lampo dell’avversaria italiana, i comici russi al telefono con la Meloni, i saluti fascisti ad Acca Larenzia, la piattaforma Telegram di Durov arrestato in Francia appena fuggito da Mosca, il gruppo Musk, la Mongolia che poteva arrestare Putin ma non l’ha fatto, il film Russian at war a Venezia, gli attacchi hacker e i black out e i crash sull’intero orbe terracqueo, lo street artist Ciro Cerullo alias Jorit, l’accordo fra il Toro di Cairo e lo Zenit S. Pietroburgo per il centrocampista serbo Ilic, “Hvaldimir, la balena beluga sospettata di essere una spia russa e ritrovata morta in Norvegia” (Repubblica); ecco, posto tutto questo, siamo proprio sicuri che la sedicente Maria Rosaria Boccia non si chiami Galina Bocciov?
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CHIAGNI&EFITTO
l'editoriale di Marco Travaglio
11 settembre 2024
Da quando scarseggiano i circhi e gli zoo, la cosiddetta Unione europea ne fa egregiamente le veci. Più gente entra, più bestie si vedono. Ma soprattutto più clown. Ieri quelli che si fanno chiamare Socialisti, Liberali e Verdi (tre ossimori) e poi votano l’opposto del socialismo, del liberalismo e dell’ambientalismo hanno avvertito Ursula von Sturmtruppen con un pizzino: se nomina l’italiano Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo (uno dei sei), non votano la Commissione, cioè bocciano pure i commissari indicati da loro, perché non vogliono un conservatore dell’Ecr. Ora, quanto siamo fan di questo bamboccio salentino lo sanno i nostri lettori e lo sa lui, che ci ha pure querelati. Ma l’idea che il ministro al Plasmon, democristiano ereditario, ex-Dc, Ppi, Cdu, FI e ora FdI, sia un pericoloso fascista degno di un euro-Aventino, fa ridere i polli. L’Italia, terza economia e uno dei tre fondatori dell’Ue, ha pieno diritto di avere un ruolo commisurato al suo peso. Purtroppo ha un governo che a noi non piace, ma che riflette la maggioranza del Parlamento e dei votanti. E quel governo ha legittimamente indicato Fitto, che è stato eletto in FdI, che appartiene all’Ecr, che ha legittimamente votato contro Ursula con Lega, 5Stelle e Sinistra, mentre FI ha legittimamente votato a favore con Pd e Verdi.
Quindi, se lei lo nomina, non c’è un solo motivo plausibile perché chi la sostiene lo impallini. A meno che lo ritenga incapace (cosa che noi pensiamo, di lui e di molti altri commissari socialisti, liberali e verdi, nonché della presidente, ma nessuno l’ha detto). O intenda colpire l’Italia perché si è scelta un governo sgradito alla Triade (nel qual caso, complimenti agli eletti italiani). O voglia ricattare il governo Meloni per fargli rimangiare gli unici due “no” che ha osato pronunciare in due anni: sulla ratifica del Mes e sul via libera all’Ucraina a usare i missili italiani per attaccare i russi in casa loro. Ma nessuno venga a raccontarci che Fitto minaccia la democrazia più di Macron, che traffica per far governare chi ha perso le elezioni contro chi le ha vinte; più di Scholz, che vieta l’ingresso in Germania a chi denuncia i crimini di Israele; più dell’amico Zelensky, che ha abolito le elezioni, le opposizioni, la libertà di stampa e di culto e si accompagna coi neonazisti dell’Azov per difendere meglio la democrazia; più di Rutte, che lorsignori hanno appena issato alla Nato dopo che aveva fatto il governo col fascio-islamofobo Wilders; più del governo turboatlantista della Finlandia, col ministro dell’Economia Wille Rydman che definisce se stesso “nazista”, gli ebrei “spazzatura” e i popoli del Medio Oriente “scimmie”. La Nato è come il Dash: lava così bianco che più bianco non si può. Ma la puzza resta.
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TUTTO IN UNA NOTTE
l'editoriale di Marco Travaglio
12 settembre 2024
Che notte, l’altra notte. Non sarò precisissimo, perché dinanzi alla tv alternavo momenti vigili ad altri di sonno e dormiveglia e non saprei distinguere cosa è accaduto e cosa ho sognato. Ero partito con È sempre Cartabianca, perché adoro la Berlinguer, ma soprattutto Mauro Corona e i suoi amici al bar, Nonna Silvi e suo nipote. E non potevo perdermi le sensazionali rivelazioni della presunta dottoressa, consulente ministeriale, influencer e puerpera Boccia. Che però, purtroppo, salita da Pompei a Roma negli studi Mediaset per dare un’intervista, ha scoperto tutt’a un tratto di dover dare un’intervista ed è fuggita a gambe levate perché erano previste financo delle domande. E lì si è discusso della non-intervista della non-tutto: una nota giornalista progressista chiamava la Boccia “imprenditrice” e ne difendeva la dignità di donna, gravemente lesa dalla Meloni che la chiama “questa persona” anziché “questa cosa” e da chi osa insinuare che fosse financo l’amante di Genny. Così riusciva a far sembrare attendibile persino Sallusti, che ne elencava le panzane sesquipedali. Poi devo essermi addormentato, perché la scena successiva era Sallusti che vinceva il premio Pulitzer.
Alle tre di notte la sveglia mi ha destato di soprassalto per lo storico confronto tv fra il vecchio bullo tutto pittato e la più giovane nullità piena di vuoto che si contendono la Casa Bianca. Lui contava balle grossolane sui migranti magnagatti, sulle elezioni perse nel 2020, sulla strage degli innocenti prima e dopo i parti. Lei contava balle raffinate sull’inflazione, l’immigrazione, i disastri di Biden (quindi suoi, anche se finge di non conoscerlo), la fuga ignominiosa da Kabul, la Russia che vuole invadere l’Europa e sparava superc***ole alla Schlein tipo l’“economia delle opportunità”, “la presidente di tutti gli americani”, la sanità pubblica quindi privata e Israele che ha “diritto di difendersi, ma ha ucciso troppi palestinesi” (fino a 40 mila va bene, ma ora sta un po’ esagerando). Poi devo essermi assopito di nuovo, perché mi è parso che quello di destra dicesse la verità sulla questione cruciale del pianeta, e cioè che la nullità e il suo Rimbambiden ci stanno trascinando nella terza guerra mondiale nucleare e la guerra in Ucraina va chiusa subito mettendosi a un tavolo con Putin e Zelensky, anzi con negoziati seri non sarebbe neppure iniziata. Invece quella di sinistra giurava “non voglio fermare le armi da fuoco” e prometteva “la forza militare più letale del mondo”, anche perché “ho avuto l’endorsement di Dick Cheney e di sua figlia Litz” (se ne vanta pure), ergo la guerra mondiale nucleare è assicurata. In quel preciso istante, mentre Sallusti scendeva dal palco col Pulitzer sotto il braccio, saliva Trump per il Nobel per la Pace.
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UFFICIO SINISTRI
l'editoriale di Marco Travaglio
13 settembre 2024
Quando la destra è in difficoltà, di solito non per merito delle opposizioni ma per i leggendari auto-complotti dei suoi Cdd (c*gli**i di destra), basta aspettare qualche ora. Poi state pur certi che arriverà qualche Ids (Idiota di sinistra) a ridarle fiato e argomenti. Ieri il governo annaspava ancora nel bicchier d’acqua del caso Boccia-Sangiuliano (dove non si capisce più di che si sta parlando: c’è chi trema perché forse, chissà, Dio non voglia, la Boccia potrebbe rivelare che Arianna Meloni parlava col ministro della Cultura del suo partito). Poi, provvidenziale, ecco il compagno Christian Raimo, insegnante di liceo, scrittore, attivista, editorialista, candidato di Avs trombato alle ultime Europee, concionare alla festa del partito e additare il ministro Valditara come “un bersaglio debole da colpire come si colpisce la Morte Nera”. Si potrebbe pensare che quel “colpire” sia una licenza poetica, se nel marzo scorso il dolce stilnovista, in un talk show del mattino, non avesse difeso Ilaria Salis con queste memorabili parole: “Cosa bisogna fare coi neonazisti? Secondo me bisogna picchiarli, Ilaria ha fatto bene. Io lo insegno a scuola ai miei studenti (ai quali va tutta la nostra solidarietà, ndr): picchiare i neonazisti penso che sia giusto, la democrazia si fonda su una violenza giusta”. Roba che, se la dicessero gli avvocati della Salis ai giudici ungheresi, sarebbe ergastolo assicurato. Per sua fortuna non l’hanno mai detto, anzi hanno sempre negato che la neoeurodeputata di Avs abbia menato chicchessia. Anche perché, se per essere dei veri antifascisti si dovessero picchiare i fascisti, non si riuscirebbe più a cogliere la differenza fra gli uni e gli altri. E così, grazie a questo genio, dopo giorni passati a inseguire i deliri della millantatrice pompeiana, i destro**i hanno finalmente qualcos’altro da dire per esercitare il loro sport preferito: il vittimismo molesto. Contro il prototipo del sinistrista che, se non esistesse, se lo fabbricherebbero con le proprie mani a proprie spese.
Non bastando lui, c’è pure chi fa di tutt’erba un fascio nel giro di vite governativo contro chi protesta in piazza e chi occupa abusivamente case destinate a domicilio altrui (peraltro già punito dalla legge). Il diritto di protestare (pacificamente) è sacrosanto e ogni legge che lo limiti o lo vieti è indecente e incostituzionale. Ma quello di occupare case destinate a chi ne ha diritto (il proprietario o l’affittuario per quelle private, l’assegnatario per quelle popolari) non esiste in nessun Paese del mondo. Si può, anzi si deve contestare lo sgombero immediato per morosità incolpevole di chi non ha un altro tetto. Purché sia chiaro che il diritto alla casa non è quello di entrare in quella d’altri. A meno che non sia la Casa delle Libertà di Corrado Guzzanti.
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