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Dino

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12/11/2023
Attacchiamo l’Albania

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – La drôle de guerre Italia-Francia ricorda la finta guerra Usa-Albania del film satirico Sesso e potere, dove un presidente americano in crisi di consensi per uno scandalo sessuale s’inventa un conflitto con Tirana e fa inscenare battaglie in uno studio cinematografico. Solo che lì l’Albania non ne sa nulla, mentre sia Macron sia Meloni cercano lo scontro per bieca bottega. Macron è in crisi nei sondaggi e vuole accreditarsi come capo della resistenza contro le destre “sovraniste” (mai quanto lui, peraltro). E Meloni cerca armi di distrazione di massa (rave, migranti, Europa nemica) per nascondere l’incredibile serie di false partenze del suo mediocre governo, l’impossibilità di fronteggiare il caro-bollette rispettando l’Agenda Draghi, le porcherie contro i cittadini più bisognosi che in gran parte l’avevano votata sperando in una svolta. Ieri infatti, mentre tutti partecipavano come tifosi al derby franco-italiano, Meloni annunciava due misure pro ricchi spacciate per pro poveri: tetto al cash a 5 mila euro e Super-ecobonus smantellato. Quanti poveri girano con 5 mila euro in tasca, magari arrotolati con l’elastico? Professionisti del nero, usurai, mafiosi del pizzo, spacciatori, ladri, rapinatori, borseggiatori, truffatori, evasori, corrotti e corruttori. Poveri? No, criminali col bottino da riciclare.

E come può l’ecobonus favorire i ricchi? Un ricco ha i mezzi per ristrutturarsi la villa, il povero può farlo nel suo alloggetto solo con l’aiuto dello Stato. Ed è un bene per lo Stato, cioè della collettività, che le case siano più belle, moderne, ecocompatibili (e valgano di più), disperdano meno energia e anidride carbonica e paghino bollette più basse, facendo pure lavorare più gente e aiutando l’edilizia in crisi. Ora migliaia di famiglie – più o meno abbienti – hanno i muri in macerie e i teloni alle finestre perché si erano fidati dello Stato e avevano iniziato i lavori. Poi, rovesciato il Conte-2, lo Stato ha tradito la fiducia e violato i patti. Draghi ha cambiato le regole 11 volte in 18 mesi. Ora la Meloni fa 12. E gabella quel proficuo e geniale investimento per un “buco di 38 miliardi”. Una fesseria già smentita da Nomisma: solo nel primo anno, oltre a cambiare volto alle città, il Superbonus ha prodotto un valore economico di 124,8 miliardi (il 7% di Pil, che nel 2021 è salito del 6,6% in gran parte per questo), creato 634 mila nuovi occupati, ridotto le bollette (-500 euro annui a chi l’ha usato), abbattuto di 979 mila tonnellate le emissioni di CO2 e aumentato il gettito fiscale di 7,7 miliardi. Altro che buco. I buchi sono quelli dei condoni agli evasori e al cash, delle mazzette e delle mafie: le specialità della casa. Per coprirli tutti, la guerra con la Francia non basta. Ma si può sempre provare con l’Albania.




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Dino

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13/11/2022
Circonvenzione di capace

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – “Il grande ritorno di Di Maio. La Ue lo vuole emissario nel Golfo”. La lieta novella l’annuncia Repubblica. Il Golfo non è quello di Napoli, dove Di Maio volava in campagna elettorale (ma solo nelle pizzerie) prima di esser trombato dagli elettori: è il Golfo Persico dove “può essere il profilo migliore per trattare con gli Stati e aiutare a strappare prezzi più vantaggiosi nelle forniture di petrolio”. Che sia proprio la Ue a volere il “grande ritorno” è invece un tantino dubbio: lo spingitore di Di Maio è Draghi, che avrebbe lasciato il suo nome a Borrell come ultima volontà prima di lasciare Palazzo Chigi. Ora, noi siamo certi che Di Maio svolgerà con diligenza il nuovo compito (anche se nella diplomazia europea e italiana ci sono decine di figure in grado di farlo come o meglio di lui). Diversamente da chi irrideva il “bibitaro” per poi promuoverlo a statista appena entrò in guerra con Conte e nelle maniche di Biden&Draghi diventando Di Mario, gli abbiamo sempre riconosciuto molte doti: riflessi pronti, capacità di lavoro, apprendimento e furbizia (pericolosa scorciatoia dell’intelligenza). Perciò ci domandavamo che gli sia saltato in mente di suicidarsi politicamente diventando l’opposto di se stesso, sabotando Conte, inimicandosi gli elettori 5S senza conquistarne altri, prima con la battaglia persa per Draghi al Quirinale e poi con la scissione di Insieme per il Futuro (poi Impegno Civico, poi nulla) con 65 parlamentari in vena di eutanasia.

Ora che le acque si ritirano, la risposta affiora dai relitti del naufragio: Di Maio l’hanno rovinato Draghi e Letta. Già a gennaio- febbraio, quando si sbatteva per portare MiniMario al Colle e pugnalava alle spalle la Belloni (“mia sorella”) in odio a Conte e per amore di Draghi, qualcuno gli aveva fatto balenare che Palazzo Chigi sarebbe toccato a lui. Poi Draghi restò dov’era. E iniziò a vendicarsi di Conte che gli aveva guastato i piani. Ecco le telefonate a Grillo perché se ne liberasse e poi sposasse la scissione dimaiana, svuotando il M5S e consentendogli di governare senza tradire l’impegno di non cambiare maggioranza. Mai un calcolatore come Di Maio avrebbe avviato la scissione senza la garanzia di collegi per sé e i suoi: e glieli garantì Letta, scommettendo – come Draghi – sulla morte di Conte e sul trionfo del Pd. Ma mai un calcolatore come Di Maio avrebbe mollato il certo per l’incerto senza la promessa di un incarico in caso di trombatura: e quella non poteva che arrivargli da Draghi. Ora incassa il risarcimento per essersi immolato per il Sistema sull’altare dell’ennesimo Conticidio, poi fallito come tutti i precedenti. Chissà chi è il prossimo gonzo che si stupisce perché il Pd si allea con cani e porci, ma non con i 5Stelle, e perché al governo c’è la Meloni.




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Dino

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__________#128513;

MA MI FACCIA IL PIACERE

(Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano - 14/11/2022)

Il semiasse.
“Svolta Ue sui migranti. Asse Meloni-Macron” (Giornale, 9.11).
* Uahahahahah.

La stratega.
“Allora non era vero quel che diceva il superesperto conteso da tutti i programmi tv, il perfettamente sicuro professor Orsini… ‘Si prospetta un bagno di sangue, intendono fare un massacro, intendono combattere per mantenere Kherson’… Vedrai che la prossima volta si corregge, oppure non lo invitano più, perché che esperto sei se le analisi e le previsioni le sbagli tutte” (Concita de Gregorio, Repubblica, 13.11).
“Ucraina, ‘centomila tra morti e feriti per parte’. Radiografia della guerra più sanguinosa. Il generale Milley, capo di Stato maggiore Usa, offre le cifre secondo gli americani: 600 uccisi al fronte al giorno. Quarantamila i civili deceduti. Un conflitto con molti più lutti della Bosnia e dell’Afghanistan” (Repubblica, 11).
* Ah beh solo 240 mila morti in otto mesi e mezzo, che sarà mai.

Quando c’era Lui.
“I migranti vanno aiutati in Africa, come fece Berlusconi” (Licia Ronzulli, capo dei senatori FI, Giornale, 13.11).
* Con la nipote di Mubarak.

La Ripubblica.
“Conte è sempre stato… l’Agilulfo di Calvino, che non era un cavaliere ma una lucida armatura vuota” (Francesco Merlo, Repubblica, 12.4).
“Come l’Agilulfo di Calvino, (Conte) sa di non essere un cavaliere ma una ludica armatura vuota” (Salvatore Merlo, Foglio, 13.11).
* Zio e nipote: paghi due, prendi uno.

Sincere democratiche/1.
“Letizia Moratti, i pregiudizi della sinistra… Guarda caso la sinistra lombarda fa solo adesso il congresso per scegliere il suo rappresentante, che potrebbe essere il solito compromesso, un grillopidiessino di giovanile insipienza, meglio trans…” (Natalia Aspesi, Repubblica, 8.11).
* O peggio, Dio non voglia, un culattone.

Sincere democratiche/2.
“Un blocco di potere si serve di quel gentiluomo di Letta perché la sinistra si occupi di trans e gabinetti” (Natalia Aspesi, Venerdì di Repubblica, 11.11).
* Trans e gabinetti: e come le viene, compagna Aspesi, questa simpatica associazione di idee?

Il vice-Papa.
“Le parole sbagliate del Papa sulla guerra. Parlare di ‘mercenari’ e non di stato aggressore alimenta inutili ambiguità” (Foglio, 11.11).
* Che aspetta questo Bergoglio a prendersi come ghostwriter il ragionier Cerasa?

Povere bestie.
“Riuscirò a riformare il codice penale firmato da Mussolini in senso liberale con la pena proporzionata al crimine secondo la Costituzione: lo giuro sulla testa dei miei gatti Rufus e Romeo” (Carlo Nordio, ministro FdI della Giustizia, Repubblica, 5.11).
* Con 6 anni di galera per un rave party, ha cominciato bene.

La presidente.
“Galeazzo Bignami è un caro amico, una delle persone più intelligenti che esistano, un fervido difensore dei principi democratici. Al suo addio al celibato i suoi amici lo hanno vestito forzatamente, come si fa in quelle occasioni, da nazista. Una situazione goliardica. Io una volta a carnevale mi sono vestito da Minnie” (Giovanni Donzelli, presidente dei deputati FdI, L’aria che tira, La7, 2.11).
* E Fontana che dice?

Compagna Letizia.
“Il Pd sia pragmatico, uniamo i riformisti” (Letizia Moratti, Repubblica, 7.11).
* Più che altro i trasformisti.

Moratti 2 la vendetta.
“Lascio Forza Italia, Silvio mi aveva promesso un posto” (Valentina Aprea, ex deputata FI e aspirante sottosegretaria all’Istruzione, 2.11).
* Dopo la Moratti, un’altra eroina del centrosinistra per Calenda, Renzi e mezzo Pd: candidata in Lombardia subito.

Doppia convenienza.
“Gratteri al Dap? Nordio non potrà mai accettare” (Tiziana Maiolo, Riformista, 8.11).
* Magari, così se ne va e prendiamo due piccioni con una fava.

Il titolo della settimana/1.
“Recovery, governo in ritardo” (Stampa, 13.11).
* Inteso come governo Draghi, peccato averlo scoperto solo ora.

Il titolo della settimana/2.
“Gli italiani temono di più lo sporco del fascismo” (Libero, 13.11).
* Che poi sono sinonimi.

Il titolo della settimana/3.
“Usa, sovranismo al tramonto” (Maurizio Molinari, Repubblica, 13.11).
* Questo titolo non mi è nuovo.

Il titolo della settimana/4.
“Il trionfo di D’Amato: ‘È lui il candidato che unisce il Pd’” (Repubblica, 11.11).
* Quindi nel Lazio si è già votato.

Il titolo della settimana/5.
“Nasce il Conte Marx, per lui la sinistra è il golfino esistenzialista francese che portava ieri all’Auditorium con Bettini” (Salvatore Merlo, Foglio, 12.11).
* Dalla pochette a tre punte al lupetto dolcevita: finalmente una critica nel merito.

Il titolo della settimana/6.
“Morto il vicegovernatore russo di Kherson: è giallo” (Giornale, 10.11).
* Un’epatite?
__________#129303;




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15/11/2022
I nuovi putiniani

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Forse sono rondini che non fanno primavera, ma segnalano che qualcosa si muove. Mentre le truppe ucraine rientrano a Kherson abbandonata da 30 mila russi, il capo di Stato Maggiore Usa Mark Milley dichiara che è ora di “afferrare l’opportunità per possibili soluzioni diplomatiche”. Biden, colto in contropiede, precisa di non aver mai concesso “assegni in bianco all’Ucraina”. Fa filtrare di aver chiesto a Zelensky di abbassare le penne anzitutto sulla Crimea, con “richieste e priorità realistiche per negoziare con la Russia”. E inizia a parlare seriamente di Ucraina con Xi Jinping. Il capo della Cia Burns incontra gli omologhi russi ad Ankara. Il capo della Nato Stoltenberg invita a “non sottovalutare la Russia” e prevede “mesi difficili per l’Ucraina”: il Generale Inverno che aiuterà i russi a riorganizzarsi per scatenare controffensive o mantenere lo stallo che ancora le avvantaggia. Già: le cose sono più complicate e pericolose di come le fa la nostra stampuccia che scambia la guerra per il derby e il ritorno a Kherson per la disfatta definitiva di Mosca. Dopo 260 giorni di combattimenti e almeno 250 mila morti fra ucraini e russi, Putin è al suo posto, la Russia non è collassata per le sanzioni (che rischiano di far collassare noi), il mastodontico invio di armi all’Ucraina – sempre più misera, ma assurta a seconda potenza militare del continente – e la sua controffensiva hanno appena scalfito il controllo russo sulle quattro regioni occupate e annesse, le opinioni pubbliche europee sono sempre più sfibrate e ostili ai sacrifici economici, militari ed energetici, mentre Biden è riuscito a pareggiare il voto di Midterm solo discostandosi dal bellicismo forsennato degli inizi.

Ma, ora che ne parlano apertamente gli americani, la parola “negoziato” trova finalmente cittadinanza anche nel nostro manicomio domestico, dove fino a ieri era sinonimo di putinismo e di resa. Noi del Fatto, anti-putiniani da sempre (dal 1999, non dal 24 febbraio ’22), ci siamo presi volentieri la taccia di “putiniani”, finendo in tutte le liste di proscrizione degli interventisti da divano, pur di dare un contributo all’informazione e alla Costituzione. Come sempre, non dovremo pentirci né vergognarci di nulla, quando finalmente il negoziato partirà. Aspettiamo invece i foreign fighter all’amatriciana che marciano da otto mesi e mezzo sui loro sofà bombardando chi osa parlare di negoziati e organizzando cortei per la guerra. Speriamo di trovarne almeno uno coerente che, quando ucraini, russi e americani si siederanno al tavolo, non scatti sull’attenti. Ma insegni a Zelensky “la distinzione fra aggressore e aggredito” e aggiorni la lista dei putiniani e dei “pacifinti” infilandoci pure Biden.




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Inserito il - 16/11/2022 : 05:01:21  Link diretto a questa risposta  Mostra Profilo  Visita l'Homepage di Dino  Invia a Dino un messaggio Yahoo! Invia a Dino un Messaggio Privato Aggiungi Dino alla lista amici  Rispondi Quotando
16/11/2022
I fatti e le chiacchiere

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Da due settimane, dopo la falsa emergenza rave party, i media non parlano d’altro che della batracomiomachia Italia-Francia su migranti e Ong: Meloni attacca, Macron contrattacca, Mattarella chiama Macron (o viceversa), La Russa fa il poliziotto cattivo, Tajani quello buono, Piantedosi quello tonto. Sdegno della sinistra politico-giornalistica: oddio, i sovranisti razzisti ci isolano e spaccano l’Europa, che fino a ieri era un’isola felice (infatti ogni Paese Ue si fa i fatti suoi su guerra, energia, tassi, fisco, migranti e Ursula e Michel si fanno i dispetti). Risultato: per i migranti non cambia nulla, visto che né in Italia né in Francia né in Europa si intravede alcunché di risolutivo. Solo sceneggiate e controsceneggiate, chiacchiere e controchiacchiere. Intanto, nel sondaggio Swg per Mentana, le tre destre guadagnano l’1,6% (e vanno al 46%) e il M5S lo 0,2, il Pd resta al palo, i rossoverdi perdono lo 0,2 e Ollio & Ollio lo 0,4. Si ripete paro paro lo spettacolo quotidiano del Conte-1: tutti inseguivano le sceneggiate e le chiacchiere di Salvini – maggior produttore mondiale – e lui si gonfiava nei sondaggi come la rana di Esopo. Ma allora c’era almeno una logica in quella follia: pompare la Lega per affossare i 5Stelle, sperando che chi li aveva votati tornasse all’ovile Pd. Ora le tre destre al governo crescono tutte, mentre le opposizioni calano (a parte Conte). Geniale.

Qualche lettore ci domanda perché il Fatto, in prima pagina, si occupa di guerra e negoziati, bollette, tetto al cash, Rdc, Superbonus, autonomia differenziata anziché di Giorgia che fa la bua a Emmanuel (o viceversa): perché sono chiacchiere, non notizie, e dovremmo tutti imparare la distinzione. A proposito: ieri uno svalvolato fratello d’Italia che naturalmente è sottosegretario alla Salute, tal Gemmato, ha detto che non è provato il contributo dei vaccini contro il Covid: una scemenza assoluta, che nulla ha a che vedere con le sacrosante critiche all’obbligo vaccinale e al Green pass per lavorare. Ma pure quella è una chiacchiera, una sceneggiata per lanciare messaggi a chi sperava di vedere alla Salute non il rettore vaccinista Schillaci, ma Enrico Montesano. Cambierà qualcosa nella lotta al Covid e nelle nostre vite dopo la sparata di Gemmato? Nulla. I vaccini resteranno e chi avrà perso tempo, fiato e inchiostro a indignarsi per Gemmato li sprecherà per le nuove sparate di altri svalvolati al governo. Tutto pur di non occuparsi della realtà: per esempio, il fallimento delle quarte dosi per i fragili over 60, che vedono l’Italia all’ultimo posto in Europa. Colpa di Gemmato? No, del governo Draghi, che negli ultimi sei mesi esisteva solo sui giornaloni. Infatti oggi non ne parlerà nessuno: molto meglio lo svalvolato.




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17/11/2022

Sturmtruffen

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – C’è una legge scientifica più esatta di tutte le scienze esatte: il teorema Riotta-Letta-Calenda. Quando uno dei tre dice una cosa, è probabile che sia una cazzata; quando la dicono tutti e tre insieme, è sicuro che è una cazzata. L’altra sera dovevamo chiudere il giornale e non sapevamo quale delle mille versioni sul missile in Polonia scegliere. Poi Riotta ha twittato: “Il missile russo al confine polacco… l’escalation di Putin in Ucraina e Europa”, “Attacco contro Paese Nato Polonia con vittime conferma che deriva terrorista russa non ha guida ma segue hubrys Putin fino a rischiare la guerra mondiale. Pensare di fermare il dittatore con la resa lo scatena. Serve batterlo e isolare la sua Quinta Colonna in Italia e Ue”. Poi Letta ha twittato: “A fianco dei nostri amici polacchi in questo momento drammatico… Quel che succede alla Polonia succede a noi” (ma la Polonia non era fasciosovranista? Chiedo per un amico). Poi Calenda ha twittato: “La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la Nato. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace”. En plein.

A quel punto non c’erano più dubbi: il missile non l’aveva lanciato la Russia. Anzi, l’aveva lanciato l’Ucraina: l’unica (coi tre bimbiminkia affetti da cellularite compulsiva) che accusava Mosca. Un finale da Ballo in Maschera di Verdi e da Edipo re di Sofocle: l’accusatore-inquirente è l’assassino. Quindi niente articolo 5 Nato, evocato dai Tre dell’Ave Guerra in fregola di arruolarsi e aviotrasportarsi sul fronte del Don contro il nuovo Hitler che attacca la Polonia e contro i suoi complici pacifinti in Italia. Sennò dovremmo dichiarare guerra all’Ucraina, che ci risponderebbe con le nostre armi: un casino. Spiace per i tre foreign fighter de noantri, che dovranno marciare ancora sul divano e fare il presentat’arm sui social. E per le Sturmtruppen a mezzo stampa, che ieri mitragliavano titoli infoiati per l’agognata guerra nucleare. E ora imprecano contro i neoputiniani Biden e Stoltenberg: “Ci hanno rimasti soli, ’sti quattro cornuti”. Ma il cortigiano Johnny e il commissario Iacoboni non demordono e sposano la linea Meloni: “Che il missile sia ucraino, non cambia la sostanza: la responsabilità è tutta russa”. In effetti, se il missile fosse stato russo la Nato già marcerebbe su Mosca. Ma sono sottigliezze. Così come il fatto che Zelensky, cioè l’unico a sapere fin dall’inizio che il missile era suo, ha tentato e ancora tenta di truffare gli alleati per trascinarli nella terza guerra mondiale: “È un attacco missilistico russo alla sicurezza collettiva”, “È un messaggio di Putin al G20”. È bello armare un alleato così sincero e fidato: avercene.




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18/11/2022
Fischiettando

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Nessuno dei politici e giornalisti che avevano preso per buona la patacca ucraina dell’attacco russo alla Polonia rettifica né chiede scusa. I più pudichi tacciono fischiettando. I più spudorati dicono che, anche se il missile che ha sbagliato mira (di qualche centinaio di km) e ucciso due polacchi l’ha lanciato l’Ucraina, è colpa di Putin. E non si domandano neppure perché l’“errore” arriva proprio all’indomani degli spiragli di negoziato fra Usa, Russia e Cina; né perché Zelensky mente sapendo di mentire (gli unici a sapere fin da subito che il missile era ucraino erano gli ucraini) per trascinare la Nato in guerra diretta contro la Russia e poi, sbugiardato da Usa, Polonia e Nato, persevera fino al tragicomico comunicato di ieri: “Non so cos’è successo, ma sono certo che il missile è russo”. Un genio.

Meloni incontra il presidente cinese Xi Jinping, ne accetta l’invito a Pechino, promette lucrosi accordi commerciali e tutti i giornali elogiano la sua abilità di intrecciare buoni rapporti con la Cina restando amicona degli Usa. Ne siamo lieti anche noi, ma ricordiamo quel che dicevano Meloni e gli stessi giornali che oggi la elogiano quando Conte riuscì ad andare d’accordo con Trump (il presidente Usa più anti-cinese mai visto) e Xi, nel solco della nostra vocazione multilaterale: traditore della patria, servo di Trump, dei cinesi e pure di Putin. La Via della Seta, cioè l’accordo commerciale preparato da Prodi e avviato da Gentiloni, fu spacciata per un’invenzione improvvisata dell’azzeccagarbugli di Volturara Appula con la pochette a tre punte. E giù allusioni a tangenti cinesi ai grillini, in aggiunta a quelle di Maduro svelate dall’autorevole supertestimone El Pollo. Meloni e chi la loda perché fa esattamente le stesse cose del vituperato Conte spiegano perché han cambiato idea? No, dicono l’opposto di ieri e fischiettano, confidando nell’amnesia generale.

De Benedetti, intervistato dal Corriere, definisce “un disastro” Letta che solo un anno fa lisciava sul suo Domani con una lettera aperta al leader dell’“unica forza politica che può far argine alla nuova destra nazionalista e al populismo dilagante”. Gli imputa la “arrogante stupidaggine” di non allearsi con i 5Stelle e di “identificare il Pd con Draghi”, che è il “passato”. È lo stesso CdB che definiva i 5Stelle “finiti”, Conte “una nullità, il vuoto” e Draghi un genio da tenere al governo finché campava “anche torcendo un po’ la Costituzione”. In pratica accusa Letta di aver seguito i suoi consigli. E, già che c’è, gliene dà altri due: imbarcare pure Renzi (che lui definiva “un disastro”); e, siccome il Pd “ha perso il popolo”, “appoggiare la Moratti”, la tipica popolana che riporterà le masse all’ovile del Pd. Io, per portarmi avanti, transennerei il Nazareno.




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19/11/2022
I khmer giallorossi

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Guerra mondiale? Bomba atomica? Recessione? Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere. La vera emergenza sono i cosacchi che si accingono ad abbeverare i cavalli alla fontana di San Pietro. Il pericolo comunista che, dopo il 1989, pareva turbare soltanto i sonni di qualche baronessa romana, colonnello in pensione e berlusconiano ottuso (cioè tutti), si riaffaccia sul Corriere, tornato ai bei tempi e toni di Bava Beccaris. Galli della Loggia non ci dorme la notte. Incredulo perché parte del centrosinistra vuole un centrosinistra di centrosinistra, denuncia la deriva Pd verso “l’epifania rivoluzionaria del mitologico Ottobre” (del 1919, quello del bolscevismo). Ce l’ha con i Bersani, Bettini, Orlando, Schlein che vogliono “precipitare” il Pd “nel radicalismo parolaio, nelle soluzioni strampalate, nell’irrealtà: auspicando un’alleanza di ferro coi 5Stelle”. Non di rame o di pongo: di ferro. I nuovi vietcong – spiega atterrito Polli del Balcone – “non riescono più a coesistere” con l’ala “schiettamente riformista” (il centrosinistra di centrodestra) sia per “il venir meno del mito unificante della rivoluzione di Ottobre” (presentissimo fino a ieri), sia per “l’errore clamoroso” del 2019, quando il Pd evitò di regalare l’Italia a Salvini e si alleò col M5S anziché “denunciarne l’ispirazione populista e plebiscitaria, la pratica di governo opportunista e illiberale, le simpatie per regimi dispotici dal Venezuela alla Cina: insomma la finta natura di sinistra”.

Il fatto che gli elettori di centrosinistra abbiano gradito il Conte-2, premiando il Pd nei sondaggi e nelle urne e tornando a punirlo quando ruppe coi 5S, non deve ingannare: mica si può dar retta agli elettori di centrosinistra che si ostinano a votare per chi è di centrosinistra. Se Conte “si è insediato alla sinistra del Pd” non è perché ha fatto più cose di sinistra in tre anni che il Pd in trenta. Ma perché gli elettori scambiano la “finta sinistra” per vera. E perché il Pd nel 2019 ha dato “legittimazione” al suo “nemico a sinistra”: “una minaccia mortale”. Ma guai se, per sventarla, diventasse di centrosinistra. Il segreto è andare ancor più a destra, partendo dalla Moratti. Non certo da Majorino che, essendo ex veltroniano, è iscritto da Calenda al “fronte anti capitalista”: una via di mezzo fra Mao e Ho Chi Minh, infatti vuole dialogare persino con Conte. Il Pol Pot di Volturara Appula e i suoi khmer gialli – avverte Massimo Franco sul Corriere – parlano financo di pace e fanno “proseliti nell’estrema sinistra e in frange di un mondo cattolico risucchiato in una deriva grillina”, a partire da quel tupamaro pentastellato del Papa e da due terzi degli italiani. Che nessuno deve rappresentare: né il Pd né Conte né alcun altro. Anzi, andrebbero puniti. O meglio, possibilmente, aboliti.




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20/11/2022
Io non sono io

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Quando abbiamo sentito Letizia Moratti negare a Ottoemezzo di essere di centrodestra, ci aspettavamo che aggiungesse “non mi chiamo né Letizia né Brichetto né Arnaboldi né Moratti”, ma purtroppo era scaduto il tempo. Riavvolgiamo il nastro: la ex presidente della Rai di centrodestra, ministra dell’Istruzione del governo B. di centrodestra, sindaca di Milano del centrodestra, vicepresidente della giunta lombarda di centrodestra, candidata del centrodestra al Quirinale, è stata “sempre liberale e popolare”, seguace della “dottrina sociale della Chiesa” e “non mi sono mai riconosciuta come attiva nel centrodestra”, anzi “etichettarmi come centrodestra mi sembra curioso”. Se lo diceva prima al centrodestra, si risparmiava trent’anni di poltronissime, con relativi stipendi. Alla Rai, per dire, lei non era lì per piazzare i camerieri di B. ai vertici delle reti e dei tg, tutt’altro: “Io sono stata chiamata come tecnico per risolvere una situazione”. All’epoca faceva l’antennista: si arrampicò sui tetti e regolò la padella. Poi scese e, già che c’era, chiamò Rossella, Mimun e Perricone dal gruppo Berlusconi e li nominò al Tg1, al Tg2 e alla Sipra. Però “ci sono stati premier di centrosinistra che mi avevano chiesto di far parte del loro governo, ma io non accettai per motivi personali”. Accettava solo le proposte del centrodestra, ma non perché sia di centrodestra: perché è dispettosa.

Non era di centrodestra neppure quando sfilava al Family Day, bocciava la Fini-Giovanardi perché troppo blanda coi tossici, marciava col suo vicesindaco-sceriffo De Corato e con Borghezio dietro lo striscione “Zingari fora di ball” contro il centrosinistra che non bastonava abbastanza microcriminali e clandestini, dava a Pisapia dell’ex terrorista-rapinatore graziato dall’amnistia (Pisapia). Di recente, mentre brigava con la destra per farsi candidare a presidente della Regione o dare un ministero, ha “avuto interlocuzioni ad altissimo livello con la sinistra”. E con chi precisamente? “Non sta a me rivelarlo”: ma l’ha appena rivelato lei. In ogni caso “il centrodestra mi aveva offerto diverse cariche, ma a me le cariche non interessano: preferisco gli incarichi” (cioè il sinonimo). “C’è stata anche un’ipotesi come ministro del governo Meloni, ma non si è concretizzata”. A parte questo equivoco trentennale del centrodestra che la scambia per una di centrodestra mentre lei non lo è ma non smentisce mai per motivi personali, ci siamo informati: nessuno le ha offerto un ministero. Sennò adesso sarebbe ministra di Meloni e non candidata di Calenda. Peggio dei voltagabbana ci sono solo i voltagabbana che sputano nel piatto dove mangiavano. Infatti fino all’altroieri la Moratti stava sulle palle alla sinistra. Ora pure alla destra.




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21/11/2022

Ma mi faccia il piacere

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Gombloddo! “L’accusa di Renzi: ‘Letta mi fece fuori con un sondaggio finto. Quest’estate ero pronto a non ricandidarmi…’” (Libero, 19.11). E niente: ogni volta che vuole ritirarsi dalla politica, arriva qualcuno e glielo impedisce con la forza.

Liste di prescrizione. “Caso David Rossi, incubo prescrizione” (Giornale, 15.11). “Da Romeo a Bossi jr. crolla il caso spese pazze: c’è la prescrizione” (Giornale, 19.11). Ma non era un incubo?

Polito de la Palice. “Finchè questa aggressione continuerà, la pace sarà inevitabilmente condizionata dalla guerra” (Antonio Polito, Corriere della sera, 17.11). Ma non mi dire.

Ma neanche. “Pd, Bonaccini lancia la sua candidatura: ‘Riprendiamo il nostro spazio. Non deleghiamo la sinistra a M5S e i moderati ad Azione’” (Repubblica.it, 20.11). Ma neanche la destra a Meloni.

L’apparenzo inganna. “Nervi saldi. Spiegazioni urgenti. Nato dovrà riunirsi. Onu il luogo. Sanzioni e ulteriore inasprimento. No fly zone” (Filippo Sensi, deputato Pd, Twitter, 15.11). “Missili russi in Polonia, 2 morti. Colpito un paese Nato… con tutte le conseguenze del caso. Nelle prossime ore si riunirà l’Alleanza Atlantica” (David Parenzo, Twitter, 15.11). Nell’attesa, mettetevi i maglioni pesanti ché al fronte fa freddino.

Senza cervello. “La sovrapposizione tra novax, proPutin e nobrain è confortante” (Vittorio Emanuele Parsi, Twitter, 18.11). Curiosi questi putiniani no vax e pro Sputnik.

Senza lingua. “Attacco contro Paese Nato Polonia con vittime conferma che deriva terrorista russa non ha guida ma segue hubrys Putin fino a rischiare la guerra mondiale. Pensare di fermare il dittatore con la resa lo scatena. Serve batterlo e isolare la sua Quinta Colonna in Italia e Ue” (Gianni Riotta,Twitter, 15.11). “FattoTass e Travaglio riattaccano Calenda Letta e me confermando la loro linea Putinversteher filorussa del primo giorno. Della salve di 100 missili russi non parlano né dei caduti polacchi. La colpa è di Zelensky che non si arrende come vorrebbero loro e soci” (Riotta Twitter, 17.11). A parte i contenuti, ma in che lingua parla?

Con lingua. “Quando Enrico Letta se ne sarà andato, ci sarà un Pd molto peggiore, non migliore, sulla questione fondamentale: posizione internazionale dell’Italia e valori da difendere. Mi spiace fare Cassandra, ma è così” (Jacopo Iacoboni, Twitter, 19.11). Dài, su, non fare così: poi passa.

Il Fatto e i fatti. “Il Fatto racconta la guerra come Putin vorrebbe fosse vero. Per Travaglio ‘la Russia non è collassata per le sanzioni (che rischiano di far collassare noi), il mastodontico invio di armi all’Ucraina e la sua controffensiva hanno appena scalfito il controllo russo sulle quattro regioni occupate e annesse’” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 16.11). “L’inverno potrebbe essere una buona finestra per negoziare la pace. Anche perché ci sono poche probabilità che i russi possano essere ricacciati via da tutta l’Ucraina” (generale Mark A. Milley, capo di Stato maggiore congiunto dell’esercito americano, 17.11). Povero rag. Cerasa, pure gli americani l’hanno rimasto solo, ’sti quattro cornuti.

La ritardataria. “Le due vittime civili che un attacco missilistico russo ha fatto in territorio polacco ricordano che una guerra è in corso in Europa” (Anna Zafesova, Stampa, 17.11). Due giorni dopo il fattaccio del 15 novembre, nessuno l’ha ancora avvertita che il missile in Polonia era ucraino.

Simoni 1 a Simoni 2. “Gli Usa puntano a isolare Putin e valutano truppe Nato a Kiev. Duro comunicato al G20. Washington: ‘Difenderemo ogni centimetro dell’Alleanza’” (Alberto Simoni, Stampa, 16.11). “Usa e Ue frenano Zelensky. Washington vuole limitare i colpi a sorpresa del leader ucraino ed evitare l’escalation. Irritazione per l’‘invito ad agire’ alla Nato subito dopo l’esplosione in territorio polacco” (Alberto Simoni, Stampa, 17.11). Come passa, il tempo.

Occhio, malocchio… “Meloni ha lo sguardo che mette paura, le pupille che mordono” (Nichi Vendola, Un giorno da pecora, Rai Radio1, 18.11). E non ha neppure gli occhi di tigre.

In buone mani. “Usa, gaffe del presidente Biden: scambia l’Ucraina per la Russia e la Colombia per la Cambogia” (CorriereTv, 11.11). Se tutto va bene, capace che Biden promuove una nuova serie tv su Pol Pot capo dei narcos e le prossime armi le manda a Putin.

A schifio finisce. “Miccichè e la guerra dei forzisti: ‘Non conviene togliermi il potere’” (Corriere della sera, 18.11). Se no lo dice a Dell’Utri.

Il titolo della settimana/1. “‘Ocean Viking’, la Francia respinge metà dei naufraghi (e critica l’Italia)” (Corriere della sera, 19.11). Per non averli respinti noi?

Il titolo della settimana/2. “Colao replica a Butti: ‘Sulla rete veloce nessun ritardo’: ” (Repubblica, 16.11). E sulla rete in ritardo nessuna velocità.

Il titolo della settimana/3. “Regionalismo sovranista” (Repubblica, 18.11). E veganesimo carnivoro.




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22/11/2022

I Legnanesi

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Siccome la politica è la prosecuzione dei Legnanesi con altri mezzi, la Moratti nega di essere mai stata di centrodestra. E fa ingelosire Bonaccini, che giura di non essere mai stato della corrente di Renzi: infatti alle primarie del 2013 era solo il coordinatore del comitato per Renzi (che poi lo candidò a presidente dell’Emilia-Romagna) e ora è sostenuto dalla corrente renziana Base Riformista. Con cui lui, beninteso, non ha mai avuto nulla a che fare. In attesa che B. giuri sulla testa dei suoi figli di non essere mai stato berlusconiano e che la Meloni dica “Io sono Pina, sono un uomo, sono uno zio e sono avventista del settimo giorno”, a destra il più lesto nel travestitismo è Salvini. Che ieri, come vicepremier e ministro, ha firmato l’abolizione dal 2024 del Reddito di cittadinanza agli “occupabili”: cioè ai disoccupati e ai lavoratori con paghe da fame, che nel vocabolario dest***zo sono sinonimo di fanca**isti. Ora, ognuno è libero di abolire le leggi che vuole, se non fossero le sue: e il Rdc è dei 5Stelle, ma anche di Salvini. Che solo tre anni fa fu determinante per approvarlo (invece il Pd, che ora lo difende a spada tratta, votò contro definendolo “fuffa e truffa”). E se ne vantò pure.

“Darò il mio sostegno a questo atto di civiltà, a questo aiuto ai disoccupati, ai bisognosi dimenticati e a tutti gli ultimi” (8.1.2019). “Sugli effetti di reddito di cittadinanza e quota 100 in posti di lavoro non diamo numeri, ma mettendo insieme gli italiani difesi e tutelati da reddito, quota 100, flat tax e pace fiscale parliamo di 10 milioni di italiani: 10 milioni che avranno un vantaggio, un aiuto, un sostegno. Fra un anno vediamo se avrò ragione io o la Fornero: io un’idea ce l’ho” (17.1.19). “Ringrazio il premier Conte e l’amico Di Maio perché tutto questo non sarebbe stato possibile senza un governo compatto e determinato che mette il lavoro al centro. Reddito e quota 100 sono solo l’inizio, ma oggi la legge è qua: sono estremamente felice e orgoglioso. È il coronamento di anni di battaglie” (29.1.19). “Sono felice dell’operazione reddito di cittadinanza, è utile mettere soldi in tasca a milioni di italiani che non hanno niente mentre l’economia rallenta: serve ai consumi e alla dignità delle persone. Il governo deve dare, non prendere” (4.2.19). “Credo nel reddito di cittadinanza perché è giusto: è uno strumento di sostegno ai disoccupati e ai poveri che in Italia sono 5 milioni. E un Paese con 5 milioni di poveri non può tornare a correre. Quei soldi, per molte famiglie, faranno la differenza” (Non è l’Arena, La7, 19.2.19). “Nel primo giorno utile per le richieste di Reddito, vedo dati molto positivi. La prima regione per richieste è la mia Lombardia, e quindi orgoglio nell’orgoglio” (7.3.19). Però i Legnanesi fanno molto più ridere.




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23/11/2022

Il bugiardo sincero

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Il 15 luglio, quando Draghi provò a svignarsela, dimettendosi dopo la fiducia di entrambe le Camere, ma senza il voto dei 5Stelle sul dl Aiuti+inceneritore, il Fatto titolò: “Il Papeete di Draghi: s’è sfiduciato da solo”. Poi Mattarella lo rispedì in Parlamento. Ma lui il 20 luglio fece di tutto per non farsi fiduciare da M5S, FI e Lega, e ci riuscì. Il Fatto titolò “Sono sempre i Migliori quelli che se ne vanno. Draghi si autoaffonda: prende a calci M5S e Lega, che non lo votano”. Per quei due titoli fummo linciati da un ampio stuolo di parac**i che negavano l’evidenza: Draghi non vedeva l’ora di fuggire prima che scoppiasse la bomba sociale aggravata dal suo dolce far nulla dopo la trombatura quirinalizia. Ora Renzi rivela che le cose andarono proprio così: furono il Pd e Draghi a opporsi al Draghi bis senza i 5Stelle, ormai superflui dopo la scissione Di Maio.

Narra l’Innominabile che il 20 luglio, in Senato, aveva convinto la Lega: “Salvini mi fa segno con la testa che lui sul Draghi bis c’è e Giorgetti scende a confermarlo… E se c’è la Lega, FI non può che starci”. Resta da convincere il Pd: “Fermo Franceschini, lo vedo scettico: ‘A noi conviene lasciare che sia la destra a intestarsi la fine di Draghi. E si va a votare. Noi faremo una campagna elettorale tutta impostata sul rivendicare Draghi e lasceremo che Di Maio svuoti i 5Stelle”. Come no. Renzi parla in segreto anche a Draghi: “Mario… ti dimetti senza attendere il voto… Si fanno le consultazioni e la maggioranza delle forze politiche indica il Draghi bis per 10 mesi, da qui a maggio 2023… con i grillini all’opposizione”. Ma “Draghi non mi sembra per nulla convinto”. Anche perché ha appena preso a pesci in faccia i 5Stelle e il centrodestra per esser certo che non gli votino la fiducia. E, ottenuto lo scopo, va tutto giulivo a dimettersi, senza che Mattarella possa più trattenerlo. Né Draghi né Salvini né Giorgetti né Franceschini hanno smentito la ricostruzione: quindi dev’essere vera. Resta da capire perché Renzi, avendo saputo (anzi fatto) quelle cose, la sera stessa disse: “Questa crisi grottesca e assurda l’han voluta i 5Stelle. Il primo colpevole è Conte che l’ha aperta, il secondo Salvini che l’ha portata a termine. E anche FI si è accodata ai grillini”. E l’indomani: “Ieri eravamo riusciti in un mezzo miracolo: avevamo convinto il premier a tornare sui suoi passi e a fare i suoi ultimi dieci mesi… Draghi si era convinto… Ma la sua serietà è stata messa in crisi dall’incompetenza e dal populismo del duo Conte-Salvini”. Non solo: “Il Pd e Speranza volevano convincere il M5S a votare la fiducia per fare il Conte-ter giallorosso con Draghi, buttando fuori la Lega”. Cinque o sei versioni dello stesso fatto: per restare bugiardo anche l’unica volta che (forse) dice la verità.




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24/11/2022

Letizia chi?

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – I sondaggi spesso sbagliano, ma la tendenza di solito l’azzeccano. Quello dell’Izi per il Fatto sulla Lombardia dà il leghista Fontana al 45,2%, il pidino Majorino al 29,8, la Moratti (Azione-Iv) al 13 e il candidato (ancora da decidere) del M5S all’11. E rivela quattro elementi tutt’altro che scontati. 1) Fontana non lo votano neppure tutti gli elettori di destra, che alle Politiche di due mesi fa in Lombardia superavano il 50%. 2) Majorino, malgrado il Pd abbia perso oltre 2 punti in due mesi anche in Lombardia (dal 19.1 al 16.8), ha quasi 3 punti in più del 27,1 totalizzato il 25 settembre da Pd, rossoverdi e +Europa. 3) I 5Stelle, anche nell’ostilissima Lombardia, crescono di 2 punti come lista (dal 7,3 delle Politiche al 9,3) e di 4 col loro candidato ancora ignoto (sopra l’11). 4) La Moratti come “unica possibilità di battere la destra” esiste solo nel regno dell’irrealtà dei giornaloni: infatti è terza, 16 punti sotto Majorino, 32 sotto Fontana e appena 2 sopra il Mister X grillino, che la tallona senza che si sappia neppure chi è. Eppure la Sciura è l’unica già in piena campagna elettorale, con interviste su tutti i giornaloni e nei talk, più gli endorsement di De Benedetti, Sala, salotti, terrazze, Corriere, Rep ecc. Un spiegamento di forze che, col suo presunto prestigio personale, vale un misero 3%: alle Politiche in Lombardia, Calenda e Renzi han preso il 10 e lei è al 13.

Ora tutti quelli che la accreditavano come la gallina dalle uova d’oro anti-destra dovrebbero avere la decenza di ritirarla: se il loro scopo era battere la destra a qualunque costo, anche di sciropparsi una portabandiera della destra, dovrebbero prendere atto del fatto che la Moratti vuol dire cappotto della destra: anche se il Pd la appoggiasse, non arriverebbe al 30%. Naturalmente Calenda e Renzi non la pensioneranno mai: preferiscono perdere da soli che vincere in compagnia. Idem +Europa, che ha già detto “mai col M5S”. Quindi l’unica strada per scongiurare la catastrofe di altri cinque anni di Fontana è che Pd, M5S e rossoverdi si uniscano anziché perdere, anzi straperdere divisi. Può darsi che la soluzione ideale sia Majorino, ma il Pd ha scelto il metodo peggiore, lo stesso di Calenda: sparare un nome, intimare agli altri di appoggiarlo a scatola chiusa e additare chi non ci sta come complice della destra. La via maestra per un’intesa competitiva è che Letta inviti Conte a un incontro coi rispettivi rappresentanti lombardi, Conte non si sottragga, decidano insieme se Majorino è il nome migliore o c’è qualcun altro con più chance, mettano giù un programma chiaro, sintetico e credibile (l’opposto di ciò che han fatto Fontana&Moratti) e poi lo sostengano ventre a terra. I capponi di Renzo, a furia di beccarsi, finiscono sempre nella pentola di Azzeccagarbugli.




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25/11/2022

Il Fantacazzata

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Fra i membri del governo Meloni dev’esserci un concorso a premi per chi la spara più grossa: dopo il Fantacalcio, il Fantacazzata. Noi, per dire, siamo affascinati dalla promozione dei disoccupati a “occupabili”: se sei occupabile, vuol dire che sei occupato o, se per caso non lo sei, è colpa tua perché non vuoi, quindi vai affamato con tutta la famiglia. Ieri al bar due ragazze discutevano se il tizio al banco fosse “trombabile”, per decidere se provarci. Discorso ozioso: se uno è trombabile vuol dire che te lo sei già trombato, oppure non vuole; in entrambi i casi, inutile provarci. Può mancare il sott. avv. Sisto? Non può: “Il Paese vive nel timore di essere indagato”. In effetti basta tendere l’orecchio: la gente non teme le bollette, l’inflazione, gli stipendi da fame, la guerra, ma le indagini. Forse però Sisto confonde il Paese con il Parlamento. O con i suoi clienti. Soprattutto uno, infatti aggiunge: “Va considerato colpevole solo chi è stato condannato con sentenza definitiva, ma così non è”. Verissimo: B. è stato condannato con sentenza definitiva, ma per lui è innocente. Per tranquillizzare i 60 milioni di italiani terrorizzati di essere indagati, Sisto vuol abolire i “processi mediatici”: cioè i giornalisti che, se uno è indagato, lo scrivono. Una vergogna unica al mondo: ieri infatti un cronista del Parisien ha scoperto che Macron è indagato e l’ha scritto, senza chiedere il permesso a Sisto.

Meloni svela l’altra grande emergenza nazionale: l’abuso d’ufficio, che “inchioda la Nazione” per la “paura della firma”. Giusto: chi non si sveglia di soprassalto nel cuore della notte per la paura della firma e dell’abuso d’ufficio? Il ministro della Guerra Crosetto vuole “sapere come Report ha potuto avere i famosi filmati e audio” dell’incontro in autogrill fra Renzi e la spia Mancini. Giusta curiosità, se non si sapesse già tutto, tranne il vero motivo per cui i due si parlarono aumma aumma: una insegnante passava di lì e, vedendolo confabulare con un tizio scortato, lo riprese col cellulare e inviò il video (gli audio se li è inventati Crosetto) al sito del Fatto e a Report. Da allora Renzi tira in ballo i Servizi, che c’entrano solo perché lui incontrò uno di loro. Ciascuno è libero di riprendere chi gli pare sul suolo pubblico, specie se è per dare una notizia vera. O almeno così si pensava fino a ieri, quando la Procura di Roma ha indagato la prof per “diffusione di riprese fraudolente”. È la stessa Procura che riuscì a non indagare Renzi e De Benedetti quando quest’ultimo svelò al suo broker che l’allora premier gli aveva anticipato il decreto Banche, consentendogli di guadagnarci in Borsa 600 mila euro sull’unghia. Quindi sì, gli italiani devono preoccuparsi di essere indagati. Ma non i politici: le persone perbene.




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26/11/2022

Chi si firma è perduto

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Commossi dal suo straziante grido di dolore, siamo vicini a Dario Nardella che confida al Messaggero gli otto anni di calvario da sindaco di Firenze: “Lavoriamo nel terrore”. Minacce di mafia? Attentati di al Qaeda? Unghie incarnite? Peggio: “terrore costante di una firma”. Una sindrome che colpirebbe tutti gli amministratori: “temerari” che “rischiano sia se firmano un atto, per abuso d’ufficio, sia se non lo firmano, per omissione”. Il loro problema è il Codice penale che trasformerebbe ogni amministratore in potenziale “indagato solo perché ha fatto ciò per cui è stato eletto”. Eccetto Nardella, che non risulta sia mai stato indagato. Ma vabbè. Per fortuna anche la Meloni, a dispetto delle accuse di fascismo, vuol cancellare l’abuso d’ufficio dal Codice del fascista Rocco: addio “terrore della firma”, addio “paura di sbagliare che paralizza” i Comuni. Beninteso: “Nessuno chiede uno scudo penale, non vogliamo privilegi”: i pubblici amministratori vogliono solo abolire un reato che possono commettere soltanto loro. È quello di chi abusa del suo potere truccando concorsi, gare, graduatorie per favorire amici, parenti, amanti, compagni di partito, raccomandati, mafiosi e danneggiare gli altri. Questa condotta odiosa, che viola i principi di eguaglianza e di imparzialità dell’Amministrazione (artt. 3 e 97 della Costituzione), resterà finalmente impunita senza che le vittime abbiano giustizia. E senza poter risalire a ciò che nasconde quel reato-spia: quasi sempre mazzette, quindi falsi in bilancio, appropriazioni indebite, frodi fiscali.

Uno normale potrebbe domandarsi: ma per evitare guai giudiziari non basta firmare ciò che si deve e non firmare ciò che non si deve? Eh no, risponde Nardella: “Il sindaco di Rivarolo Canavese è stato condannato a 12 mesi per la morte di un cittadino in un sottopasso allagato”. Vero, ma non per abuso: per omicidio colposo. Aboliamo pure quello, lasciando impunite le stragi sul lavoro e sulla strada? A Nardella non la si fa: “Il mio predecessore Domenici fu accusato e assolto per ‘getto pericoloso di cose’ sull’inquinamento atmosferico’”. Vero, ma il getto pericoloso di cose non è l’abuso. Si potrebbe abolire pure quello: così, se un demente a Capodanno lancia un frigorifero dal balcone e Nardella passa lì sotto, sa chi ringraziare. Gran finale: “Quasi tutte le inchieste sugli amministratori finiscono archiviate”. Quindi, se non si fanno neppure i processi, dove nasce il terrore? L’impressione è che Nardella non sappia letteralmente di cosa parla. Il che è un vantaggio. Se dovesse mai finire nei guai, non potendo invocare l’ignoranza della legge (che per un sindaco non è un’attenuante, semmai un’aggravante), gli resterebbe l’incapacità di intendere e volere.




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