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Dino

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28/10/2022

Balle in maschera

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Pensiamo anche noi, come i nuovi innamorati di Giorgia, ma soprattutto come i fratelli Caponi, che la giovanotta è studente che studia, si deve prendere una laura e deve tenere la testa al solito posto, cioè sul collo. Ma, dopo la sua replica in Senato sul “tetto ai contanti che penalizza i più poveri” e sul discorso di Roberto Scarpinato, ci piacerebbe conoscerne gli insegnanti e i testi: perché forse il problema è tutto lì. Altro che Istruzione e Merito. Fra i tanti problemi dei poveri, non ci era mai venuto in mente il tetto ai contanti, che Monti portò a 1.000 euro, Renzi a 3mila, Conte a mille, Draghi a 2mila e ora la destra vuol alzare fra i 3mila e i 10mila. Anche perché i 5 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 10 mila euro l’anno difficilmente se li portano tutti in saccoccia. E i poveri ancor più poveri che non lavorano e non guadagnano neppure quelli possono permettersi il lusso di ignorare il tetto, perché non rischiano di sforarlo per mancanza di contanti. A meno che non si mettano a spacciare droga, o a chiedere il pizzo nei negozi, o a fare gli spalloni, o a rubare nelle case, o a svaligiare banche, nel qual caso non sarebbero più poveri. Quindi attendiamo con ansia che Meloni o i suoi docenti ci presentino un povero che gira con un rotolo di 3 o 10mila euro in tasca.

Scarpinato, ex Pg di Palermo e ora senatore M5S, elenca una serie di fatti accertati in sentenze definitive sui rapporti fra il neofascismo e le stragi e fra il duo B.-Dell’Utri e la mafia. Meloni consulta i suoi prof. e/o i suoi testi, poi definisce Scarpinato “persona che giudicava gli imputati in tribunale” e il suo discorso “emblematico dei teoremi con cui parte della magistratura ha costruito processi fallimentari, a cominciare dal depistaggio sulla strage di via D’Amelio”. Ne avesse azzeccata una. 1) Scarpinato è sempre stato pm o pg: mai giudicato nessuno. 2) Il depistaggio su via D’Amelio col falso pentito Scarantino fu costruito dalla polizia e avallato dalla Procura di Caltanissetta retta da Giovanni Tinebra, poi premiato per il teorema dal governo Berlusconi-2 con la nomina a capo del Dap; e fu smontato grazie al pg Scarpinato, che istruì il processo di revisione tutt’altro che fallimentare, infatti fece assolvere gli 11 imputati innocenti e condannare i veri colpevoli. In Senato le sue parole, essendo vere, sono state accolte dal gelo (5S esclusi, quasi tutto il Pd e Sesto Polo inclusi); quelle di Meloni, essendo false, dalla standing ovation delle destre. La stampa di destra ha lodato la premier e attaccato il senatore; quella “indipendente” è rimasta neutrale (non spetta mica ai giornalisti dire chi mente e chi dice il vero). Unica eccezione, Mattia Feltri sulla Stampa: prima ha precisato di aver “perso il filo” fra la ballista e il senatore, poi ha difeso la ballista.





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Dino

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I Senzafaccia

29 OTTOBRE 2022 - M. Travaglio

Il segreto del secondo e del terzo mestiere più antichi del mondo – la politica e il giornalismo – è non avere una faccia. Così puoi dire di tutto senza perderla. E, se uno ti rinfaccia un voltafaccia per sputarti in faccia, puoi ridergli in faccia: “Faccia? Quale faccia?”.

Meloni vuole alzare il tetto del contante per favorire i poveri: perderanno i 500 euro al mese di Reddito, ma potranno girare col rotolo di 5.000 euro legati con l’elastico. Sono soddisfazioni.

Il ministro FdI Luca Ciriani spiega alla Stampa: “Intanto c’è una questione di privacy: ognuno deve poter spendere i soldi come crede”. Non capisce che il tetto al contante riguarda come paghi, non come spendi. E la privacy non tutela chi compra droga, bazooka, prostitute, favori illeciti. “Le mafie e i grandi gruppi non sono spaventati dal tetto ai contanti”. Se è per questo, neppure da Fiamme Gialle, tribunali, carceri e Codice penale: aboliamo anche quelli?

Lucio Malan, deputato FdI, twitta giulivo: “Se paghi in nero non hai alcun limite”. Gli risponde G. De Nada: “Sì, se paghi in nero hai un limite: che devi pagare in contanti. Per questo ci sono dei limiti al contante: per limitare i pagamenti in nero. Cos’è che non hai capito esattamente?”. Malan sottosegretario, come minimo.

Enrico Letta attacca Meloni perché “non ha mai pronunciato la parola pace” in 68 minuti di discorso alla Camera. Ma non spiega come mai Letta non ha mai pronunciato la parola pace in 68 giorni di campagna elettorale.

L’unica volta che De Luca ne fa una giusta – la marcia a Napoli per la pace in Ucraina – il Corriere lo accusa di “pacifismo destabilizzante” perché ignora “il ‘no grazie’ della comunità ucraina, della Cisl, del centrodestra” e ora “un altro governatore” potrebbe indire una marcia “per la vita”. Sì, ma esattamente cosa destabilizzerebbe?

Su Rep Giovanna Vitale svela la vera causa del disastro Pd: “l’avvocato pugliese” (Conte) e la sua “campagna aggressiva e non priva di ferocia ai danni di Enrico Letta”. Per dire il sadismo, pare che “punti a un suo candidato” alle Regionali nel Lazio: “Marino o Fassina” e “in casa dem masticano amaro: ‘Una provocazione, è come se noi proponessimo di candidare Di Maio’”. Ma il Pd non ha bisogno di proporre di candidare Di Maio: l’ha già candidato e i suoi elettori l’hanno già trombato.

Il portavoce e l’ambasciatore del governo ucraino criticano il capogruppo leghista Romeo (“cerca di compiacere il Cremlino”) e Conte (“Ipocrita manifestare per il cessate il fuoco”). Quando Von der Leyen e una ministra francese criticarono Meloni, Mattarella e Meloni protestarono contro le due euroingerenze. Ma ai due impiccioni ucraini nessuno risponde di chiudere il becco. E poi dicono che abbiamo un governo sovranista: magari.




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Green contrappass

30 OTTOBRE 2022 - M. Travaglio

In un dibattito pubblico impazzito che non conosce più logica né buonsenso, distinguo e sfumature, ma solo tutto-bene o tutto-male, servo encomio o codardo oltraggio, non puoi più discutere di nulla senza finire intruppato in un derby da manicomio: riformisti-populisti, atlantisti-putiniani, No Vax-scientisti. L’ultimo era stato sospeso otto mesi fa causa guerra, ma ora riparte a spron battuto per le misure del governo Meloni sul Covid. Le Drag Queen dei giornaloni non hanno dubbi: Meloni e il neoministro Schillaci flirtano coi No Vax. Ma nei due giornali di destra che hanno spostato le lingue da Draghi a Meloni (Giornale e Libero) c’è grossa crisi, perché sono alla terza virata in due anni: nel 2020 lapidavano Conte perché era troppo duro (due mesi di lockdown, vaccini facoltativi); nel 2021 esaltavano Super Mario perché era più duro di Conte (Green pass, Super Green pass, vaccini obbligatori agli over 50 e ai lavoratori); ora lodano Meloni perché smantella i divieti e gli obblighi draghiani, con effetti esilaranti. Giornale: “Ostaggi del Covid. Svolta sul virus: bollettini solo settimanali, reintegrati i medici No Vax. La sinistra rimpiange la pandemia”. Libero: “Nostalgici del Covid. L’emergenza è finita, lasciateci in pace”. Noi, plurivaccinati ma contrari al Green pass per lavorare, all’obbligo vaccinale con multe e divieti, ci beccammo dei “No Vax” dal Giornale e da Sallusti. Che ora se la prende con “gli irriducibili della pandemia”, cioè con se stesso, perché “oggi” si può dire “basta obblighi”.

In realtà gli obblighi non avevano senso neppure quando Draghi li impose. E per capirlo non c’era bisogno della confessione di Pfizer sull’efficacia mai testata del vaccino contro i contagi: tutti sapevano dall’inizio che quel vaccino non evita la trasmissione del virus, ma limita solo gli effetti gravi. Tutti tranne Draghi, che il 22.7.2021 definì il Green pass “la garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose”. Balla sesquipedale: il vaccinato si contagia e contagia, come il non vaccinato. Tutte le politiche draghiane sul dovere altruistico di vaccinarsi, con obblighi, divieti, multe, espulsioni dal lavoro, discriminazioni a scuola, scontri di piazza, manganelli, idranti, si basavano su un falso scientifico. Vaccinarsi è un atto saggio, ma egoistico. E i No Vax non danneggiano nessuno, tranne (in alcuni casi) se stessi, specie con l’85% di vaccinati spontanei. Se ora il governo cancella le multe, peraltro in odore di illegittimità, fa bene. Se rimanda al lavoro i sanitari non vaccinati fa benissimo, anche per i buchi d’organico in ospedali e Rsa. Se abolisce l’obbligo di mascherina in corsia fa malissimo perchè, diversamente dal vaccino, l’Ffp3 protegge dai contagi. Quando finirà il derby e si riattiveranno i cervelli, sarà sempre troppo tardi.




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31.10.2022

Ma mi faccia il piacere

di Marco Travaglio
Direttore del Fatto Quotidiano

Renzadamus. “Oggi finisce la storia del Movimento 5 Stelle. È stata una esperienza politica che abbiamo combattuto perché secondo noi faceva male al Paese. Ora che il grillismo è scomparso, come avevamo previsto, basta così. Non parliamone più. Torniamo alle cose serie, torniamo alla politica” (Matteo Renzi, Iv, 21.6). “Ghisleri: Conte ha sorpassato Letta, piace agli elettori perché più concentrato sui temi” (Stampa, 30.10). “Leader dell’opposizione: Conte primo, Renzi ultimo” (sondaggio Ipsos-Pagnoncelli, Corriere della sera, 29.10). Non parliamone più. Torniamo alle cose serie. Torniamo alla politica.
Davanti a San Guido. “Io ministro della Difesa? Io sono l’ultimo dei problemi. Mi sembrerebbe inopportuno, dato il mio lavoro” (Guido Crosetto, Tpi, 18.8). “Ho dato mandato allo Studio Legale Mondani perché sono certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione” (Guido Crosetto, ministro FdI della Difesa, Twitter, 27.10). Quindi si è querelato da solo.
Quello serio. “Il Governo sappia che se toccheranno i diritti o il posizionamento internazionale del Paese, la nostra opposizione sarà dura, intransigente e pregiudiziale, non solo in Parlamento” (Carlo Calenda, leader Azione, Twitter, 22.10 ore 16.55). “La destra non toccherà i diritti” (Calenda, Twitter, 23.10 ore 8.29). Dipende da come si sveglia.
Intercambiabili. “L’energia oggi è la priorità numero uno, ce la metterò tutta” (Paolo Zangrillo, FI, ministro della PA che si crede ministro dell’Ambiente, 23.10). “Ministro per la Pubblica Amministrazione: con voce ferma al lavoro per il futuro dell’Italia” (Gilberto Pichetto Fratin, FI, ministro dell’Ambiente che si crede ministro della PA, Instagram, 23.10), “Ministro per l’Ambiente: con voce ferma al lavoro per il futuro dell’Italia” (Gilberto Pichetto Fratin, FI, che ha appena scoperto dalla rettifica di Meloni di non esser ministro della PA, Instagram, 23.10). Non sapendo una mazza né di PA né di Ambiente, possono fare i ministri di entrambe le cose con la stessa incompetenza.
Parole grosse. “Io di Giuseppe Conte oggi vorrei non parlare, posso? Non riesco a parlare di Conte, se no mi escono delle nefandezze che io da giornalista non posso dire, quindi non mi va” (Maria Teresa Meli del Corriere della sera, L’aria che tira, La7, 26.10). Basta e avanza la nefandezza di definirsi giornalista.
Finti giornalisti. “All’opposizione si agitano finti pacifisti, li guida il trasformista Conte” (Francesco Merlo, Repubblica, 26.10). I veri pacifisti vogliono la guerra.
Mi vendo. “Non importa sapere perché i fan di Renato Zero si chiamano sorcini… importa sapere cosa rappresenti la psicologia dei sorcini, e perché Marco Travaglio sia un sorcino dichiarato… Nelle canzoni di Zero non c’è mai quell’astiosità, quella supponenza, quel livore che trasuda sempre nelle frequenti apparizioni tv di Travaglio” (Aldo Grasso, Corriere della sera, 28.10). Questo non sta per niente bene.
Bilinguismo. “Sembra più un giocattolo, che un oggetto istituzionale, la Campanella. Trilla come quelle appese al collo delle renne di Babbo Natale, ma suona la Repubblica e segna i lavori del governo. Più che altro, tuttavia, la Campanella è un sentimento. La polaroid del futuro che verrà… Riguardatevi i video della Campanella tra Draghi e Meloni. E, prima, la stretta di mano quando lei, ancora emozionata dal picchetto d’onore, ascende lo scalone di Palazzo Chigi e lui, in piedi, in cima l’attende. Già lì si capisce che tra i due c’è confidenza. Lei non riesce a trattenere il subbuglio del cuore, e glielo confessa in un fiato, un bel peso qui sotto. Lui le dice Benvenuta. Ma sono gli sguardi, che non riescono a mentire. Complicità. Quel sorriso dietro il sipario del viso che sai che l’altro riconosce. Stesso sguardo e stesso sorriso di lei, stavolta più scoperto, quando l’oggettino dorato passa di mano in mano. E dopo, un’ora e venti Vis à Vis, in cui lui passa a lei i dossier più che urgenti… È la prima volta che tra premier uscente e premier entrante si vede la condivisione dell’interesse che li dovrebbe accomunare: l’Italia. Gesto da civil servant… Ma siccome la politica è anche sentimento, qui a me pare entrata in campo una simpatia latente, una stima che lui aveva dichiarato ai suoi (‘è leale’, ‘è sveglia’) e lei ha chiarito coi fatti… Draghi ha insegnato economia, e magari Meloni gli ricorda qualche assistente brillante?… Anche i banchieri centrali hanno un cuore… Ogni tanto scambierà una telefonata discreta con Meloni? Chi lo sà” (Antonella Boralevi, Huffington Post, 24.10). Questa è bilingue: riesce a leccare in tandem. Anzi, “sà”.
Il titolo della settimana/1. “Sì, la premier Meloni è di destra” (Norma Rangeri, manifesto, 26.10). Ma non mi dire.
Il titolo della settimana/2. “Silvio fa il padre nobile” (Stampa, 27.10). Figurarsi quelli ignobili.
Il titolo della settimana/3. “In carcere da due giorni, si uccide: aveva rubato un paio di auricolari” (Corriere della sera, 29.10). Ma solo perché era ancora vietato pagarlo con 10 mila euro in contanti.




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DEMERITOCRAZIA

l'editoriale di MarcoTravaglio

01 novembre 2022

Ai tempi dei governi B. non si poteva sbagliare, perché era tutto sbagliato: un criminale non poteva produrre che leggi criminali. Infatti, nel 2011, tirando le somme, si faticava a rammentare una sola cosa decente di quella terribile stagione (e ce la si cavava sempre con la patente a punti). Col governo Meloni è tutto più difficile, perché ci obbliga a distinguere: è un governo di destra, gran parte della classe dirigente è la stessa di B., i conflitti d’interessi abbondano, le contraddizioni pure, qualche criminale sopravvive, ma il movente non sono più solo gli affari e i malaffari di uno solo e della sua cricca. C’è anche dell’altro. Il decreto sull’ergastolo ostativo per evitare l’uscita di boss stragisti irriducibili è un buon punto di partenza, anche se può essere migliorato (vedi le proposte M5S di De Raho e Scarpinato). Il rinvio del Salvaladri&Svuotacarceri Cartabia è sacrosanto, tantopiù se servirà a cancellarne le norme più assurde: tipo quella che rende i sequestri di persona, i furti, le lesioni e altri reati non più punibili senza la querela della vittima, assolvendo ipso facto i colpevoli e i sospettati già presi. Anche le norme sul Covid sono ragionevoli: per i sanitari in ospedali e Rsa resta l’obbligo di mascherina (che blocca il contagio), ma non di vaccino (che non lo blocca). Invece il reato di rave party (facilmente estensibile ad altri raduni) e le pene fino a 6 anni sono ridicoli e demagogici, come se questa fosse un’emergenza nazionale.

Mediocre e contraddittoria, come quella dei 24 ministri, è la lista dei 40 viceministri e sottosegretari. Cassando il forzista Mangialavori, mai inquisito ma citato più volte in indagini di ’ndrangheta, Meloni stabilisce un principio importante, per noi scontato da sempre: per governare non basta non essere indagati. Certe condotte sono incompatibili con la Costituzione (“disciplina e onore”) anche se non penalmente rilevanti. Ma allora che ci fanno Sisto, Barachini e Valentini, tre yesmen di B., alla Giustizia, all’Editoria e al Mise (e alle tv), cioè nei ministeri degli affari suoi? Uno, Sisto, era addirittura il suo avvocato. Ancora. Augusta Montaruli (FdI) è stata condannata in appello a 1 anno e 7 mesi per peculato: che disciplina e che onore può garantire chi profitta della carica per rubare soldi pubblici? Che c’entra con la Cultura la leghista Borgonzoni, che si vantò di non leggere libri da tre anni e situò la sua Emilia-Romagna fra l’Umbria e il Trentino? E che segnale è per le mafie il ritorno del leghista Durigon, che lasciò il governo Draghi per aver proposto di reintitolare il parco pubblico Falcone e Borsellino di Latina ad Arnaldo Mussolini, fratello corrotto del duce? Se Meloni voleva spiegarci meglio la sua idea di “merito”, ci è riuscita in pieno.

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CHI PUÒ E CHI NON PUÒ

l'editoriale di Marco Travaglio

02 novembre 2022

Ci voleva Giorgia Meloni per trasformare Repubblica da tifosa a nemica dell’ergastolo ostativo per i boss irriducibili. La norma è copiata paro paro da quella approvata alla Camera dalla maggioranza di Draghi (eccetto Iv) il 1° aprile. Rep allora esultò: “Come cambia l’ergastolo ‘ostativo’… Si muove finalmente il Parlamento… Maria Falcone: ‘È un buon testo’. Un sì pieno da Pd, M5S, FI e FdI. Perplessità da Iv”. Ieri, sullo stesso testo ma firmato Meloni, contrordine compagni. Rep lo fa rientrare nel titolone “La notte dei diritti” insieme alla boiata sui rave party: “Approvate le regole per mantenere l’ergastolo ostativo. Gli avvocati: incostituzionale”, E affida il commento a due critici: Giancarlo De Cataldo (“Umanità e rieducazione valgono pure per il carcere a vita”) e don Gino Rigoldi (“Non serve essere più duri con i detenuti”). Niente più “finalmente”. E Maria Falcone? Pussa via. È il replay della Blocca-prescrizione: Rep l’aveva invocata per 20 anni contro B.. Ma appena ci pensarono i 5Stelle con la legge Bonafede, Stefano Cappellini di Rep li attaccò con le stesse parole di B.: “Giustizialisti”, “manettari”, violatori dei “diritti degli imputati”. Da quelle parti una legge non si giudica dal contenuto, ma dall’autore: se è amico, applausi per qualunque porcata; se è nemico, ha torto a prescindere, anche se ti dà ragione.

L’apoteosi del doppiopesismo si registra sul Covid. Meloni critica il lockdown di Conte, come faceva Stampubblica, e gli obblighi vaccinali di Draghi, molto graditi a Stampubblica. Che ora le dà torto su tutto. Ma il 29.4.2020, quando Conte confermò la chiusure per altri 20 giorni, La Stampa titolò “Fase 2, la falsa partenza” e sbeffeggiò le restrizioni “da Monty Python”. E Cappellini su Rep bombardò Conte “uomo solo al comando” che si “attarda” nelle chiusure mentre “la Germania ha riacceso i motori, la Spagna idem e Macron ha già dato alcune date di riaperture”. Ora che Meloni dice le stesse cose, Rep titola: “Il revisionismo della premier: ‘Italia chiusa, ma più morti’”. Anche Minzolini e Sallusti odiavano i divieti di Conte e adoravano gli obblighi di Draghi, ben più duri e discriminatori. Giornale: “Obbligo e Green pass, Draghi asfalta i ribelli No Vax”, “Violenza No Green pass”, “No Vax terroristi”. Libero: “Criminali No Vax”, “Follia No Vax, è caccia all’uomo”, “La piaga dei medici No Vax”. Ora Meloni riporta in corsia i medici No Vax. E oplà: applausi scroscianti da Minzo e Sallusti, che attaccano chi dice oggi ciò che loro dicevano fino a ieri. Libero: “Nostalgici del Covid”, “Gli irriducibili della pandemia”. Giornale: “La sinistra rimpiange la pandemia”. Qualcuno penserà che abbiano cambiato idea. Errore: in mancanza di idee, hanno solo cambiato padrone.

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RAVE E FAVE

l'editoriale di Marco Travaglio.

03 novembre 2022

L’umorismo giuridico, inaugurato da B. e proseguito da Salvini e Cartabia, fa un altro salto di qualità con l’articolo 434-bis del Codice penale per punire i rave illegali. E solo quelli, precisa risentito il ministro Piantedosi al Corriere: chi dice il contrario è “offensivo”. Purtroppo s’è scordato di scriverlo nel 434-bis, che punisce col carcere da 1 a 6 anni “l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica… commessa da un numero di persone superiore a 50”. Quindi vale anche per occupazioni di scuole e università, proteste in piazza, picchetti in fabbrica, falò in spiaggia, feste di compleanno, laurea o nozze, schitarrate in strada, apericena sul marciapiede, pellegrinaggi in santuari, gite delle pentole con picnic nei prati, ma pure assembramenti di tifosi azzurri senza mascherina autorizzati da Draghi in piena pandemia. Forse il ministro pensa che un articolo del Codice possa essere corretto da un articolo di giornale. Ma i legislatori meloniani sono piuttosto digiuni di Codice penale, sennò saprebbero che ciò che punisce il 434-bis è già punito dal 633 (“Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto”), ma con pene da 1 a 3 anni e solo a querela della parte offesa. L’idea di punire un reato due volte perché, con una sola, si continua a commetterlo, impone che il governo, per coerenza, ri-vieti anche omicidi, rapine, furti, scippi ecc. con altri “bis” numerati a c***o.

Si dirà che qui l’invasione è aggravata dal pericolo che “può derivare” per l’ordine, l’incolumità o la salute pubblici. Sì, ma chi lo stabilisce in anticipo: un poliziotto veggente? E come si concilia il reato-oracolo con l’art. 17 della Costituzione sul diritto “di riunirsi pacificamente”, “anche in luogo aperto al pubblico” e “senza preavviso”, salvo “comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica” (comprovati, non presunti o vaticinati)? Si dirà che qui bisogna essere almeno in 51. Giusto, infatti immaginiamo l’organizzatore che invita solo 49 ravisti e raccomanda a tutti di non portare amici: come quando non vuoi ritrovarti in 13 a cena perché porta sfiga. La comica finale sono Meloni e Tajani che si vantano di avere sventato le intercettazioni. E non sanno che sono consentite per i reati sopra i 5 anni di pena, e qui sono 6 per gli organizzatori (ma non per i partecipanti). Quindi gli organizzatori di rave sono intercettabili. Ma il sottosegretario Sisto vuole scendere a 4 anni, così nessuno sarà intercettato. E come farà la polizia a distinguere gli organizzatori dai semplici partecipanti? Invierà sul posto solo agenti di scuola lombrosiana e li sgamerà dalle facce.

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04.11.2022

Moratti, mai più senza

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Con tutti i guai che abbiamo, mancava solo l’esigenza di collocare da qualche parte Letizia Moratti, essendo la pensione (a 72 anni suonati) l’unica opzione esclusa in partenza. Per motivi imperscrutabili, ogni volta che la signora si ritrova per qualche ora senza una poltrona, scatta la mobilitazione generale per trovargliele un’altra. Il problema pareva risolto quando lasciò Ubi Banca per planare in quota FI alla vicepresidenza della Lombardia, con delega alla Sanità. Ma purtroppo, dopo i noti disastri su Covid, vaccini, call center e tutto il cucuzzaro, se n’è andata perché tutto a un botto è “venuto meno il rapporto di fiducia con Fontana”. Che è un po’ come dire: “Otelma è molto cambiato, non mi fido più”. Quindi, per diritto divino e premio ai guai combinati da vicepresidente, le spetta come minimo la presidenza. Calenda e Renzi gliel’hanno garantita e molestano il Pd, in teoria all’opposizione, perché s’accodi. Il mantra è quello “riformista” che ha distrutto la sinistra negli ultimi 20 anni: “Non possiamo regalare la Moratti alla destra, che si batte facendo cose di destra”. Il fatto che la Moratti, da San Patrignano alla presidenza Rai per il governo B. 1, dal ministero dell’Università nel governo B. 2 alla sindacatura a Milano per FI, sia sempre stata di destra, è un dettaglio trascurabile. Del resto, a spacciarla per il meglio del centrosinistra, sono due capetti di destra capitati per sbaglio fra i progressisti, spalleggiati dal giornale di un altro Attila della sinistra: De Benedetti. Il solito circoletto che da quattro anni fa l’esame del sangue a quei fascisti dei 5 Stelle.

Infatti Calenda non sente ragioni: il Pd deve caricarsi Azione-Iv e scaricare il M5S (che ha il doppio dei suoi voti) non solo in Lombardia, ma in tutta Italia. Perché lui e Renzi alla coerenza ci tengono. Infatti Iv a Verona appoggiava Tosi (e vinse Tommasi), mentre a Carrara sosteneva il centrodestra (e pure lì fu decisiva: vinse il centrosinistra). Azione a Lucca candidò Veronesi jr., che si alleò con la destra (inclusa CasaPound) e la fece vincere. A Catanzaro, per far perdere Fiorita sostenuto da Pd e 5Stelle, Calenda stava con tal Talerico, scartato dal centrodestra, e Iv con Donato, candidato di Lega, FI e FdI: e vinse Fiorita. Resta da capire cos’abbia fatto questa signora per meritarsi tante attenzioni, a parte lottizzare la Rai, sgovernare l’Università, Milano e la Lombardia. Però si chiama Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, vedova del petroliere Gianmarco Moratti e discendente della contessa Beatrice “Bice” Arnaboldi Cazzaniga e del barone Paolo Ajroldi di Robbiate. Scavando un altro po’, potrebbe saltar fuori pure la contessa Pia Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. E questi provincialotti, al solo pensiero dell’argenteria, si fanno la pipì addosso.




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05/11/2022
Io so’ Pasquale

di Marco Travaglio
Direttore del Fatto Quotidiano

Chi pensa che manifestare per la pace sia inutile non ha letto la fiumana di commenti furiosi provocati dal corteo di oggi a Roma prim’ancora di svolgersi. Sono le Sturmtruppen che dal 24 febbraio fanno il presentat’arm sui rispettivi divani e oggi a Milano marciano per la guerra. Non si danno pace che la maggioranza silenziosa contraria alla cobelligeranza e all’escalation in Ucraina trovi finalmente il luogo e il modo per farsi vedere e sentire. E contagi le opinioni pubbliche europee, in gran parte contrarie al bellicismo dei loro governi, ma ammutolite o silenziate nel dibattito pubblico dominato dalla lobby armata. Se oggi a Roma saremo tanti e piazza San Giovanni dilagherà in tutta Europa, i governi non potranno ignorarlo, o andranno a casa. Il buonsenso espulso dai media atlantoidi rifà breccia nel muro della propaganda per la crisi causata dalla guerra criminale di Putin e alle autosanzioni dell’Ue. Più dura lo stallo, più gente muore, più salgono bollette, prezzi, aziende chiuse, disoccupati e poveri, più ci si domanda che senso abbia condannare gli ucraini al macello e l’Europa alla miseria per riconsegnare a Kiev i russofili di Donbass e Crimea, che potrebbero preferire ancora Mosca dopo otto anni di massacri ucraini e otto mesi di massacri russi. Il diritto all’autodeterminazione per loro non vale? Perché non indire dei referendum sotto l’egida internazionale (non farse armate modello Putin) per far decidere a loro il proprio destino?

È questa la pace possibile di cui parlano il Papa, decine di ex ambasciatori e intellettuali di ogni colore che firmano appelli e proposte. Ed è molto più concreta e meno ideologica dei gargarismi delle Sturmtruppen, che da otto mesi non riescono a partorire se non banalità (“c’è un aggressore e un aggredito”: tante grazie, e chi l’ha mai negato?) e bestialità (“col nemico non si tratta”: e con chi si tratta, con l’amico?). Da che mondo è mondo, le guerre finiscono in due modi. Con la resa dei vinti ai vincitori, quando ci sono. O, se c’è stallo come fra Russia e Ucraina, con un negoziato fra i belligeranti (sì, l’aggressore e l’aggredito) per un compromesso fondato sugli esiti del campo e sulla sicurezza per tutti in cambio di sacrifici da ciascuno. Se i belligeranti hanno “solo” armi convenzionali, si può pure decidere cinicamente di lasciarli combattere finché uno dei due si arrende. È quel che han fatto sinora Usa, Nato e Ue, dimenticando che Putin, ammesso e non concesso che si trovi un giorno a un passo dalla resa, non alzerebbe bandiera bianca, ma sgancerebbe l’atomica. Su questo le Sturmtruppen sorvolano, per vedere quel Putin dove vuole arrivare: “E che so’ Pasquale, io?”. Noi preferiamo di no, perché Pasquale siamo noi.

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Io so’ Pasquale

di Marco Travaglio
Direttore del Fatto Quotidiano

Chi pensa che manifestare per la pace sia inutile non ha letto la fiumana di commenti furiosi provocati dal corteo di oggi a Roma prim’ancora di svolgersi. Sono le Sturmtruppen che dal 24 febbraio fanno il presentat’arm sui rispettivi divani e oggi a Milano marciano per la guerra. Non si danno pace che la maggioranza silenziosa contraria alla cobelligeranza e all’escalation in Ucraina trovi finalmente il luogo e il modo per farsi vedere e sentire. E contagi le opinioni pubbliche europee, in gran parte contrarie al bellicismo dei loro governi, ma ammutolite o silenziate nel dibattito pubblico dominato dalla lobby armata. Se oggi a Roma saremo tanti e piazza San Giovanni dilagherà in tutta Europa, i governi non potranno ignorarlo, o andranno a casa. Il buonsenso espulso dai media atlantoidi rifà breccia nel muro della propaganda per la crisi causata dalla guerra criminale di Putin e alle autosanzioni dell’Ue. Più dura lo stallo, più gente muore, più salgono bollette, prezzi, aziende chiuse, disoccupati e poveri, più ci si domanda che senso abbia condannare gli ucraini al macello e l’Europa alla miseria per riconsegnare a Kiev i russofili di Donbass e Crimea, che potrebbero preferire ancora Mosca dopo otto anni di massacri ucraini e otto mesi di massacri russi. Il diritto all’autodeterminazione per loro non vale? Perché non indire dei referendum sotto l’egida internazionale (non farse armate modello Putin) per far decidere a loro il proprio destino?

È questa la pace possibile di cui parlano il Papa, decine di ex ambasciatori e intellettuali di ogni colore che firmano appelli e proposte. Ed è molto più concreta e meno ideologica dei gargarismi delle Sturmtruppen, che da otto mesi non riescono a partorire se non banalità (“c’è un aggressore e un aggredito”: tante grazie, e chi l’ha mai negato?) e bestialità (“col nemico non si tratta”: e con chi si tratta, con l’amico?). Da che mondo è mondo, le guerre finiscono in due modi. Con la resa dei vinti ai vincitori, quando ci sono. O, se c’è stallo come fra Russia e Ucraina, con un negoziato fra i belligeranti (sì, l’aggressore e l’aggredito) per un compromesso fondato sugli esiti del campo e sulla sicurezza per tutti in cambio di sacrifici da ciascuno. Se i belligeranti hanno “solo” armi convenzionali, si può pure decidere cinicamente di lasciarli combattere finché uno dei due si arrende. È quel che han fatto sinora Usa, Nato e Ue, dimenticando che Putin, ammesso e non concesso che si trovi un giorno a un passo dalla resa, non alzerebbe bandiera bianca, ma sgancerebbe l’atomica. Su questo le Sturmtruppen sorvolano, per vedere quel Putin dove vuole arrivare: “E che so’ Pasquale, io?”. Noi preferiamo di no, perché Pasquale siamo noi.




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06/11/2022

La maggioranza silenziata

di Marco Travaglio
Direttore del Fatto Quotidiano

Piazza San Giovanni è piena e viva come non lo era da anni una piazza d’Italia. C’è la sinistra politica e sindacale, ci sono i cattolici e i laici, ci sono i 5Stelle. Ma, più nascosti, ci sono anche elettori di destra: se due italiani su tre sono per il negoziato russo-ucraino con concessioni reciproche e dunque contro i continui invii di armi (il 52% dice no financo alle sanzioni), è impensabile che siano tutti di centrosinistra. È la maggioranza silenziata che finora si esprimeva solo nei sondaggi perché non trovava rappresentanza in gran parte dei partiti e dei media draghiani, dunque bellicisti. E che poi s’è sfogata nelle urne il 25 settembre premiando le tre forze anti-Draghi nella speranza di una svolta: Meloni (che però sulla guerra fa e pensa come Draghi), Conte (che sul riarmo italiano e poi su quello ucraino aveva rotto il fronte di maggioranza) e Sinistra Italiana (che al draghismo si era sempre opposta). Da ieri quel silenzio forzato è finito: quel popolo ora ha una voce e dei portavoce. E nessun ricatto immorale (“Se chiedi la pace vuoi la resa di Kiev e sei filo-Putin”) o lista di putiniani immaginari o campagna di discredito potrà rimetterlo a tacere. Anzi, si spera che San Giovanni sia la madre di tante piazze europee che pieghino la mano ai rispettivi governi, affinché levino il dito dal grilletto e promuovano un negoziato per il cessate il fuoco e un nuovo assetto di sicurezza per tutti: ucraini di Kiev, ucraini del Donbass, Russia e Paesi confinanti. Senza delegare ipocritamente il compito a chi già si sa che non farà mai la prima mossa: Putin e Zelensky. Questo era l’obiettivo del corteo, altissimo almeno quanto il pericolo nucleare.

Poi ci sono gli aspetti di bassa politica domestica. Dalla piazza parte un messaggio al governo Meloni, che avrà vita breve se seguirà Cicciobomba Cannoniere Crosetto anche dopo le elezioni Usa di mid term, che martedì potrebbero sancire lo stop alla guerra per procura. L’altro messaggio è a quel che resta del Pd, la cui tragicommedia è tutta nel sabato del Letta a due piazze, contestato dai pacifisti e poi fuggito nel backstage, mentre Conte faceva il pieno di applausi in mezzo alla folla e mezzo partito traslocava a Milano in marcia per la guerra. Neppure la vista di quello che fu il suo popolo nella piazza più affollata degli ultimi anni ha indotto Baioletta a un sia pur minimo ripensamento. Infatti ha ribadito proprio ieri, proprio lì che il Pd voterà pure il sesto dl Armi a braccetto con le destre, come se il 25 settembre e il 5 novembre nulla fosse accaduto. Quando la pianteranno anche gli americani, lui continuerà da solo. Come Hiroo Onoda, il soldato giapponese arrestato nel 1974 nella giungla filippina perché non voleva credere che la guerra fosse finita da 29 anni.


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07/11/2022
Ma mi faccia il piacere

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Il giureconsulto. “Il nome del reato ‘invasione’ è piuttosto surreale, ma per il resto è un’iniziativa condivisibile. Lo Stato non può rimanere spettatore di eventi illegali e pericolosi” (Carlo Calenda, leader Azione, sul decreto anti-rave, Twitter, 31.10). Tanto lui più di 50 persone tutte insieme non le ha mai viste.

La giureconsulta. “Se la destra riesuma l’adunata sediziosa” (Concita De Gregorio, Stampa, 3.11). Qualcuno la informi che non c’è bisogno di riesumarla, perchè è nell’articolo 655 del Codice penale. Se non la trova, è perchè non si chiama adunata, ma radunata sediziosa.

Premio Stakanov. “Io oggi pomeriggio potevo essere altrove, ma ero al ministero, è mio dovere… Potrei guardarmi un po’ di Champions alla televisione e invece faccio la diretta TikTok con voi” (Matteo Salvini, Lega, ministro delle Infrastrutture, diretta social, 1.11). Un raro caso di politico che pagheremmo il doppio, a patto non lavori mai.

Il ministro della Guerra. “I c*gli**i, non vanno divisi per colore politico per non perdere tempo: sono c*gli**i e basta” (Guido Crosetto, FdI, Twitter, 12.7.2017). “Travaglio, raffinato umorista, mi chiama Cicciobomba Cannoniere, stile bullo delle elementari e parla di mie ‘strategie’. Sto portando avanti risoluzioni e decreti, sull’invio di armi, che i SUOI amici, Conte&C, hanno votato. Io sono 1 Ministro Difesa, che lavora x dialogo e pace” (Guido Crosetto, ministro FdI della Difesa, Twitter, 6.11.2022). A parte l’uso ‘ndo cojo cojo delle virgole, era meglio il Crosetto autobiografico di cinque anni fa.

Foreign fighter da divano. “Anziché manifestazioni di infame pacifismo, organizzate un rave party all’ambasciata iraniana” (Giuliano Ferrara, Foglio, 2.11). “A Roma sfileranno gli aspiranti becchini degli ucraini che si battono contro l’invasore” (Ferrara, Foglio, 4.11). Dal principe dei baci della morte, è tutta invidia.

Benvenuti fra noi. “È l’ora di trattare. L’Ucraina lotta per la sovranità, ma i suoi obiettivi non possono scatenare la guerra mondiale. Gli Stati Uniti guidino la strategia. Kiev valuti compromessi su Crimea e regioni del Donbass” (Charles A. Kupchan, Stampa, 4.11). Professor Orsini, è lei?

I boccaloni/1. “Noi tutti, trepidi garantisti, abbiamo creduto a Nordio” (Luigi Manconi, Riformista, 3.11). Bravi merli.

I boccaloni/2. “Spero ancora nel garantismo di Nordio!” (Roberto Saviano, Dubbio, 5.11). Uahahahahahah.

Il vice-Papa. “Negli ultimi 49 giorni, il papa ha parlato dell’invasione dell’Ucraina… Ma sull’Iran non ha detto una parola” (Mattia Feltri, Stampa, 5.11). Dev’essere musulmano e pure sciita.

Roma come Kiev. “Tangenziale in tilt, Van Gogh imbrattato. Gli ambientalisti attaccano la Capitale” (Repubblica, 5.11). Subito un decreto per inviare armi.

Ballusti. “La piaga dei medici No Vax”, “Criminali No Vax”, “I cattivi maestri dietro i No Vax”, “La fabbrica delle balle che alimenta i No Vax”, “Follia No Vax, è caccia all’uomo” (Libero, 31.8, 1.9, 17.10, 20 e 21.11.2021). “Il governo sistema i gufi del Covid. Tornano i medici sospesi” (Libero, 1.11. 2022). Ma va’ a ciapà i ratt.

Oste, com’è il vino? “Romeo condannato per totale assenza di prove” (Piero Sansonetti, Riformista, 5.11). Indovinate: di chi è il Riformista?

Ha stato Putin. “La norma sui rave è un copia-incolla delle leggi di Putin contro il dissenso” (Domani, 5.11). E te pareva che non c’entrava lui.

Vedove inconsolabili. “Draghi, gentiluomo sapiente che ben pochi se ne vedono da noi, e per questo cacciato dai nostri meschinelli” (Natalia Aspesi, Venerdì di Repubblica, 4.11). “Lo confesso. Guardando la conferenza stampa di Giorgia Meloni ho pensato per un attimo a Draghi” (Massimo Giannini, Stampa, 6.11). Coraggio, ragazzi, il lutto è una brutta bestia. Ma poi passa.

Pene alternative. “Ora Putin arruola i carcerati: ‘Andranno in prima linea’” (Repubblica, 5.1). Noi invece li mandiamo in Parlamento.

Il titolo della settimana/1. “No al populismo ostativo” (rag. Claudio Cerasa, sulla conferma dell’ergastolo senza sconti per i boss mafiosi stragisti e irriducibili, introdotto dal decreto Scotti-Martelli dell’8 giugno 1992 e ispirato da Giovanni Falcone, Foglio1.11). In effetti, quel Falcone era un po’ populista.

Il titolo della settimana/2. “Giustizia, l’asse Meloni-Travaglio: passa la linea fasciogrillina” (Sansonetti, Riformista, 1.11). E pure fasciogrillino.

Il titolo della settimana/3. “Turarsi il naso in Lombardia. Il Pd può usare Letizia Moratti per spaccare il centrodestra” (Domani, 3.11). Ma può fare di più e vincere pure le elezioni politiche: per spaccare il centrodestra basta candidare Meloni, o Salvini o B.. A piacere.

Il titolo della settimana/4. “La norma liberticida sui rave party ridà al Ps la guida dell’opposizione” (Daniela Preziosi, Domani, 2.11). Ora resta soltanto da avvertire il Pd.

Il titolo della settimana/5. “Umberto Galimberti: ‘La tolleranza zero fa male al Paese. Così la destra svela la sua vera natura” (Stampa, 2.11). Ormai è ufficiale: la destra è di destra.




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08/11/2022
Perfetta Letizia

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – In questa eterna gara a chi fa peggio, non si sa se sia più indecente la Moratti a candidarsi in Lombardia contro le destre di cui è stata fino all’altroieri la vicepresidente dopo esserne stata la presidente Rai, la ministra dell’Università, la sindaca di Milano, la candidata al Colle e l’aspirante presidente della Regione; o il duo Ollio & Ollio a caricarsela e a stalkerare il Pd perché se la accolli; o il trust dei giornali di casa Elkann & De Benedetti a spacciarla come la soluzione ideale per il Pd. Diciamo che il match a tre finisce ex aequo e occupiamoci degli elettori progressisti, che non vedono l’ora di votare la compagna Letizia per una serie di decisive ragioni. 1) Da presidente Rai nel 1994, la Moratti piazzò al Tg1 e al Tg2 i berluscones Rossella e Mimun, poi cacciò da capo della concessionaria pubblicitaria Sipra Edoardo Giliberti, che si era permesso di far concorrenza alla berlusconiana Publitalia con utili da record; lo rimpiazzò con Antonello Perricone, ex amministratore Publitalia; e teorizzò che “la Rai dev’essere complementare alla F*******t”: non concorrente, sennò B. s’incazzava. 2) Da ministra dell’Università, oltre a distruggerla con una riforma demenziale e tagli selvaggi, siglò un accordo con Poste per prenotazioni, acquisti e consegne dei libri scolastici forniti in esclusiva da Mondolibri, cioè da Mondadori della famiglia B.. 3) Nel 2006 chiamò le destre in piazza contro Prodi che non militarizzava abbastanza Milano contro il presunto boom della criminalità. 4) Nel 2007 aderì al Family Day col marito Gianmarco, ovviamente divorziato. 5) Nel 2006 si unì alla campagna di B. che rifiutava di riconoscere la vittoria di Prodi e gridava ai brogli, e sostenne addirittura che “al Senato abbiamo 2 milioni di voti in più dell’Unione” (maxi-balla). 6) Da sindaca buttò fiumi di denaro pubblico in incarichi e consulenze inutili e fu condannata nel 2017 dalla Corte dei Conti, col vice De Corato e 20 fra assessori e funzionari, a risarcire il Comune con 1,9 milioni (di cui 591 mila euro in proprio) per “grave colpevolezza” e “scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell’interesse pubblico alla legalità e all’economicità della funzione”. 7) Nel 2011 si ricandidò a sindaca e accusò il suo avversario Giuliano Pisapia di essersi salvato 30 anni prima per amnistia da una condanna per terrorismo e rapina (una mega fake news: Pisapia aveva rinunciato all’amnistia ed era stato assolto nel merito). 8) Da vicepresidente e assessora regionale, oltre a perpetuare i favori alla sanità privata, gestì malissimo il Covid e giunse a chiedere al commissario Arcuri di ripartire i vaccini fra le Regioni anche in base al Pil. A questo punto, se dovesse dimettersi da ministra, meglio la Santanchè: è molto più di sinistra.




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09/11/2022

La sinistra di destra

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – La sera delle elezioni, il Commentatore Unico convergeva su un punto: il Pd di Letta aveva regalato l’Italia a Meloni perché non si era alleato con i 5Stelle di Conte. Cioè perché aveva dato retta al Commentatore Unico che gli intimava non allearsi con i 5Stelle di Conte. Che, com’è noto, erano morti e sepolti, diversamente dai trascinatori di folle Calenda, Renzi, Di Maio e Tabacci. In pratica, il Commentatore Unico rimproverava al Pd di Letta di averlo ascoltato, anziché ignorarlo o consultarlo per fare l’opposto. Ora, senza che nulla sia cambiato se non l’ulteriore avanzata del M5S e l’ulteriore picchiata del Pd, con agile balzo torna allo status quo ante 25 settembre. E ricomincia a sostenere che, se Pd e M5S si rimettono insieme (cosa che peraltro non sta accadendo), sarà peggio per loro e meglio per Meloni. In che senso Meloni dovrebbe gioire per l’unione di due avversari che insieme la batterebbero, non è chiaro. Ma nulla ha un senso nei commenti del Commentatore Unico.

Se dal 25 settembre a ieri trovava strano che Pd e M5S, diversamente dalle tre destre, corressero divisi, ora trova strano che si alleino. Anzi non usa mai la parola “alleanza”, perché ha un sapore positivo: dice che il Pd sarebbe “guidato” ed “egemonizzato” dai 5S (Stefano Folli, Rep) e, a furia di “inseguirli” o “scivolare per inerzia” verso Conte, si ritroverebbe un “gruppo dirigente postcomunista” di “estrema sinistra” (quei brigatisti rossi di Bersani, Speranza e Bettini) per “un’alleanza estremista e minoritaria col grillismo” (Massimo Franco, Corriere). “Una sinistra per la quale il pacifismo e le suggestioni anti-Nato, il Reddito di cittadinanza, la sintonia con frange dell’associazionismo cattolico (tipo la frangia del Papa, ndr) dovrebbero essere la bussola politica” (ancora Franco). Una sinistra di sinistra, ecco: per dire il pericolo che corriamo. Una sinistra che “lascerebbe a Meloni la ragionevole speranza di governare a lungo” (ancora Folli). Quindi, se Pd e M5S corrono divisi, vince Meloni; se invece corrono uniti, vince Meloni. E, qualunque cosa accada, è colpa di Conte, lapidato prima perché era morto, ora perché è vivo. Di chi è la colpa del no di Letta alla Moratti? Di Conte, che non l’ha manco nominata. Però esiste ed è un bel guaio: senza di lui, il Pd potrebbe tornare a schierare contro la destra gente di destra con programmi di destra “guidando la riscossa a Milano e Roma” (Folli). È lui che, ostinandosi a non defungere, impedisce alla sinistra di passare definitivamente a destra. Non è meraviglioso? Prima di affogare nel ridicolo, questi buontemponi dovrebbero finalmente fare outing: “A noi non frega nulla di chi vince e di chi perde. Noi odiamo Conte perché lui non obbedisce ai nostri padroni e noi sì”.




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10/11/2022

Mamma mia che ossessione

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – La notizia che Letta lancerà la “Bussola” sull’“identità del Pd” per non regalare altri voti a Conte, che è “ossessionato dal Pd”, non ha avuto il rilievo che meritava. Noi ci prenotiamo per assistere al dibattito, anche se del caso pagando il biglietto.

“Si parte. I quattro punti cardinali della Bussola saranno: primo, l’unione dei progressisti per battere questa destra fascista, sovranista, xenof…”. “Frena, Enrico: era prima del voto che dovevamo unirci a Conte, ora è tardi”. “Ecco la prova che Conte è ossessionato da noi. Allora partiamo dal caro bollette: ci vuol altro che i 30 miliardi di Meloni”. “Lascia perdere: abbiamo sempre detto no a scostamenti di bilancio perché Draghi, sempre sia lodato, non voleva. E poi rischiamo di dare ragione a Conte”. “Ah già. Nessuno spago a Conte, che è ossessionato da noi. Partiamo dal lavoro: basta col precariato del Jobs Act!”. “Enrì, l’abbiamo fatto noi e Conte l’ha corretto col dl Dignità”. “Ok, non sarò certo io a inseguire Conte, che è ossessionato da noi. Allora la pace: basta con l’industria delle armi del bellicista Crosetto!”. “Enrico, eviterei. Lo dice già Conte, e poi Leonardo è tutta nostra: Profumo, Violante, Minniti, Latorre… Quelli ci bombardano”. “Giusto, guai a dare spago a Conte, che è ossessionato da noi. Ho trovato: basta con l’orrido Rosatellum”. “È nostro pure quello, Enrico”. “Mannaggia, potevamo anticipare Conte, che è ossessionato da noi. Allora viva le Ong aggredite prima da Conte e poi da questa destra fascis…”. “Veramente il primo a menarle è stato Minniti”. “Dimenticavo. Poi dice che Conte non è ossessionato. À la guerre comme à la guerre: abbasso i fossili, viva le rinnovabili, forza Greta!”. “Eh, ma a parte che Conte è arrivato prima, noi siamo pro trivelle, rigassificatori e inceneritori”. “Ok, non diamo guazza a Conte e alla sua ossessione per noi. Salario minimo legale: questo non ce lo ruba nessuno”. “Ehm, non so come dirtelo, ma è un cavallo di battaglia di Conte”. “Che palle! Ma allora lo dica che è ossessionato da noi! Idea: un’agenda sociale”. “La lanciò Conte quando noi sventolavamo l’Agenda Draghi”. “Vedi che è ossessionato da noi? Ma io lo frego con una Spazzacorr… Che sono quelle facce?”. “No, è che la fece Conte quand’era con Salvini e noi votammo contro”. “Così impara a essere ossessionato da noi. Sapete che vi dico? Giù il tetto ai contanti da 3 mila a mille euro”. “Sì, ma a 3 mila lo alzammo noi e Conte lo abbassò”. “Il solito ossessionato. Basta, ho deciso. Primo punto della Bussola: il Pd è contro il Pd. Ganzo eh?”. “Un po’ fortino, ma potrebbe funzionare”. “Uhm… non è che poi la gente, tra noi e Conte, sceglie Conte perché è ossessionato da noi? Magari proviamo con una cosa tutta nuova: che ne dite di un bel reddito di cittadinanza?”.




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Sovranista a chi?

l'editoriale di Marco Travaglio

11 novembre 2022

La figuraccia sui migranti del nostro governo finto sovranista, che fa la faccia feroce con 3-4 navi di Ong con poche centinaia di persone dicendo che non sbarca nessuno, poi distingue tra “fragili” e “carichi residuali”, infine fa sbarcare tutti, mentre tutt’intorno ne arrivano a migliaia su mercantili e barchini e, appena toccano il suolo italiano, ricevono il foglio di via e diventano uccel di bosco, intanto si vanta di avere spezzato le reni alla Francia perché Macron apre un porto a quattro gatti, rischiava di costare caro a Meloni. Ma la sua fortuna sono i finti antisovranisti europei, molto più sovranisti di lei, che lavorano per lei da prima del voto. Tipo Macron che, dopo aver cambiato idea tre volte (sì all’Ocean Viking a Marsiglia, anzi no, anzi sì ma a Tolone), la attacca (“scelta inaccettabile e incomprensibile”), blocca 3500 rifugiati dall’Italia, invita gli altri governi a imitarlo e schiera 500 uomini al confine. Il tutto perché Roma osa fare un po’ meno di quello che fa usualmente Parigi. Che, oltre a proteggere i nostri assassini latitanti, chiude ai migranti i porti e le frontiere di Ventimiglia e del Frejus, insegue e incrimina volontari che assistono donne straniere incinte, deporta migliaia di rifugiati oltre i nostri confini scaricandoli nottetempo come “carichi residuali” nei boschi di Claviere, per giunta violando la sovranità italiana.

Nel 2018, quando Macron provò a insegnare l’accoglienza al governo Conte-1, la socialista Martine Aubry insorse: “Come osi dare lezioni agli altri, quando la Francia è tra i Paesi che fa meno per i rifugiati?”. Ora tutti inneggiano a Macron capo della resistenza antisovranista, mentre sui migranti e tante altre cose è sovranista quanto Scholz sull’energia e Orbán sui migranti e l’energia. Un bel regalo a Meloni, che può spacciare la figuraccia per un complotto dell’Ue anti-italiana.
E gabellare se stessa per sovranista, cosa che non è più da quando si è consegnata mani e piedi a Biden per avere il permesso di governare in pace senza uno dei soliti golpettini bianchi made in Usa. Ieri infatti non ha fiatato quando il console ucraino Andrii Kartysh ha intimato a Sala, a Fontana e al sovrintendente Meyer di cancellare la prima della Scala col Boris Godunov di Musorgskij e “rivedere” il cartellone per ripulirlo da altri “elementi propagandistici”, cioè da opere di musicisti russi. Tutti putiniani come Musorgskij, nato nel 1839 e morto nel 1881, oltre un secolo prima che Putin salisse al potere. Un premier sovranista suggerirebbe a questo svalvolato e a chi ce l’ha mandato di non permettersi mai più simili scemenze e di rivolgersi a un bravo psichiatra. Invece c’è pure il caso che, nella nuova culla del sovranismo, alla prima della Scala l’opera di Musorgskij venga sostituita in corsa dalla fiction di Zelensky.

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