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Dino

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BEPPE BRILLO

l'editoriale di Marco Travaglio

30 novembre 2024

Belìn, ragazzi, è successa una cosa pazzesca! Sapete cosa ha detto la Schlein? Che la Commissione Von der Leyen “si è spostata a destra, non la sentiamo come nostra e non daremo per scontati i nostri voti”. Ecco perché il Pd l’ha votata! Perché non ci si riconosce. Se ci si riconosceva, votava contro! Neanche ai tempi dello Psico-nano Testa d’Asfalto! Ma ce n’è una ancora più pazzesca. Vi ricordate quel comico che aveva un blog, faceva i V-Day e si iscrisse al Pd, ma Globulo Fassino gli stracciò la tessera e disse: ‘Se vuol fare politica fondi un partito e vediamo quanti voti prende”, allora lui fondò i 5Stelle? Ecco, quello lì, quello che predicava la politica senza soldi: belìn, tre anni fa ha scambiato Draghi – il banchiere, il privatizzatore, l’Anticristo! – per un “grillino supremo”, e pure Cingolani. Poi, siccome i 5Stelle precipitavano, ha chiamato Conte: quello ha lavorato gratis un anno e mezzo facendosi un c**o così, ma l’altro ha cominciato a fargli la guerra, poi s’è fatto dare 300 mila euro l’anno per la comunicazione senza comunicare un c***o, anzi non andava manco a votare e le rare volte che parlava era per insultare il leader che aveva scelto lui! Una cosa pazzesca. Ma non è finita… state lì… zitti… italianiiii!

Ora ha talmente rotto i c*gli**i che due iscritti su tre l’hanno abolito. E lui ha fatto ripetere il voto: non gli basta un vaffanc**o, ne vuole due! Poi ha mandato avanti i suoi – volete ridere? Sono quelli che lui aveva fatto espellere perché non volevano votare il governo Draghi – a dire che bisogna non votare per far mancare il quorum. Sì, non sto scherzando: chiede di rivotare e poi invita a non rivotare! Ma allora, belìn, ma che c***o vuoi rivotare a fare? Sembra una battuta, invece è tutto vero. E non è finita. Ha detto che non si fida dei risultati e vuole dei verificatori indipendenti: belìn, e chi sarebbero? Gli osservatori dell’Ocse? I caschi blu dell’Onu? Le teste di cuoio? L’Esercito della Salvezza? Zitti… fermi lì… italianiiii!… Non basta ancora: sapete come si chiamano i quattro gatti che gli vanno ancora dietro? “Figli delle stelle”! Ma chi sei, Alan Sorrenti? Vi dico l’ultima: l’8 giugno 2011, quando era ancora lucido e appoggiava i referendum contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, il nucleare e il legittimo impedimento dello Psico-pedo-nano, mandava affanc**o quelli che invitavano a non votare per far mancare il quorum: diceva che “il quorum è un furto di democrazia, un modo per fottere il cittadino. È inammissibile invitare la gente a non votare, chi lo fa andrebbe denunciato…”. Quindi ora fa un furto di democrazia per fottere il cittadino! Belìn, si denuncerà e si manderà affanc**o da solo! Dài, diamogli una mano. Tutti insieme al mio via: tre, due, uno, vaffanc**o!

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IL MAGICO MONDO DI ELLY

l'editoriale di Marco Travaglio

01 dicembre 2024

C’è voluta la critica di Conte perché i vertici Pd si degnassero di spiegare agli elettori il voto congiunto con FdI e FI alla Commissione Ue più guerrafondaia, anti-sociale e anti-green della storia. Tanto più dopo che il 4 maggio, prima delle Europee, la Schlein aveva giurato: “Con la famiglia socialista europea abbiamo sottoscritto un impegno chiaro: mai alleanze con le destre nazionaliste. I socialisti europei non sono disposti nemmeno a sedersi a un tavolo di trattativa con… i conservatori guidati da Meloni e il gruppo di Salvini e Le Pen… Basta normalizzazione della destra nazionalista… È una risposta forte alle gravi dichiarazioni di Von der Leyen che ha lasciato aperto ad alleanze con le forze conservatrici e nazionaliste: noi diciamo no”. Poi ha detto sì, ma ora spiega che sì vuol dire no: “Non cediamo di un millimetro e anzi presidieremo la priorità del Pse e del Pd”. Peccato che, nel Pse, i francesi abbiano votato no e i tedeschi si siano astenuti. Il capo-delegazione Zingaretti giura: “Non permetteremo mai che la destra governi in Europa. Nessun cedimento, ma protagonismo per impedire che destra si impadronisca di spazio Europa (sic, ndr). Siamo in prima fila per fermarli”: votando insieme a loro. Bonaccini si supera: “La Lega dice no a Fitto e vota contro la Commissione: cosa aspetta Meloni a buttarla fuori dal governo?”: cioè accusa la Lega di aver fatto ciò che dovrebbe fare il Pd. Un manicomio.

Ora si spera che un nuovo incidente di percorso induca Schlein &C. a spiegare l’altro incredibile sì: quello alla risoluzione sulla guerra. Roba che nemmeno il Dottor Stranamore. 1) L’Ue s’impegna ad armare l’Ucraina “fino alla sua vittoria”, perché “l’unica pace è la ritirata totale della Russia”. Forse gli scemi di guerra non sanno che Zelensky ha appena dato l’addio alla Crimea e agli altri territori occupati dai russi, accontentandosi di un – peraltro improbabile “ombrello della Nato” sull’80% del territorio rimasto sotto controllo di Kiev. 2) L’Ue “deplora” Scholz per “il recente colloquio telefonico con Putin” e perché “continua la sua politica, astenendosi dal consegnare missili a lungo raggio Taurus all’Ucraina”. Forse gli scemi di guerra non sanno che da mesi lo stesso Zelensky auspica negoziati con Putin e che ancora a settembre il Pentagono, non il Cremlino, definì “militarmente inutili” i missili a lungo raggio per colpire la Russia. 3) L’Ue intima alla Cina di “porre fine a qualsiasi assistenza militare o a duplice uso alla Russia… Il rifiuto di cambiare rotta rischia di compromettere seriamente le relazioni Ue- Cina”. Da quando ha letto la dichiarazione di guerra di Ursula &C., giù giù fino a Nardella, Gori, Gualmini, Picierno e Lello Topo, Xi Jinping dorme con la luce accesa.

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Dino

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MA MI FACCIA IL PIACERE

l'editoriale di Marco Travaglio

02 dicembre 2024

Causa della morte. “La menzogna della fame a Gaza. Tonnellate di aiuti da Israele, ma si crede ai numeri di Hamas” (Foglio, 28.11). Ecco di cosa sono morti i 44mila palestinesi di Gaza: di indigestione.

Bruffone. “Sono assolutamente convinta dell’innocenza di Rosa e Olindo. L’imitazione che mi fa Virginia Raffaele ridicolizza le vittime” (Roberta Bruzzone, criminologa, Corriere della sera, 26.11). Ma va’ a ciapà i ratt.

Tutti d’un prezzo. “Sull’Europa Schlein avverte gli alleati: ‘I socialisti non cederanno alla destra’” (Repubblica, 1.12). Votano insieme alla destra per combatterla meglio.

Mi si nota di più. “Santoro sfida Scarpinato: ‘Cosa Nostra non è uno strumento dello Stato’” (Dubbio, 23.11). “Michele Santoro in Antimafia: “Stragi? Non era Berlusconi a dare ordini a Cosa nostra” (Fattoquotidiano.it, 2711). Infatti era esattamente l’inverso.

La golpista buona. “La presidente georgiana contro il Parlamento: ‘È illegittimo, resto qui’. Gli Usa interrompono la partnership strategica stretta nel 2009” (Repubblica, 1.12). Il candidato trovi le differenze con Trump, quando perse le elezioni del 2020 e i suoi assaltarono Capitol Hill, e provi a spiegare perché nessuno chiama la golpista georgiana con il suo nome.

Ed è subito Pera. “Noi sapevamo scrivere le leggi” (Marcello Pera, senatore FdI, Corriere della sera, 1.12). Poi purtroppo Ciampi e la Consulta gliele bocciavano tutte.

La Ristampa. “L’assist di Mantovano a Minniti: tutti i giganti pubblici in Med-Or. Eni, Enel, Cdp e Fs nella fondazione di Leonardo” (Fatto quotidiano, 17.11). “Il gran ritorno dell’eterno Minniti. Tutte le aziende di Stato entrano nella Fondazione Med-Or di Leonardo. Regia di Mantovano” (Stampa, 1.12). Dove l’abbiamo già letta questa notizia? Ah saperlo.

La Ripubblica. Dopo il sì ambientale Salvini scippa al Sud altri tre miliardi per il Ponte (Fatto quotidiano, 15.11). “Il blitz di Salvini: dirotta 3 miliardi sul progetto del Ponte” (Repubblica, 1.12). Dove l’abbiamo già letta questa notizia? Ah saperlo.

Offese sanguinose. “Qualche anno fa il direttore del Fatto, Marco Travaglio, che querelai per una serie di articoli in cui mi rivolgeva offese rispetto alle quali il mio ‘demente’ alla Raggi appare meno di un buffetto, fu assolto” (Augusto Minzolini, Giornale, 21.11). L’offesa era “Minzolingua”: praticamente una fotografia.

La nave dei Folli. “Mio padre Bettino Craxi che tanti non hanno capito” (Stefano Folli, Repubblica, 29.11). “Una delle poche riviste che ancora alimentano il dibattito pubblico aprendosi a varie tesi, ovviamente senza perdere di vista una traiettoria ideale… Parliamo di Civiltà Socialista, diretta da Fabrizio Cicchitto e Umberto Ranieri” (Folli, Repubblica, 1.12). Se non son corrotti o piduisti, non li vogliamo.

Gentilensky. “Sostenere adesso Kiev è decisivo per l’Unione. Sì a fondi straordinari per finanziare la difesa” (Paolo Gentiloni, Pd, ex commissario Ue, Corriere della sera, 1.12). Altre cazzate?

Sansonetta e Romeo. “Un miliardo di danni: chi risarcirà la Romeo?”, “Posso parlarvi un momento del mitico dottor Woodcock?” (Piero Sansonetti, Unità, 26.11). Ma chi, quello che ha fatto condannare a 2 anni e mezzo in primo grado per corruzione e rinviare a giudizio per un’altra corruzione il tuo padrone Romeo?

Facce come il c**o. “Varsavia: ‘Un’alleanza navale per pattugliare il Baltico’. Il premier polacco Tusk ha annunciato l’iniziativa dopo che ripetutamente cavi strategici sottomarini sono stati tranciati in azioni che gli occidentali hanno definito di sabotaggio” (Repubblica, 28.11). Vedi mai che un commando ucraino con l’appoggio polacco faccia saltare un altro gasdotto.

Indovina indovinello. “I partiti volevano ripristinare il finanziamento pubblico di stramacchio, aumm aumm. Pessima figura” (Francesco Merlo, Repubblica, 28.11). Quando il Pd fa una porcata con FdI, si dice “i partiti”.

I titoli della settimana/1. “Marcucci: ‘Pronti per i Liberaldemocratici. Il nuovo partito, vedrete, conquisterà tutti’” (Riformista, 26.11). “Casini nel centro. L’asse con Renzi e la Cisl per un nuovo progetto dal basso” (Foglio, 26.11). Transennate i seggi.

Il titolo della settimana/2. “Il M5S è diventato un partito. Ora basta con le ambiguità. O di qua è di là” (Nadia Urbinati, Domani, 26.11). Se no?

Il titolo della settimana/3. “Con le donne per le donne” (apertura di prima pagina, Repubblica, 24.11). Delle donne, alle donne, appo le donne…

Il titolo della settimana/4. “Quella suggestione berlingueriana che può intrigare Pd e FI… Il compromesso storico incompiuto fra Pci e cattolici sembra il paradigma di sviluppi per ora remotissimi…” (Dubbio, 309.11). La Schlein nuovo Berlinguer, Tajani nuovo Moro e Marina B. nuova Zaccagnini: come no.

Il titolo della settimana/5. “Schlein tiepida con il M5S” (Sole 24 ore, 29.11). È sempre a a mezza cottura.

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JOE CALIGOLA

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03 dicembre 2024

Ora che Joe Caligola Biden ha graziato suo figlio Hunter, che rischiava una trentina d’anni di galera dopo essersi dichiarato colpevole di frode fiscale per 1,4 milioni di dollari e porto illegale di pistola, sarebbe interessante conoscere l’illuminato parere dei suoi trombettieri di casa nostra: quelli che intimavano a tutti di dichiararsi pro-Biden e anti-Trump, espellendo dal consesso civile chi li considerava per quello che sono: uno peggio dell’altro. Ma temiamo che resteranno in silenzio, per ritrovare la favella quando Trump – legittimato dal vomitevole nepotismo di Biden per il figlio mariuolo – grazierà gli assaltatori di Capitol Hill (che, per inciso, fecero esattamente ciò che ora fa la presidente golpista georgiana Zourabichvili, rifiutando la schiacciante sconfitta elettorale e aizzando il popolo alla guerra civile con l’appoggio Ue e Usa). Ovviamente, quando diciamo “Biden”, ci riferiamo alla cricca di criminali di guerra che decide al posto suo da quando lui uscì di testa senza più rientrarvi. Oltre al timore che il figlio tossico non regga al carcere, i manigoldi che si fanno chiamare “democratici” sono terrorizzati dall’idea che se la canti e racconti uno dei retroscena della guerra in Ucraina: gli interessi affaristici dei Biden a Kiev. Nel 2014, dopo il golpe bianco, anzi nero, di Euromaidan finanziato dal duo Obama & Biden, Hunter entrò nel Cda di Burisma, il colosso ucraino-cipriota del gas e del petrolio, con un gettoncino di presenza di 1 milione di dollari l’anno senza saper distinguere un gasdotto e un oleodotto da un paracarro. Il procuratore ucraino Viktor Shokin iniziò a indagare sui malaffari di Burisma e nel 2016 Biden chiese a Kiev di licenziarlo.

Nel 2019 Hunter portò il suo pc a riparare in un negozio e se lo scordò lì. Il proprietario tentò invano di contattarlo, poi diede una sbirciatina, trovò foto di Biden jr. con droghe e pistola, e avvisò l’Fbi. Il New York Post pubblicò la storia e le foto, raccontando che nelle email c’erano prove di corruzioni tra Hunter, Joe e Burisma. Ma i molto democratici padroni di Twitter (Dorsey) e Facebook (Zuckerberg) oscurarono la notizia sui social per salvare la campagna elettorale di Biden, che infatti batté Trump, diventò presidente e soffiò sul fuoco della guerra civile ucraina. Che un anno dopo sfociò nell’invasione russa. Ora che la cricca sta per essere messa alla porta da Trump, arriva la grazia: vedi mai che Hunter parli. E si appiccano incendi un po’ ovunque: dall’Ucraina (mine anti-uomo e ok all’uso dei missili Atacms contro la Russia, già definiti “inutili” in settembre da Lloyd Austin) alla Georgia, dalla Romania alla Siria: vedi mai che Trump voglia farla finita con qualche guerra e che se ne scoprano i mandanti. E i moventi.

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GRAVE, MA NON SIRIA

l'editoriale di Marco Travaglio

04 dicembre 2024

Per chi concepisce la geopolitica come un’eterna lotta fra il Bene e il Male, la Siria rimette le cose al loro posto: cioè nel caos più totale. Dove il più pulito ha la rogna.

Assad. Bashar, erede della dinastia che tiranneggia la Siria da 50 anni, rappresenta la setta sciita “alawita”. Ed è alleato di Russia, Iran e Cina contro Usa, Turchia, Israele e regimi sunniti d’Arabia.

I “ribelli”. Divisi in una dozzina di fazioni, erano i nemici numero 1 dell’Occidente sotto le sigle jihadiste sunnite di al Qaeda e Isis: ora sono promossi a “insorti” dopo che gli Usa han dato il via libera alla loro offensiva, guardacaso quando Trump sta per arrivare e cacciare il Partito della Guerra.

Curdi. Decisivi per sbaragliare lo Stato islamico, combattono pro Assad. Ma il loro Pkk guida milizie filoamericane, mentre ora gli Usa si sono alleati con i jihadisti filo-turchi e anti-curdi.

Usa. Già capifila delle coalizioni anti-al Qaeda e anti-Isis, appoggiano i reduci di al Qaeda e Isis in funzione anti-Assad.

Turchia. Il doppio-triplogiochista Erdogan appoggia i jihadisti (come prima l’Isis) per abbattere Assad, annettersi il Nord della Siria sull’antico tracciato ottomano-ataturkiano, magari deportare i 3 milioni di profughi siriani che “ospita” in cambio dei miliardi Ue. Intanto resta nella Nato, pur aspirando a entrare nei Brics con i tre protettori di Assad: Russia, Cina e Iran.

Russia. Putin, miglior alleato di Assad, bombarda i jihadisti anche per difendere le sue basi navali e aeree in Siria. Ma mantiene ottimi rapporti con Israele (che dal 1967 occupa il Golan siriano) e non fa una piega quando Netanyahu bombarda la Siria (inclusa l’ambasciata iraniana).

Iran. È stato decisivo, con curdi, Russia e Usa, nella sconfitta dell’Isis. Ma ora è indebolito dagli attacchi israeliani diretti e indiretti (a Hezbollah). Assad è il suo unico alleato rimasto nell’area.

Israele. È lo storico nemico della Siria, tantopiù ora che i suprematisti ebraici al governo con Netanyahu sognano il Grande Israele (Damasco inclusa). Ma si ritrova a fianco di Erdogan, che chiama Bibi “nuovo Hitler”, per dare un’altra botta all’Iran, chiudergli il corridoio al Mediterraneo (Teheran-Baghdad-Damasco-Beirut) e diventare l’unica superpotenza mediorientale.

Iraq. Cacciati i sunniti di Saddam dagli Usa, a Baghdad governano gli sciiti. Che ora inviano truppe ad Assad contro gli Usa.

Ucraina. Il Kyiv Post rivela che in Siria combattono pure gli 007 di Kiev al fianco dei jihadisti (in funzione anti-russa, come pure in Africa subsahariana). I quali, se prenderanno il potere, torneranno a essere “terroristi” e “tagliagole”. E ci spareranno con le armi che noi fornivamo alla famosa “democrazia ucraina”.

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IL CRETINO DI SUCCESSO

l'editoriale di Marco Travaglio

05 Dicembre 2024

Se fosse vivo, Edvard Munch ritrarrebbe con una variazione sull’Urlo le facce stupefatte dei commentatori italioti che, non azzeccandone mai una, si meravigliano da anni per ciò che le persone normali trovano scontato e prevedibile. Ora, per dire, sono tutti lì con gli occhi sgranati e la bocca a c**o di gallina per il tracollo del mitico governo di Michel Barnier, il noto frequentatore di se stesso riesumato da quel gran genio di Emmanuel Macron per salvare la Francia dagli odiati “populismi” di destra e di sinistra. Noi, che fortunatamente non siamo esperti di nulla, ci eravamo permessi di definire il Cicciobello dell’Eliseo il politico più stupido d’Europa, sebbene la concorrenza nel ramo idioti fosse agguerritissima. L’idea ci era venuta già nel 2017, quando il Napoleoncino fu eletto presidente e un impareggiabile talent scout di schiappe come Renzi lo elesse subito a suo spirito guida, seguito a ruota dai giornaloni, sempre affascinati dalle pippe di successo che traslocano dalla sinistra al centro per fare politiche di destra.

Impossibile inventariare tutti i danni che Micron ha causato alla Francia, all’Ue, ma soprattutto a se stesso, fra tagli di tasse ai ricchi, jacqueries di banlieue e gilet gialli, balletti e mazurke con la Nato, la Russia, l’Ucraina e la Cina. Basta il suo canto del cigno, anzi dell’oca: siccome alle Europee arriva terzo dietro Le Pen e Mélenchon, anziché prender atto che i francesi vogliono chiunque tranne lui, scioglie il Parlamento pensando che cambino idea in un mese. Applausi a scena aperta, soprattutto in Italia, per la mossa machiavellica che incastrerà i due opposti populismi. Invece, sorpresa: rivince la Le Pen. Allora ai ballottaggi fa accordi di desistenza con la Sinistra pensando di vincere. Ma vince la Sinistra, lui arriva secondo grazie ai voti non suoi e la destra lo tallona raddoppiando i seggi. Mentre i fan italici si spellano le mani per lo strepitoso successo, non incarica Lucie Castets, candidata della sinistra arrivata prima ma sgradita ai “mercati” (chissenefrega degli elettori), bensì tal Barnier, un fossile dei gollisti arrivati ultimi col 6,5%. Che governa grazie all’appoggio esterno della Le Pen. Nuovi gridolini arrapati per la Volpe di Parigi che ha messo nel sacco tutti. Rep esalta “la battaglia di Macron per fermare Le Pen” (portandola al governo). Il Foglio si bagna per il “montanaro” Barnier che “garantirà quella stabilità di cui la Francia ha bisogno come l’aria” (infatti durerà tre mesi). Ferrara s’interroga sulla “Francia che odia Macron, un popolo da psicanalizzare”. Il Corriere svelena sul “tribuno di sinistra Mélenchon”, inspiegabilmente critico sul golpe bianco per la sua “voglia di insurrezione”. E Renzi spiega che “Macron ha vinto la sua scommessa”: praticamente, l’estrema unzione.

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I GUARDIANI DEL NULLA

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06 dicembre 2024

“Scappati di casa, irrilevanti, antipolitica, yesmen, farsa amara, attovagliati al banchetto, famiglia Addams, poltronisti, miracolati, ignoranti, cumulo di macerie, cespuglio 2%, disintegrati, decaduti, frusti, minestrina riscaldata, dilettanti, coatti, arroganti, beceri, incompetenti, pagliacci, traditori, morti, stramorti, estinti”. Alberto Airola aveva appena finito di collezionare gli ultimi insulti dei giornaloni ai 5Stelle, quando su Rep è arrivato Francesco Merlo, che doveva aver di nuovo mangiato e bevuto pesante: “Cretinocrazia della Rete, eccesso ridicolo dei perdenti, oltraggio fascistoide, culto fascistoide delle origini, linguaggio insignificante e malmostoso, Conte quasi professore, partitino finto progressista, ex burattini di Grillo, non identificati soggetti che si sono strappati le orecchie d’asino e si sono maccheronicamente impratichiti con la sintassi, col decoro estetico, con le giacche e le cravatte, con qualche libro persino”. Parole mai usate neppure quando B. si faceva 80 leggi ad personam e infilava nelle istituzioni corruttori, mafiosi, confratelli piduisti, servi di scena e mignotte sfuse. Un giorno un bravo psichiatra (o fiscalista) spiegherà l’odio razziale dei media per un movimento di brava gente che ha rinfrescato e ripulito la politica, contrastato l’astensionismo e il neofascismo, portato in Parlamento uno dei gruppi col maggior numero di laureati e giovani, creato due governi che in 2 anni e mezzo hanno fatto molto più e meglio di quelli degli ultimi 25.

Ma il motivo è proprio questo: chi ha tenuto il sacco al berlusconismo e ai suoi derivati tecnici (Monti e Draghi) e centrosinistri, tipo Amato (Autonomia differenziata in Costituzione), Prodi-2 (indulto salva- Previti), Letta (via l’Imu ai ricchi), Renzi (Jobs Act, art. 18, Buona scuola, schiforma costituzionale e altre boiate), Gentiloni (intese di Autonomia con Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia), sa bene di aver pompato governi che non hanno combinato nulla di buono e finiranno nell’oblio e nella pattumiera della storia. E non può sopportare che gli “scappati di casa” abbiano lasciato Rdc, Spazzacorrotti, Dl Dignità, crescita-boom da Superbonus, taglio di vitalizi e parlamentari (unico referendum costituzionale vinto dal Sì in 20 anni), buona gestione della pandemia e soprattutto 209 miliardi di Pnrr. Chi ha passato un quarto di secolo a magnificare pericoli pubblici o pippe cosmiche, da Clinton a Obama, da Biden a Blair, da Hollande a Macron e a vaticinare i trionfi di Hillary, Kamala e Zelensky non può sopportare che i 5Stelle dati per morti dal 2009 continuino a vivere. O si decidono a defungere, o qualcuno capirà che i giornali vendono sempre di meno, ma i giornalisti si vendono sempre di più.

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I GOLPISTI DEMOCRATICI

l'editoriale di Marco Travaglio.

07 Dicembre 2024

È stato ingenuo, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. I golpe moderni, democratici e occidentali, quindi buoni e a fin di bene, non si fanno più con l’esercito e la legge marziale, sennò ti sgamano subito. Molto meglio la soluzione romena: se vince il candidato sgradito a Washington e a Bruxelles, si annullano le elezioni al grido di “Ha stato Putin” (o, ancor più esilarante, “Ha stato Tik Tok”). O quella georgiana: se gli elettori disobbediscono a Usa e Ue e votano per i propri interessi anziché per i nostri, si appoggia la presidente sconfitta che non vuole sloggiare e aizza la piazza contro il Parlamento appena eletto e il premier appena confermato col 54% (contro il 37% delle opposizioni): cioè fa quel che fecero i trumpiani quattro anni fa a Capitol Hill, tra gli strilli indignati di chi allora strillava al golpe e ora tifa per la golpista. Ma l’opzione migliore resta quella francese: Macron perde le Europee, scioglie l’Assemblea e perde pure le Legislative: al primo turno vince la destra, al secondo la sinistra e lui fa un governicchio di centro guidato da una mummia del partito meno votato, che crolla dopo appena tre mesi. Allora Macron se la prende con i francesi, colpevoli di non averlo capito, e con i due partiti più votati, colpevoli di avere i consensi che lui non ha e di voler governare. E, mentre i francesi continuano a non capirlo (due su tre lo vogliono a casa), fa shopping nei migliori cimiteri di Parigi per riesumare un’altra salma da mettere alla guida di un altro governo di centro senza voti che farà la fine del precedente.

Tutti vedono il golpe bianco tranne le cancellerie europee e i media italiani. La Stampa titola “Francia ostaggio dei populisti” (cioè della destra e della sinistra che hanno vinto le elezioni) e accusa gli odiati Le Pen e Mélenchon (odiati perché sono i più votati) di “alleanza rosso-bruna” perché sfiduciano tal Barnier, idolo dei media perché non rappresenta nessuno. E sono uniti da un “sogno” inaudito: “far cadere Macron e andare all’Eliseo”. Roba da matti: fanno politica per vincere le elezioni e governare, refrattari alla prima regola della nuova via golpista alla democrazia: governa chi perde. Infatti, per il Corriere, la Le Pen è “la stratega del caos” e Mélenchon “il tiranno che si sente Cyrano”; e, per gli altri giornaloni, due “narcisisti”. Il vero democratico è l’umile Macron, che pretende di governare contro il suo popolo. In Italia invece il “rosso-bruno” è Conte che, non pago di “voler tornare a Palazzo Chigi” (mentre gli altri leader aspirano a non governare) e “non dichiararsi di sinistra” (contro un preciso obbligo di legge), osa financo votare contro Ursula come la Lega e altri. Quindi, siccome la Dc governò 40 anni contro il Pci e il Msi, i primi “rosso-bruni” furono Berlinguer e Almirante.

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VACANZE ROMENE

l'editoriale di Marco Travaglio

08 dicembre 2024

Per la serie “dicesi ‘ingerenza russa’ ogni elezione vinta da chi non piace alla Nato”, ricapitoliamo il caso Romania. Anche perché i prossimi potremmo essere noi. Governati da 30 anni da partiti corrotti e screditati, i romeni votano alle Presidenziali e al primo turno arriva primo l’outsider nazionalista indipendente Calin Georgescu, il meno atlantista e guerrafondaio sul conflitto ucraino al confine. Come in tutte le elezioni, dall’Ue agli Usa. Ma, anziché farsene una ragione e cambiare postura, Ue e Usa gridano ai brogli di Putin tramite Tik Tok: avendo contro tutte le tv e i giornali governativi, Georgescu ha preferito fare campagna su quel social anziché coi segnali di fumo. La Consulta ordina il riconteggio, che però dà lo stesso esito: elezioni regolari. Allora il presidente uscente Klaus Iohannis declassifica per la Corte cinque file dei servizi segreti, ovviamente segreti, per dimostrare che, sì, Georgescu ha preso il 23% perché il 23% dei votanti ha scelto lui, ma solo perché i russi hanno investito ben 400 mila euro per i suoi spot su Tik Tok. E si sa che, appena vedi uno su Tik Tok, cadi in stato di ipnosi e corri a votarlo. Anche gli altri candidati erano su Tik Tok e Georgescu l’han votato soprattutto contadini e anziani, non proprio fan del tiktokismo, ma lasciamo andare. E i sondaggi che danno Georgescu al 63% al ballottaggio? Semplice: Putin, con la sola forza del pensiero o rispondendo alle telefonate dei sondaggisti al posto del campione, ha taroccato pure quelli.

Poi, stanco morto, s’è distratto un attimo: infatti, sette giorni dopo le Presidenziali, i romeni han votato alle Parlamentari e lì, non essendoci Georgescu, han vinto i partiti governativi. Quindi o i truccatori russi dormivano, o TikTok funziona solo alle Presidenziali. Infatti le Parlamentari sono valide, mentre le Presidenziali vengono annullate dalla Consulta due giorni dopo averle avallate e due giorni prima del ballottaggio, mentre i residenti all’estero stanno già votando. Purtroppo la sentenza nessuno può leggerla perché non esiste: le prove dei brogli russi sono o non sono segrete? Brogli occidentali non possono esisterne, poiché mai Nato e Ue interferirebbero in un’elezione, tanto meno nel Paese a cui gli Usa vogliono donare la più grande base Nato d’Europa: non sarebbe da loro (anche se alla vigilia del voto il Dipartimento di Stato ha avvisato che non tollererà cambi di politica estera a Bucarest). Ora, appena si rivota, Georgescu rischia di prendere ben più del 63%, a meno che non lo arrestino o lo mettano fuorilegge. Quindi si rivoterà a oltranza finché il popolo non si deciderà a votare come gli ordinano quelli che non interferiscono. Ma ci sono anche soluzioni più pratiche: abolire Tik Tok, o i telefonini.

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MA MI FACCIA IL PIACERE

l'editoriale di Marco Travaglio

09 dicembre 2024

Battiquorum. “Il nuovo quorum spaventa Conte” (Repubblica, 6.12). “Quorum o non quorum, il sospetto forte che qualcuno se ne freghi e vada davvero per funghi… Vito ‘Orsacchiotto’ Crimi, responsabile della macchina organizzativa, molto preoccupato, più accigliato del solito” (Fabrizio Roncone, Corriere della sera, 7.12). “M5S, fiato sospeso per il quorum ‘bis’” (Corriere della sera, 8.12). E vabbè, pazienza, è andata così.

Opera buffa. “’La forza del destino’ è un successo. Fischi anti-putiniani a Netrebko”, “Alla Scala gli ucraini manifestano contro la soprano Natrebko, filo Putin” (Giornale, 8.12). L’anno prossimo cantano Zelensky e Biden nell’opera di Ruggero Leoncavallo: “Pagliacci”.

Vesputin. “Bisogna riconoscere che l’Occidente ha sbagliato con Putin. Io sono sempre dell’idea che, quando vinci, non devi stravincere. Non devi umiliare lo sconfitto. Ma come gli è venuto in mente (alla Nato, ndr) di mettere i missili in Polonia? Io capisco che Estonia, Lettonia e Lituania non vedevano l’ora, ma come ti viene in mente di farci la Nato e i missili, in quella che era la casa di Putin!? Quello poi se l’è presa e ora è l’uomo più potente del mondo” (Bruno Vespa, 23.11.2017). “Conte (come Salvini) non accetta di essere considerato filorusso, ma non c’è dubbio anche che alcune posizioni politiche sono quelle che il Cremlino ama vedere rappresentate in Italia” (Vespa, Qn, 7.12.2024). Avrà imparato da Vespa.

L’arma segreta. “Trump incontra Zelensky. E la cravatta gialla su giacca blu dell’americano fa sperare Kiev” (Repubblica, 8.12). Quindi la guerra è praticamente vinta.

Pigi Ballista. “Le donne afghane non possono curarsi. Amnesty International? Non una di meno? Silenzio” (Pierluigi Battista, Huffington Post, 6.12). “Abbiamo un appello che si chiama ‘Rompere il silenzio. Al fianco delle donne afghane’ sul nostro sito con quasi 20mila adesioni” (Amnesty International, 6.12). Bravo Pigi, altra bella figura di m**da.

Sinceri democratici. “In Romania sarebbe stato meglio intercettare prima la guerriglia informatica e gli hackeraggi russi… Bisognerebbe attivare forme di controllo democratico preventive” (Francesco Merlo, Repubblica, 8.12). Giusto: abolire le elezioni prima che si voti.

L’esperta. “Romania, Stefania Craxi: ‘È in corso una guerra ibrida, assurdo non vedere le ingerenze’” (Repubblica, 8.12). Le sue, per esempio, si vedono benissimo.

L’esperto. “A livello europeo il M5S aderisce a Left, il gruppo di estrema sinistra dominato da Sahra Wagenknecht” (Massimo Franco, Corriere della sera, 6.12). Che non fa proprio parte di Left. E informarsi?

Fabrizio Rancore. “Conte molla i leghisti e fa un governo con il Pd. Poi s’accuccia a Draghi. Intanto diventa amico di Trump. E abbraccia Putin. Così, quando il criminale russo scatena la guerra, è tra quelli che non vogliono inviare armi in Ucraina… Infine decide di prendersi il Movimento” (Roncone, Corriere della sera, 7.12). Conte non molla i leghisti, sono loro che lo sfiduciano. Non si accuccia a Draghi, anzi rifiuta la sua offerta di fare il ministro degli Esteri. Non diventa amico di Trump. Non abbraccia Putin. Vota il primo decreto armi a Kiev lo vota perché è finalizzato ai negoziati, poi fatti saltare da Uk e Usa. Non decide di prendersi il M5S: è Grillo che lo prega di farlo. Sei balle in sei frasi: ottima media.

L’hanno rimasto solo. “Ad Atreju, Meloni invita Conte, Calenda e Letta ma quest’anno non vuole Renzi. Le stampelle sì, gli avversari no” (Raffaella Paita, senatrice Iv, X, 4.12). E i peli superflui neppure.

Fortunelli. “Prodi abbraccia Schlein: ‘Il M5S non è di sinistra’” (Repubblica, 3.12). Parola di democristiano.

Mai una gioia. “Al Papa danno solo i giornali di sinistra. Nella rassegna stampa della S. Sede manifesto, Domani , Fatto: neanche un quotidiano di destra” (Libero, 4.12). Come se non avesse diritto pure lui a un po’ di svago.

Il titolo della settimana/1. “Mélenchon, ‘mente’ della crisi francese: il tiranno che si sente Cyrano”, “Mélenchon, chi è il tiranno divisivo della sinistra francese” (Corriere della sera, 5 e 6.12). Dicesi “tiranno” chi arriva primo alle elezioni e pretende financo di governare.

Il titolo della settimana/2. “Addio a Pillitteri, sindaco di Milano dal 1986 al 1992. Il figlio amaro: ‘Poteva essergli risparmiato un decennio di persecuzioni giudiziarie’” (Corriere della sera, 5.12). Se ci avesse risparmiato di prendere tangenti.

Il titolo della settimana/3. “Addio a Pillitteri: il socialista che ha lasciato un segno” (Tiziana Maiolo, Riformista, 6.12). Più che altro, un’impronta digitale.

Il titolo della settimana/4. “Toninelli, show anti-Giuseppi: ai vertici dormivo” (Libero, 5.12). E non s’è più svegliato.

Il titolo della settimana/5. “Chi ha ucciso il socialismo. Da Matteotti a oggi” (Fabrizio Cicchitto, Giornale, 5.12). Passando per Licio Gelli.

Il titolo della settimana/6. “Roberto Morassut (Pd): ‘La gente ti ferma per la strada e chiede una cosa sola: state uniti” (Unità, 3.12). Solo che loro capiscono sempre Stati Uniti.

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LA PADELLA E LA BRACE

l'editoriale di Marco Travaglio

10 dicembre 2024

L’idea di avere in Siria un nuovo Califfato jihadista al posto della tirannide degli Assad riempie di entusiasmo gli scemi di guerra atlantoidi. Rimbambiden, Macron, Ursula, Metsola, Kallas e Zelensky esultano per la fine della dittatura senz’accorgersi che ne è già iniziata un’altra, che ci odia più della precedente. Repubblica e Stampa squadernano l’album fotografico del capo dei cosiddetti “ribelli” al Jolani, segnalandone la poetica somiglianza con Fidel Castro. Ma sul web c’è chi giura che il simpatico seguace di al Zarqawi e al Baghdadi, grande fan dei massacri delle Torri Gemelle e del 7 Ottobre, ricercato dagli Usa con taglia di 10 milioni come uno dei terroristi più pericolosi del mondo, ricordi anche Borat (al netto del costumino con sospensorio e bretelle), Che Guevara, Gesù e forse – parlando con pardòn – Draghi. Il Foglio tripudia per le “due vittorie dell’Occidente dietro la caduta di Assad” (non una: due). Sambuca Molinari gongola per “il successo della Turchia di Erdogan”, l’autocrate e macellaio di curdi che, essendo iscritto al club Nato, sfugge alla spiacevole distinzione “aggressore/aggredito”. Infatti anche la pulizia etnica di 120 mila armeni in Nagorno Karabakh a opera dei suoi complici azeri è stata, per Sambuca, un “successo”.

Pensare che, siccome Assad era (anche) amico di Putin e dell’Iran, la sua caduta sia una benedizione, è roba da menti malate che scambiano la geopolitica per un derby di calcio. I mujaheddin erano belli e buoni quando combattevano (con le nostre armi) gli invasori russi, poi divennero “talebani” brutti e cattivi quando (sempre con le nostre armi) combattevano gli invasori Nato. Saddam era un caro amico quando combatteva (con le nostre armi, anche chimiche) gli ayatollah, poi divenne un puzzone quando, finite le nostre armi chimiche, inventammo che le avesse ancora per poterlo invadere ed esportare la democrazia in Iraq mettendo gli sciiti al posto dei sunniti. Solo che questi crearono il Califfato dell’Isis e ci toccò combatterli con l’aiuto di russi, iraniani e siriani, un po’ meno cattivi di prima, e col sacrificio dei curdi, poi mollati nelle grinfie di Erdogan. Intanto Obama e altri geni spasimavano per le Primavere Arabe, che però vinsero le elezioni in Egitto: allora le schiacciammo con il golpe di Al Sisi. Per non parlare della Libia dopo Gheddafi. Ora che si insediano a Damasco i reduci Isis&al Qaeda, con una decina di bande di tagliagole pronte a scannarsi per il potere, i soliti gonzi parlano di “Siria liberata”, “primavera siriana”, “jihadisti moderati” e “pragmatici”. Si illudono che, se uno è cattivo, il suo nemico sia buono. E che, se uno perde, l’altro vinca. Prima o poi capiranno che, nel nuovo caos mondiale, sono tutti cattivi e perdiamo tutti.

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ROVESCIO INTERNAZIONALE l'editoriale

di Marco Travaglio

11 dicembre 2024

“Quella di terrorista è una qualifica politica che viene data per ragioni politiche e come tale può essere tolta. Un giorno sei terrorista, un altro sei premio Nobel per la Pace, poi magari torni terrorista”. Così, parlando a Otto e mezzo degli eredi Isis&Al Qaeda che avrebbero “liberato” la Siria dalla dittatura degli Assad, Lucio Caracciolo ha liquidato decenni di ipocrisie, doppi standard e moralismi asimmetrici del cosiddetto Impero del Bene nei confronti di amici e nemici, che poi quasi sempre coincidono, ma in tempi diversi. E ha ricondotto il dibattito geopolitico nell’unico alveo serio: quello del realismo. Che suggerisce di fare un po’ di sana pulizia nel vocabolario, cancellando (o rinviando a data da destinarsi) espressioni svuotate come diritto internazionale, autodeterminazione dei popoli e democrazia. I popoli possono autodeterminarsi con l’indipendenza solo se sono amici nostri, anche se violano risoluzioni dell’Onu, come il Kosovo che si staccò dalla Serbia; se sono amici dei nostri nemici – come i russofoni del Donbass e della Crimea in Ucraina, dell’Ossezia del Sud e dell’Abkazia in Georgia, della Transnistria in Moldavia, e gli armeni del Nagorno Karabakh in Azerbaigian – o nemici dei nostri amici come i curdi invisi a Erdogan, non possono.

L’Onu, con la Corte penale internazionale (e i tribunali speciali precedenti), fece pagare i crimini di guerra a Milosevic e ai genocidi ruandesi e ora vuole arrestare Putin e Netanyahu, ma si è scordata i criminali di guerra più mortiferi: Clinton, Bush jr., Rumsfeld, Cheney, Condoleezza Rice, Blair, B., Aznar, Obama, Sarkozy&C., per tutti i morti ammazzati in Serbia, Afghanistan, Iraq e Libia. Il diritto internazionale fu giustamente imposto manu militari all’Argentina quando fregò le Falkland al Regno Unito e a Saddam Hussein quando si mangiò il Kuwait, ma non tutte le volte che Israele invase (e ancora invade) terre palestinesi o brandelli di Libano e di Siria. A proposito di Siria: Israele sta allegramente occupandone altri pezzi a Sud, come fa da anni e continua a fare a Nord la Turchia. Che ha appena scambiato il ritiro dei russi da Aleppo con la salvaguardia delle loro basi e con la soluzione finale per i curdi. Poi ci sono gli Usa, che controllano un altro lembo di Siria con una base militare e un migliaio di uomini e ora fiancheggiano i jihadisti e il capobanda al Jolani senza neppure revocare la taglia da 10 milioni posta sul suo capo con la messa al bando del suo Hts, in cima alla lista nera degli Usa e dell’Ue come il non plus ultra del terrorismo. Cioè: Israele, Turchia e Usa – esattamente come prima l’Isis – occupano territori di uno Stato sovrano e nessuno dice né fa nulla. Com’era quella storiella dell’aggressore e dell’aggredito?

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IL DIBATTITO PD-PD

l'editoriale di Marco Travaglio

12 dicembre 2024

Questa intelligenza artificiale una ne pensa e cento ne fa. Martedì s’è inventata una Meloni che limona duro con Musk. Poi, non contenta, ha fabbricato una scenetta ancor più improbabile, che non necessita neppure della scritta FAKE per capire che è falsa: Elly Schlein che dibatte a Dimartedì con Lucia Annunziata. A nessuno verrebbe mai in mente di inscenare un faccia a faccia fra la segretaria Pd e un’eurodeputata Pd, né alle due di prestarvisi. Specialmente se accusano ogni due per tre la premier di sottrarsi al confronto. Cosa direbbero se la famigerata TeleMeloni allestisse un confronto Meloni-Donzelli, Tajani-Gasparri, Salvini-Vannacci, Conte-Appendino? Del resto bastava seguire il dibattito fra la pidina e la pidina per accorgersi del tarocco. La finta Schlein spiegava di non provare imbarazzo per aver votato la Von der Leyen con FdI dopo aver giurato che mai l’avrebbe fatto: “In imbarazzo dovrebbe essere la Meloni” per aver votato col Pd dopo aver giurato che mai ecc. (A è uguale a B, ma B non è uguale a A). Parlando dell’amore del Pd per Stellantis & Stampubblica, la falsa Annunziata riusciva a dire restando seria: “Gli Agnelli sono da sempre molto ammirati. E i giovani Agnelli sottovalutano il peso etico e morale di esempio che la famiglia Agnelli ha avuto” (succhiando molto eticamente centinaia di miliardi allo Stato e occultandoli all’estero).

Intanto la fake Elly illustrava il suo “fisco giusto”: “A prescindere dal lavoro che fai, tanto guadagni e tanto paghi”, salvo poi accorgersi che quella è la flat tax delle destre e correggersi precipitosamente. E la fake Lucia chiariva a Floris: “Questa è la seconda volta che mi trovo a discutere con te sempre sulla questione di qual è il grande quadro che muove la Meloni in questo preciso momento: la storia delle tasse è stata caratterizzata caratterizzante di questo governo fin dall’inizio, ma oggi come oggi se tu vedi tutto quello di cui tu hai parlato, desiderio da una parte di avere rapporti direttamente con l’industria, denigrare i lavoratori, i sindacati, la questione delle tasse in cui si dice contro le grandi società e le grandi banche e poi invece lavorare su queste cose, a me mi ricorda una sola cosa: mister Trump!”. Una frittura di parole tipica di Chat Gpt. Come lo sdegno della finta Elly contro Ursula: “All’Economia ha messo un falco dell’austerità!”. Parole che mai pronuncerebbe la leader del partito che ha appena votato la commissione Ursula con dentro il falco dell’austerità.

Ps. Mi dicono che il faccia a faccia Schlein-Annunziata non era un’invenzione dell’AI: era tutto vero. Le intrepide duellanti volevano semplicemente dimostrare che loro, a differenza della Meloni, non hanno paura delle domande scomode.

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SALA MENSA

l'editoriale di Marco Travaglio

13 dicembre 2024

Ogni mattina Beppe Sala si sveglia, apre la finestra, s’infila un dito in bocca, lo mette fuori per sentire dove tira il vento e decide la sua collocazione politica, che dura al massimo fino a sera, salvo perturbazioni pomeridiane. Quando si occupa di gomme alla Pirelli, di telefonini alla Telecom e di caveau a Nomura, è un sciur parùn. Da direttore generale della giunta Moratti sta all’incrocio tra Lega, FI e An. Da commissario all’Expo, fra appalti senza gara, incarichi all’architetto che gli ristrutturava la villa al mare, retate per giri di mazzette che lui non ha notato, opere finite a babbo morto e buchi di bilancio, si becca una condanna per falso in atto pubblico e poi lo salva la prescrizione. Il sindaco ideale per Milano: siccome a destra è tutto sold out e Pisapia lascia un buco a sinistra, si sente irresistibilmente del Pd, senza peraltro iscriversi. Ma quando il M5S va al governo, esalta “la rivoluzione straordinaria di Grillo”, pranza a casa sua, vanta un “rapporto amicale” e una “comunanza di visione”. In piena pandemia lancia la campagna “Milano non si ferma” e si fa un apericena con Zinga (che torna a Roma col Covid). Poi torna da Grillo a Marina di Bibbona: stufo di fare il sindaco, gradirebbe guidare il progetto Tim-2. Ma non se ne fa nulla e nel 2001 si ricandida, stavolta come verde: firma la carta dei valori dei Verdi Europei per poi aderirvu “nei tempi giusti”. Cioè mai.

Nell’estate 2022 riceve Di Maio, fresco di scissione dal M5S, per “dargli una mano” alle elezioni. L’ideona è il “Partito dei sindaci”: i quali purtroppo, facendo già i sindaci, non possono candidarsi. Il Partito dei sindaci naufraga per mancanza di sindaci. Sala si riscopre dem, sempre senza tessera, annunciando che voterà Pd. Di Maio prende lo 0,6. E Sala riceve il Telegatto da Sorrisi e Canzoni tv, forse per il miglior trucco e parrucco. Infatti il Picasso meneghino, dopo i periodi azzurro, rosé, giallo e verde, entra in quello grigio: il colore del cemento armato dei grattacieli e degli ecomostri abusivi con oneri urbanistici a prezzi di saldo. Sul sacco di Milano la Procura apre una ventina d’inchieste, sequestra i manufatti fuorilegge e indaga 14 persone, ma ecco pronte le destre con un bel condono simpaticamente chiamato “Salva-Milano”, che condanna tutte le metropoli a fare la stessa fine di Sala City. Il Pd ovviamente lo vota con FdI, FI e Lega, fra le proteste di urbanisti, giuristi, paesaggisti. E Sala che fa? Con agile balzo, diventa “centrista” e si candida su Repubblica a guidare un’“area liberaldemocratica”, che però non sia il “cespuglietto di una sinistra molto spostata a sinistra”. Praticamente una sinistra molto spostata a destra, “con una forma di governance (sic, ndr) che ricordi quella della Dc”. Ora, per completare il giro, gli manca solo CasaPound.

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I GUERRAPIATTISTI

l'editoriale di Marco Travaglio

14 dicembre 2024

Da agosto, quando Zelensky ebbe l’idea geniale di invadere un fazzoletto di Russia nella regione di Kursk per distogliere truppe russe dal Donbass, le truppe russe non si sono mosse di lì e avanzano molto più rapidamente di prima (10 km al giorno), mentre quelle ucraine nella regione di Kursk non fanno che arretrare. Nessun effetto frenante (semmai accelerante) neppure dalle ultime trovate di Biden, spacciate dalla stampa atlantoide per risolutive: le mine antiuomo (una delizia per i futuri bambini ucraini), definite in passato “militarmente inutili” dallo stesso Biden; e l’ok a bombardare la Russia con missili americani Atacms a lunga gittata, definiti a settembre “militarmente inutili” dallo stesso Pentagono.

Mentre i guerrapiattisti ripetono a pappagallo che dobbiamo sostenere il popolo ucraino che vuole combattere fino all’ultimo (ucraino), la maggioranza del popolo ucraino si dichiara stufa di Zelensky e della guerra, favorevole a compromessi territoriali e contraria a nuovi reclutamenti. Le fughe di soldati dal fronte sono sestuplicate nel 2024 rispetto al 2022-23 e nessuno vuol più farsi arruolare: siamo a 600 mila renitenti e 150 mila disertori, che qualcuno nel governo vorrebbe fucilare, mentre gli Usa si accontentano che Zelensky abbassi l’età di leva da 25 a 18 anni.

Trump fa sapere che Kiev non entrerà nella Nato, non avrà più armi e fondi a getto continuo né il permesso di bombardare la Russia con gli Atacms. Zelensky prepara il suo popolo al negoziato con Putin e alla rinuncia alla Crimea e ai territori occupati, che saranno separati da quelli rimasti sotto il suo controllo (l’80% del Paese) da una forza di interposizione internazionale. Ma l’Ue, ultimoiapponese ignaro della fine della guerra, continua a combattere dai divani di Bruxelles e Strasburgo con armi e prestiti, 500 miliardi di eurobond per la transizione militare, risoluzioni sulla “vittoria” ucraina in Crimea e in Donbass, e ca**ia Scholz perché parla con Putin per invitarlo a fare ciò che vogliono Trump e Zelensky: negoziare.

Boris Johnson, il criminale di guerra che fece saltare gli accordi di Istanbul fra Mosca e Kiev nell’aprile del 2022 (mezzo milione di morti fa), confessa al Telegraph che “stiamo combattendo una guerra per procura, ma non stiamo dando agli ucraini la possibilità di fare il lavoro”. Ma è ancora a piede libero.

Mark Rutte, manigoldo Nato, vuole più soldi per le armi e più soldati a spese di “sanità e pensioni” perché “tra 4-5 anni la nostra capacità di deterrenza sarà indebolita e i russi potrebbero pensare di attaccarci” (ma non spiega il perché), ergo “dobbiamo tornare a una mentalità di guerra”. Ma l’ambulanza non arriva mai.

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