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IL CAMPO LAGNA
l'editoriale di Marco Travaglio
29 settembre 2024
Il pallosissimo feuilleton dal titolo “Campo Largo”, volge finalmente al termine. E avrebbe evitato di fracassarci i santissimi per mesi se i suoi leader o aspiranti tali avessero chiarito cosa intendono con quella ridicola espressione bucolico-agronomica. C’è chi l’ha detto fin dall’inizio: Conte, Fratoianni, Bonelli, Calenda e Renzi; e chi tuttora non lo dice, preferendo parlare per superc***ole: la Schlein. Con una complicazione aggiuntiva: quelli che l’han detto con chiarezza lo intendono in maniera diversa l’uno dall’altro. Conte, Bonelli e Fratoianni vogliono un’alleanza tra forze compatibili, quindi non con Renzi e, quanto a Calenda, dipenderà dalle sue prossime evoluzioni. Neppure Calenda vuole Renzi (gli è bastata la sanguinosa “alleanza” del 2022), ma non esclude gli altri, anche se il suo programma è incompatibile con molti di loro. Renzi, respinto con perdite dalla destra, è talmente disperato che pur di tornare nel centrosinistra (cioè in Parlamento con immunità incorporata) digerisce di tutto. Poi c’è l’enigma della sfinge: la Schlein, che parla e lascia parlare Renzi come se avesse con lui un patto d’acciaio, ma s’è scordata di avvertirne gli alleati. Che se lo ritrovano fra i piedi dappertutto, insalutato ospite, senza capire chi l’ha invitato, mentre lui spiega che l’ha cercato Elly. Ma guai a domandarle se è vero, e quando, e perché, e su quali basi, clausole e condizioni: lei risponde tutta offesa che “basta veti” all’uomo dei veti. L’altro giorno i 5 Stelle, che in Liguria avevano sacrificato il loro Pirondini per unirsi a Orlando a patto che non ci fosse Iv, si sono ritrovati una lista piena di renziani camuffati da centristi. E Orlando ha dovuto depennarli in extremis con l’aria stupita, come se Conte non gli avesse detto che non li voleva. Intanto la Schlein intimava a M5S e Avs di non votare un organo di garanzia come il Cda Rai perché Pd e Renzi avevano deciso di sabotare la legge voluta da loro. E, siccome quelli l’hanno votato, li hanno accusati e fatti accusare di tradimento.
Ora, il feuilleton ha strarotto gli zebedei e non può durare altri tre anni, quanti ne mancano alle Politiche (salvo sorprese). È il caso di darci un taglio. I leader di opposizione si parlino e si diano appuntamento al 2027 o a quando sarà: per fare opposizione non servono alleanze, campi larghi o stretti o così così. Ognuno si oppone come può, poi fra tre anni i superstiti si siederanno a un tavolo e decideranno cos’è meglio per non rimandare le destre al governo. A naso, la soluzione è un contratto come quello fra 5Stelle e Lega del 2018 e quello fra 5Stelle e Pd del 2019: pochi obiettivi chiari e condivisi. E il premier lo decidono le primarie allargate ai partiti che ci stanno. Nel frattempo la lagna del Campo Largo è abolita per sfinimento degli italiani.
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MA MI FACCIA IL PIACERE
l'editoriale di Marco Travaglio
30 settembre 2024
Slurp. “Emesso il francobollo commemorativo per Silvio Berlusconi. Stampato in 350 mila copie nel giorno del suo compleanno” (Ansa, 29.9). Migliaia di lingue in astinenza festeggiano.
Concorso Totip/1. “Io ho patteggiato, ma lo ha fatto anche la Procura” (Giovanni Toti, Corriere della sera, 27.9). Me ne hanno date tante, ma quante gliene ho dette!
Concorso Totip/2. “Dietro singoli reati o abusi commessi da appartenenti alla Loggia P2 gli approfondimenti dell’epoca portarono a delineare coinvolgimenti e contorni di quella che fu definita ‘Strategia della tensione’ volta a provocare una svolta a destra nella politica del Paese sfruttando la paura del caos e dell’estremismo” (Giovanni Toti, Giornale, 23.9). Deve avercela con l’affiliato numero 1816, l’ingrato.
Pluralis maiestatis. “Noi unici alleati affidabili” (Maria Elena Boschi, deputata Iv, Foglio, 26.9). “Noi siamo l’opposizione” (Matteo Renzi, leader Iv, Stampa, 27.9). Ma noi esattamente chi?
Cella d’isolamento. “M5S e Avs tradiscono il Pd, che resta isolato” (Domani, 27.9). Cioè con Renzi.
Scappellini. “L’antisemitismo alla carbonara nelle vignette del Fatto che svela il volto di un giornale aguzzino dell’intelligenza e della satira” (Giuliano Ferrara, Foglio, 26.9). “’A morte la sinistra!’ I rossobruni d’Europa sono in debito con Grillo e Travaglio. Come un pezzo di ex sinistra è finito a fare gara di sovranismo con la peggiore destra” (Stefano Cappellini, Repubblica, 27.9). Dopo il Ferrara che ce l’ha fatta, il Ferrara che non ce l’ha fatta.
Diritto e rovescio. “Stalking, giustizia riparativa per Morgan. Ma l’ex fidanzata non andrà agli incontri: ‘Inaccettabile chiedere alla vittima di stare di fronte al suo persecutore’” (Messaggero, 28.9). Anziché l’ordine di allontanamento, l’ordine di avvicinamento.
Assecondiamolo. “La buona notizia è che la guerra del presidente Putin ha fallito” (Joe Biden all’Onu, 24.9.). Non gli dicono proprio più niente.
Quasi premiato. “Quasi un Nobel per la Pace. Quel premio a Zelensky” (Foglio, 24.9). Tipo quella ragazza che era un po’ incinta, ma appena appena.
Indovina indovinello. “Che cosa chiede Zelensky agli alleati, oltre alla solidarietà” (Foglio, 24.9). Altri soldi?
Nuovi comici. “Nardella (Pd): ‘Sì a Fitto, ma sia europeista e autonomo da Meloni’” (Foglio, 20.9). Uahahahahah.
La Divina Commedia. “Uno studio lo conferma: Silvio è ancora un leader” (Daniele Capezzone, Libero, 16.9). Ma del Paradiso, del Purgatorio o dell’Inferno?
Senti chi merla. “Elly Schlein ha lasciato il Pd completamente fuori dalle nomine Rai, crescendo in prestigio e carisma. Conte ha ottenuto una nuvola di poltrone e poltroncine” (Francesco Merlo, Repubblica, 28.9). Gli manca solo quella di consulente al nulla ottenuta da un certo Merlo nella Rai renziana, per la modica cifra di 240 mila euro l’anno.
Ohibò. “Rai, accuse incrociate Pd-M5S. I dem cercano ancora un nome” (Domani, 25.9). Ma come, non erano sull’Aventino?
L’estremo oltraggio. “Mastroianni fa 100 con Repubblica”, “Molinari: ‘Mastroianni il divo reale e immaginario’” (Repubblica, 23 e 25.9). Povero Marcello, non meritava.
Perdite inestimabili. “Sgarbi, assessore alla Bellezza, addio alla giunta di Viterbo” (Repubblica, 29.9). Peccato, lui è sempre così utile.
La superchiarola. “Le scienze, sa Launay che apre l’ombrello delle sue sensazioni e conoscenze sulla nostra testa perché quei passi li ricalchi chi legge, sono un mezzo per scardinare idee e luoghi comuni e lo strumento più potente delle scienze è la matematica. Come la geometria euclidea, che non è vera, è utile perché si accorda al nostro stare al mondo, così pensare che su una retta i numeri possono procedere per moltiplicazione e non per addizione ci aiuta a farci una idea quantitativa di ciò che ci sta intorno” (Chiara Valerio, Robinson-Repubblica, 29.9). Come fosse Antani.
Il titolo della settimana/1. “La terza vita di Francesca Pascale. Abbandona il biondo, si iscrive all’Anpi, parla di diritti e antifascismo, guarda a Marina e a sinistra: ‘Riunirò i liberali delusi da FI’” (Repubblica, 23.9). “L’altra erede del Cav. È lei la vera anti Meloni?” (Foglio, 28.9). Ma andé a ciapà i ratt.
Il titolo della settimana/2. “Manifesti filo russi in decine di città: ‘La Russia non è il mio nemico’. L’intelligence indaga su autori e finanziatori” (Repubblica, 28.9). Previa abolizione dell’art. 21 della Costituzione.
Il titolo della settimana/3. “La storia è così: alla fine i cattivi perdono sempre” (Mario Sechi, Libero, 29.9). No, quella è la fiaba.
Il titolo della settimana/4. “L’Occidente non ha perso” (Federico Rampini, Sette-Corriere della sera, 27.9). Che abbia pareggiato?
Il titolo della settimana/5. “Castrazione chimica, nascerà un ‘tavolo’” (Corriere della sera, 19.9). Te la fanno lì sopra?
Il titolo della settimana/6. “Rai, il caso delle flatulenze: prosciolti i sei giornalisti” (Messaggero, 27.9). I soliti castelli in aria.
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SPACCIO LARGO
l'editoriale di Marco Travaglio
01 Ottobre 2024
Domenica abbiamo raccontato una storia che dovrebbe scatenare i media e le opposizioni contro le schiforme della giustizia e chi le ha votate. In una località del Sud ad altissima densità mafiosa, la Procura chiede al Gip l’arresto di 12 persone per spaccio di droga. Mentre il Gip esamina la richiesta, passa la legge Nordio che gli impone di avvisare gli arrestandi per interrogarli e solo dopo decidere il da farsi. Quindi convoca i 12 di lì a 20 giorni e deposita per loro il fascicolo d’indagine. Quelli se lo leggono e scoprono tutte le prove a loro carico, incluso il nome del testimone che li accusa di spaccio. Il quale viene subito minacciato di morte e fugge in un’altra città, maledicendo il giorno che ha avuto la bella idea di fare il buon cittadino anziché farsi gli affari suoi. Tutto ciò non sarebbe accaduto senza la legge Nordio, cioè se il Gip avesse potuto arrestare la sporca dozzina (presunta, ci mancherebbe). Intanto i 12 sono sempre a piede libero, in attesa dell’“interrogatorio preventivo” che sarà una passeggiata, perché ci arriveranno preparatissimi, con tutto il tempo che hanno avuto per concordare le versioni. Forse, passato tanto tempo, cadranno anche le esigenze cautelari per arrestarli. E torneranno a spacciare come prima e più di prima. Ogni tanto faranno un giretto sotto casa del testimone, casomai fosse così temerario da rientrare. Ogni sera accenderanno un cero a San Carletto Mezzolitro che ha fatto la grazia. E dormiranno fra due guanciali: sarà dura trovare un altro fesso che racconti alla polizia quello che fanno.
Naturalmente questa storia non l’ha ripresa nessun tg, talk, giornale ed esponente di opposizione. Sono tutti impegnatissimi a parlare del nuovo Cda Rai, dei destini del Campo Largo, del referendum sulla cittadinanza, dello Ius Soli o Scholae o Sòla, delle epiche battaglie civili degli eredi di B. con Pascale incorporata, delle ultime dichiarazioni di Renzi e Tajani e di altri temi che elettrizzano la gente. Intanto, dopo anni di leggi svuota-carceri e chiacchiere sul calo dei reati, i delitti hanno ripreso a salire. E i primi ad accorgersene sono i meno abbienti dei quartieri popolari, che un tempo votavano a sinistra e ora che quella s’è accomodata nelle Ztl si buttano sempre più a destra. In Italia (col freno dei 5Stelle), ma ancor più in Germania, in Austria, in Nord Europa, in America. Riusciranno i nostri eroi dell’opposizione a spiegare a queste fasce di popolazione che la destra più illegalitaria del mondo premia i pusher e punisce i testimoni? O parlano di queste cose, o continuano a blaterare di Campo Largo e magari ci spiegano questa gran fregola di imbarcarvi chi ha votato la porcata Nordio insieme alle tre destre ufficiali: Azione e Iv, cioè le due destre ufficiose.
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INNOCENTI INVASIONI
l'editoriale di Marco Travaglio
02 ottobre 2024
Massima solidarietà ai colleghi titolisti che da 31 mesi chiamano “invasione” l’invasione della Russia in Ucraina e ora non sanno come chiamare quella di Israele in Libano. Sennò poi dovrebbero chiedere sanzioni economiche, commerciali e militari contro Tel Aviv, invii di armi al governo libanese aggredito contro l’aggressore israeliano (da bombardare anche sul suo territorio, sempre per “legittima difesa” ci mancherebbe), accusare chi si oppone di voler spianare la strada al nuovo Hitler come quel pappamolla di Chamberlain a Monaco 1938, paragonare le milizie libanesi alla Resistenza antifascista, reclamare il sequestro degli asset israeliani nelle banche occidentali, l’ostracismo globale per scrittori e artisti israeliani vivi e morti, giornalisti, fotografi, direttori d’orchestra, soprano, calciatori, tennisti, atleti olimpici e paralimpici, docenti e ricercatori giù giù fino ai gatti, tutti agenti di Netanyahu. E poi bandire tutti i siti e i social della stampa israeliana e dare la caccia agli hacker, troll e hater israeliani che a suon di fake news truccano tutte le elezioni dell’orbe terracqueo a vantaggio dei complici di Bibi. Troppo complicato. Molto più semplice chiamare l’invasione con un altro nome.
Premio Pulitzer al Corriere per il sontuoso “Invasione limitata in Libano”. Come quella ragazza che rimase “un po’ incinta”. Quindi sì, Israele invade, ma appena appena, un cicinìn. In fondo è solo un’“offensiva di terra”, ma senza offesa per nessuno. Una visitina: toc toc, è permesso? Per Repubblica non è che una serie di “incursioni”, anzi “operazioni di commando contro Hezbollah”. Sì, vabbè, sono “oltre confine” di uno Stato sovrano, ma che sarà mai. Per Domani e Verità è un’“incursione”: una sola. Per Messaggero e Libero, Israele “entra in Libano”, come uno che va un attimo in bagno. Meraviglioso il Giornale: “Bibi: ‘Iraniani presto liberi’. Via al blitz in Libano”. Ecco cos’è l’invasione: un “blitz” in Libano per liberare gli iraniani, che fra l’altro non hanno mai chiesto di essere liberati. Riformista: “Israele verso l’ingresso in Libano”, ma è ancora sull’uscio e sta suonando educatamente il campanello. “Ehi, c’è nessuno in casa?”. Sul dizionario dei sinonimi del Foglio l’invasione si chiama “deterrenza contro l’asse del male”, anzi – garantisce Giuliano Ferrara – “autodifesa”. Adriano Sofri, che di morti ammazzati se ne intende, fa una bizzarra equazione fra “le guerre della Russia e dell’Iran”. Solo che è Israele che ha bombardato per primo l’Iran, oltre a Gaza, Cisgiordania, Libano, Siria, Yemen e Iraq. Parrebbe quasi, parlando con pardòn, l’“aggressore”. Ma non esageriamo. Manca poco che la chiamino “operazione militare speciale”. Che poi “speciale” è pure troppo: meglio “ordinaria”.
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RAZZE INFERIORI
l'editoriale di Marco Travaglio.
03 ottobre 2024
Quando pensi che si sia toccato il fondo, leggi Repubblica e ti rincuori: c’è ancora molto da scendere, o da scavare. La rappresaglia iraniana dopo la strage israeliana del 31 luglio a Teheran per uccidere Haniyeh, capo politico di Hamas, non c’era stata, grazie alle pressioni di Usa e Russia. Ma dopo la strage israeliana di Beirut per uccidere anche Nasrallah, leader di Hezbollah, è arrivata: un morto (palestinese) e qualche ferito in Israele. Improvvisamente il direttore Molinari, che s’era distratto un attimo per un anno sui 42 mila morti ammazzati a Gaza e sulle migliaia di morti ammazzati (più un milione di profughi) in Libano, ha riscoperto il valore anche di una sola vita umana e ha titolato il suo editoriale: “Se la morte viene dal cielo”. I titoli con il “se” introducono un’ipotesi che spetta al lettore completare: qui ci sta un bel “…dipende da chi sgancia i missili dal cielo e da chi c’è sotto”.
Ma il meglio viene con il commento di Stefano Folli. Che, anziché denunciare l’impunità garantita dall’Occidente allo sterminatore Netanyahu, il doppio standard sulle sue innocenti invasioni e su quelle indecenti di Putin, l’afasia balbettante e inconcludente del Pd che vota la dichiarazione di guerra alla Russia e non osa proporre il ritiro dell’ambasciatore da Israele e qualche straccio di sanzione economica e militare, attacca i dem per la ragione opposta: sono troppo antisraeliani perché non chiedono di vietare il corteo pro Pal di Roma, già peraltro vietato dal governo (ma una vera opposizione il governo lo previene). Infatti Folli già sa che vi si invocherà “lo stesso proposito messo in atto 80 anni fa dai nazisti di Kappler” e si “inneggerà al terrorismo”. Quello arabo, s’intende, perché quello israeliano già lo giustifica il suo giornale. Del resto, come ebbero a dire B. e i neocon, quella araba è una civiltà inferiore. E non solo quella. Folli testuale: “Le migliaia di morti civili a Gaza sono una tragedia che scuote le coscienze. Ma le scuote solo in Occidente, dove esiste una civiltà giuridica e un senso di umanità”. E certo, tra i baluba del mondo arabo, ma anche del resto dell’Asia, in Africa, in Centro e Sud America, quando ammazzano decine di migliaia di civili, per metà bambini, si brinda a champagne. E le coscienze non si scuotono perché chi non ha la fortuna di stare in Occidente una coscienza non ce l’ha: e forse neppure un’anima. Di certo non ha senso di umanità: non si tratta di uomini, ma di bestie. Non resta che continuare a civilizzarli, per quel poco che capiscono, a suon di guerre e bombe, per esportare ovunque i nostri valori di democrazia, umanità e soprattutto civiltà giuridica. Se poi si ostinano a non imparare e organizzano una manifestazione, gliela vietiamo. Siamo o non siamo i buoni?
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Marco Travaglio Direttore del Fatto Quotidiano ------------------ Diete & fritture 4 Ottobre 2024 ----------------- Ieri a Salerno hanno arrestato un po’ di deluchiani per corruzione e appalti truccati, fra cui il famoso Franco Alfieri, ex sindaco di Torchiara, poi di Agropoli (con l’88,99% dei voti) e ora di Capaccio Paestum e contemporaneamente presidente della Provincia di Salerno, già prescritto in un altro scandalo di tangenti. Famoso perché nel 2016 De Luca, che aiutava Renzi a raccattare voti in Campania per il Sì al referendum sulla sua schiforma (in)costituzionale, riunì in un hotel centinaia di sindaci e amministratori e disse che dovevano fare “clientelismo” come il fedelissimo Franco. L’audio, scoperto dal nostro Fabrizio d’Esposito, uscì sul sito del Fatto. “Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare”, esordì De Luca: “Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella… Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, quattromila persone su ottomila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come c***o vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso”. Nel 2019, appena don Franco divenne sindaco del suo terzo Comune, Capaccio Paestum, sfilò per il paese un carosello di auto in festa, più cinque ambulanze a sirene spiegate appartenenti a una onlus legata a un pregiudicato per tentata estorsione con metodo camorristico. Noi, ingenui, pensavamo che almeno Alfieri il Pd l’avesse cacciato. Prima e dopo l’elezione a segretaria, la Schlein era stata categorica: “Caccerò i cacicchi e i capibastone”. Invece Mister Fritture l’hanno “sospeso” ieri appena entrato in galera: il rinnovamento lo fanno i carabinieri, che ogni tanto portano via qualcuno.
Ma ora siamo in ansia per i dem asserragliati sull’Aventino nel terrore di contaminarsi con la lottizzazione Rai. Non sarebbe da loro, anche se vantano i direttori di Tg3, Radio2, Radio3, Palinsesti; due vicedirettori al Tg1, uno al Tg2, due alla Tgr più vari direttori delle testate regionali, uno al Gr1, due a Rainews24, uno a Rai Parlamento, tre agli Approfondimenti, i vertici di Rai Cinema, Fiction, Cultura, Kids, RaiPlay, Rai Way, Offerta Informativa, Digitale, Contratto di servizio e uno stuolo di corrispondenti e conduttori. Noi quelli bravi li lasceremmo lì, ma sarebbe un orrido inciucio con TeleMeloni. Quindi, prima del prossimo sit-in contro i lottizzati, urge un bel sit-out per evacuare i dem. E ora il trasloco di Mario Orfeo dal Tg3 a Repubblica al posto di Sambuca cade a fagiolo: che a nessun pidino debole di prostata scappi un nome per rimpiazzarlo. La Dieta Aventino è così: non ammette deroghe.
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L'AMICO TERRORISTA
l'editoriale di Marco Travaglio
05 ottobre 2024
Chissà se le migliori gazzette d’Occidente noteranno la macabra comicità della nota emessa ieri dal Servizio segreto militare ucraino Gur insieme al video di un uomo che esplode per una bomba sotto la sua auto: “Il 4 ottobre, intorno alle 7 del mattino, nella zona temporaneamente occupata di Energodar, un’auto che trasportava un criminale di guerra, il ‘capo della sicurezza’ della centrale nucleare di Zaporizhzhia, Andriy Yuriyovych Korotkyy, è esplosa… Dopo la presa della centrale, Korotkyy ha collaborato volontariamente con gli invasori russi, ha fornito loro gli elenchi dei dipendenti della stazione con i loro dati personali, indicando i cittadini filoucraini. Ogni criminale di guerra riceverà una giusta punizione”. Più che una nota, un volantino di rivendicazione tipico delle organizzazioni terroristiche: solo che il Gur è un pilastro della celebre “democrazia” ucraina, addestrato, finanziato e armato da Usa, Nato e Ue per combattere al posto nostro il regime autocratico e terroristico di Russia in difesa del mondo libero e del diritto internazionale. La narrazione era già piuttosto ridicola fino all’altroieri, visti i dieci anni di guerra civile nel Donbass e soprattutto degli atti terroristici perpetrati dai Servizi e dagli squadroni della morte ucraini in giro per il mondo: l’esplosione dei gasdotti russo-tedeschi Nord Stream 1 e 2 a opera di un incursore ucraino ricercato da Berlino, fuggito in Polonia e di lì a Kiev su un’auto diplomatica dell’ambasciata a Varsavia; gli assassinii a Mosca di Darya Dugina, figlia di un filosofo filoputiniano (autobomba) e dell’ex deputato socialista ucraino Ilya Kiva, espulso e condannato per tradimento dopo aver criticato Zelensky anche per la tossicodipendenza (colpo alla testa); l’assassinio a San Pietroburgo del blogger ucraino filorusso Vladen Tatarsky (statuetta esplosiva); l’attentato allo scrittore e politico nazionalista russo Zakhar Prilepin, ferito e mandato in coma dall’esplosione della sua auto vicino Mosca; gli omicidi di giornalisti “propagandisti”, cioè sgraditi al regime, rivendicati a maggio dal capo del Gur Kyrylo Budanov; il sostegno a gruppi jihadisti legati a Isis e al Qaeda in Niger, Mali e Burkina Faso, vantato a luglio dal portavoce del Gur in funzione anti-Wagner. Ma i terroristi di Stato ucraini avevano sempre colpito oltre confine. Ora si fanno gli attentati in casa: anziché star lì a perder tempo per arrestare e processare i presunti collaborazionisti, li fanno esplodere direttamente. Fortuna che l’Ucraina sta con i Buoni e infatti entrerà nell’Ue e nella Nato, mentre la Russia capeggia i Cattivi e infatti il Parlamento europeo la definisce “Stato terrorista” e Putin ha un mandato di cattura internazionale. Sennò poi uno chissà cosa va a pensare.
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CONSIGLI DI LETTURA
l'editoriale di Marco Travaglio
06 ottobre 2024
Da quando il dibattito delle idee è regredito alla clava dei Flintstones e alle curve da stadio, non passa giorno senza che un tifoso della Curva A tenti di impedire a uno della Curva B di fare le stesse cose che fa lui. E in questo continuo ping pong di opposte faziosità la gente è disorientata. Eppure ci sarebbe un testo agile e semplice che in poche parole chiarisce ciò che si può e si deve fare e ciò che non si può e non si deve fare: si chiama Costituzione. Basterebbe darle un’occhiata ogni tanto e a certe zucche vuote si spalancherebbe un mondo. Prendiamo l’ultimo dilemma: è lecito o no manifestare in piazza a favore della Palestina e/o contro Israele? Sì, lo è: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” (art. 21) e “i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi” (art. 17). È lecito vietare una manifestazione pro o contro la Palestina, Israele, Hamas, Hezbollah, l’Ucraina, la Russia, la Corea del Nord o del Sud, il Madagascar, Mussolini, Hitler, Stalin, Pol Pot, Kim Jong-un, i vaccini, i semafori, gli autovelox, i tostapane, la Barbie e Ken? No, non è lecito, quindi la Questura di Roma, il Viminale e il Tar Lazio che hanno vietato la marcia pro-Pal e anti-Israele hanno violato la Costituzione, perché per manifestare pro o contro qualsiasi causa, anche la più orrenda o strampalata, non occorre alcuna autorizzazione preventiva: “Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica” (art. 17), indipendentemente dai gusti del governo di turno.
E “comprovati” vuol dire comprovati, non inventati o immaginati o sognati in base al gradimento o allo sgradimento per gli slogan che si presume verranno espressi dai manifestanti. Tutto questo, prima. Durante e dopo la manifestazione, se qualcuno come ieri commette reati (violenze, minacce, odio razziale, apologie o istigazioni di reato), lo si denuncia o – se previsto dalla legge – lo si arresta. È quasi offensivo dover ricordare simili banalità alla destra che vieta i cortei di sinistra, così come alla sinistra che vuol vietare i cortei di destra: ognuno può manifestare per dire ciò che vuole su ciò che vuole, salvo che commetta un reato. E autorizzare non è né una concessione né una condivisione: è solo applicazione della Costituzione, nata dopo un ventennio nefasto che chiamiamo “dittatura” perché chi comandava decideva chi poteva manifestare (quelli pro) e chi no (quelli contro). Dev’essere per questo che da vent’anni prima le destre, poi il Pd e ora di nuovo le destre tentano di sventrare la Costituzione: perché vieta ciò che vogliono fare e consente ciò che vogliono impedirci di fare.
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MA MI FACCIA IL PIACERE
l'editoriale di Marco Travaglio
07 ottobre 2024
Extra-str**z*te. “Ma gli extra-profitti sono un’invenzione” (Serena Sileoni, Stampa, 5.10). E quello che dicono sempre gli extra-ricchi agli extra-poveri.
Invasione e Liberazione. “Israele non sta invadendo il Libano, lo sta liberando. Questo è un momento storico, non solo per gli israeliani, ma per i libanesi, gli arabi e i cristiani orientali. Non capirlo significa perdere ogni bussola morale e politica” (Bernard-Henri Lévy, X, 1.10). Ok, adesso però posa il fiasco.
Giorgett de la Palisse. “Giorgetti: ‘Si tassano i profitti solo a chi li ha fatti’” (Corriere della sera, 4.10). Fortuna che ha studiato alla Bocconi, sennò li tassava pure a chi non li ha fatti.
L’ideona. “Privatizzare Ferrovie è la via più veloce per una rete a prova di guasti” (rag. Claudio Cerasa, Foglio, 3.10). Tipo Autostrade e il Ponte Morandi, per dire.
Gli insaputi. “FI: ‘Correggere l’Autonomia’. Per gli azzurri la riforma danneggia il commercio estero e crea squilibri. Dubbi anche da Cirielli (FdI). ‘Si rischia il caos in politica estera’” (Messaggero, 30.9). Oddio, che c***o abbiamo votato?
L’insaputo. “Pozzolo risarcisce il ferito a Capodanno. Ma insiste: ‘Non sono stato io a sparare’” (Stampa, 1.10). Toti patteggia due volte per corruzione anche se non è corrotto e Pozzolo risarcisce il ferito a cui non ha sparato: ma non poteva far patteggiare la sua pistola?
Cose mai viste. “Meloni punta la Consulta. Tre giudici di area per fermare i referendum” (Giovanna Vitale, Repubblica, 6.10). “Quel blitz sui giudici che mina il pluralismo… e conferma un tratto identitario del governo Meloni: quello di un potere autoritario” (Donatella Stasio, Stampa, 6.10). Non faccia la destra ciò che faceva la sinistra.
L’inaffidabile/1. “Sospetti nel Pd sulla ‘lealtà’ di Conte”, “Le mille e una versione di Conte sul tormentato rapporto col Pd. Tra aperture e chiusure, le giravolte dell’ex premier” (Corriere della sera, 30.9 e 4.10). Ma infatti: quel voltagabbana aveva sempre detto “No a Renzi”, poi all’improvviso ha detto “No a Renzi”.
L’inaffidabile/2. “Il braccio di ferro su Renzi. I dem avvertono Conte: ‘Non si decida da Roma’” (Repubblica, 4.10). Quindi da dov’è che Elly ha deciso di imbarcare Renzi? Da Orte?
L’inaffidabile/3. “Zanda: ‘Liguria? Le alleanze del Pd non può deciderle Conte’” (Foglio, 1.10). Invece le alleanze di Conte le decide il Pd.
Gli affidabili. “Conte prenota il Tg3: patto con Lega e Fdi per il voto in Vigilanza. I 5S pronti ad appoggiare Agnes o Marano in cambio di poltrone” (Giornale, 4.10). “In Vigilanza il M5S non parteciperà al voto: no a Agnes” (Stampa, 5.10). “Per Agnes presidente FI ora punta sui renziani” (Messaggero, 1.10). Ah ecco.
Senti chi pirla/1. “Sgarbi a Viterbo: ‘Avete la mentalità familistica e mafiosa’” (Repubblica, 3.10). Disse quello che ha assunto nel suo staff al ministero della Cultura la figlia della colf della sua compagna.
Senti chi pirla/2. “Bonaccini: ‘I veti di Conte? Inaccettabili. Così facciamo il gioco di Meloni’” (Domani, 2.10). Disse il precursore dell’Autonomia differenziata.
Ha stato Putin/1. “Quanto pesa il gas russo nel voto e nei negoziati del governo austriaco” (Foglio, 1.10). Ah ecco chi ha votato l’estrema destra anche in Austria: il gas russo.
Ha stato Putin/2. “I legami con i russi dell’hacker della Garbatella che violò i server della Giustizia” (Repubblica, 5.10). Ah ecco, era Putin che voleva sapere se era indagato a Tor Pignattara.
Villa Arzilla. “Rinnovamento americano. Blinken descrive l’eredità dell’Amministrazione Biden” (Foglio, 2.10). Per mettere “rinnovamento” e “Biden” nella stessa frase bisogna essere molto spiritosi.
Antisemitismo editoriale. “Molinari rimosso da Repubblica perché ebreo?” (Iuri Maria Prado, Riformista, 5.10). Massì, dev’essere per quello. Dagli ayatollah Elkann c’è da aspettarsi di tutto.
I portavoce dei pregiudicati. “Come per magia, alcune delle conversazioni private tra Sangiuliano e Boccia sono state pubblicate a puntate dal solito quotidiano portavoce delle procure” (Ermes Antonucci, Foglio, 5.10). Spiace per il rosicamento, stellina, ma quello si chiama scoop.
Il titolo della settimana/1. “L’Iran attacca, ma è isolato” (Federico Rampini, Corriere della sera, 2.10). A parte Cina, Russia e tutti gli altri Brics, pari al 45% della popolazione e al 35% del Pil mondiali, ha proprio tutti contro.
Il titolo della settimana/2. “Il Ponte è lo Stretto necessario per strappare il Sud alle mafie” (Giornale, 30.9). Uahahahahah.
Il titolo della settimana/4. “Vestivamo alla Kamala. New York Fashion Week, ‘le elezioni sono il nuovo red carpet’ dice Micheal Kors. La prospettiva di una donna alla Casa Bianca galvanizza l’industria della moda” (Stampa, 14.9). Ma va’ a ciapà i ratt.
Il titolo della settimana/5. “Botticelle, intesa Opd-Mussolini” (Repubblica-cronaca di Roma, 2.10). No, vabbé.
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L'ATLANTISTA PIANGENTE
l'editoriale di Marco Travaglio
08 ottobre 2024
In principio c’era l’atlantista vanaglorioso, tipo Rampini, che ringrazia l’Occidente di tutti i crimini e i disastri che ha seminato nel mondo. C’era l’atlantista fantasy, tipo Severgnini, che raccontava come Putin senza la Nato sarebbe già a Lisbona (o a Rimini: variante Di Bella). C’era l’atlantista trionfalista, tipo Parsi, che da due anni e mezzo narra le travolgenti vittorie di Ucraina+Nato sul campo di battaglia, dove nessuno ne ha mai vista una. C’era l’atlantista da lista, tipo Riotta, che addita immaginari nemici dell’Occidente al soldo di Putin. C’era l’atlantista complottista, tipo Crosetto o Fubini, che vedeva Putin e i Wagner anche sotto il suo letto. Ora c’è una nuova sfumatura di Nato: l’atlantista piangente. Tipo il direttore del Corriere che ribalta il doppio standard usato dall’Occidente sulle guerre impunite di Netanyahu e su quelle punitissime di Putin lacrimando come una fontana, anzi un Fontana: “Perché tanto odio per Israele e tanta comprensione per Putin?”.
Par di sognare: Putin è sotto sanzioni dal 2014, quando violò il diritto internazionale per riprendersi senza colpo ferire la Crimea, da sempre russa. Sanzioni centuplicate quando violò il diritto internazionale nel 2022 per invadere l’Ucraina e prendersi le regioni russofone che i governi nati da un’altra violazione del diritto internazionale – il golpe bianco-nero di Euromaidan per rovesciare un presidente eletto, ma inviso a Nato e Ue – bombardavano da otto anni. Da 31 mesi Nato e Ue armano Kiev (che non è né Nato né Ue) non solo per aiutarla a difendersi, ma anche per “sconfiggere la Russia” senza neppure dichiararle guerra. E ora, salvo rare eccezioni, la autorizzano a invadere e bombardare la Russia con i loro missili. Chiudono gli occhi sulle sue attività terroristiche in Germania, Russia, Africa e persino Ucraina. E applaudono se la Corte dell’Aja spicca un mandato di cattura contro Putin, ma strillano se il procuratore lo chiede per Netanyahu (senza per ora ottenerlo) su crimini di guerra molto più gravi di quelli di Putin: 42 mila morti civili in un anno nella striscia di Gaza abitata da 2,5 milioni di persone e vasta 360 kmq (l’1,3% della Crimea), oltre a bombardamenti in Cisgiordania, Libano, Siria, Iran, Iraq e Yemen. L’atlantista piangente fa il finto tonto: perché i civili “morti il 7 ottobre e in Ucraina contano molto meno per tanti presunti democratici”? Ma non è che contano molto meno: è che sono molti meno, sia in proporzione sia in termini assoluti. E poi chi manifesta in Occidente lo fa perché contesta la politica dei suoi governi, incoerenti con i principi che professano. Dai terroristi e dagli autocrati non si aspetta che diventino buoni per le sue proteste: lo spera da quelli che si spacciano per buoni quando gli chiedono il voto.
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LA SUPERGIÙLIOLA
l'editoriale di Marco Travaglio
09 ottobre 2024
Tutti sanno con quale trasporto seguiamo Alessandro Giuli nella sua resistibile ascesa politica (dal Foglio al museo Maxxi al ministero della Cultura), accademica (l’esame di Teoria delle dottrine teologiche, 30 sine laude) e pure tricologica (i favoriti alla Asimov). Ma ci era sfuggita la sua audizione alla Camera, dove ha illustrato da par suo le linee guida della Cultura nell’Era Post-Sangiuliana: un prezioso scampolo di prosa recitata che dobbiamo al collega collezionista Felice Florio di Open ed è già reperto d’epoca. Acchittato con tanto di panciotto, il Giuli avverte gli astanti che sarà “un po’ teoretico”. In senso anafestico, direbbe il conte Lello Mascetti, suo spirito-guida. Infatti parte il tarapia tapioco con scappellamento a destra: “La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero. Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni”. Come fosse Antani, appunto. “Di fronte a questo cambiamento di paradigma – la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale – il rischio che si corre è duplice e speculare”. E cum fuochi fatui, peraltro: “L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese (sic, ndr) come minaccia”. Non sia mai.
Qui il Giuli si fa una domanda: “Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi?”. E, mentre i deputati superstiti trattengono il fiato, si dà subito una risposta: “No”. Ah, meno male, sennò erano ca**i. “Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo… non l’algoritmo… In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata”. E qual è quella giusta? “Si tratta di pensare Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi”: un bel frullato per “rifarsi a questa concezione circolare”. Alla parola “circolare”, torna in mente il vigile urbano di Amici miei, che tentava di multarli e gli altri per abuso di clacson, finché il Mascetti lo neutralizzò con la superc***ola brematurata. Ignaro del fatto che, un giorno, sarebbe diventato ministro. E avrebbe fatto rimpiangere Sangiuliano.
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BELLA MIAO
l'editoriale di Marco Travaglio
10 ottobre 2024
Quando ho letto che al Parlamento, per (non) rispondere alle parole di Orbán sull’Ucraina, parte delle opposizioni ha intonato Bella ciao, mi sono sentito edificato. Che bello, ritornano i partigiani (che peraltro non hanno mai cantato Bella ciao): quelli che speravano di aver combattuto l’ultimo conflitto in Europa e contribuirono a scrivere l’articolo 11 della Costituzione. Poi ho letto le parole di Orbán che hanno scatenato le ire canore: “In Ungheria c’è un detto: ‘Se vuoi vincere devi avere il coraggio di ammettere che stai per perdere’. Noi in Ucraina stiamo perdendo, ma voi vi comportate come se non fosse così. Se vogliamo vincere dobbiamo cambiare la strategia, che è perdente. Riflettete: serve un’azione diplomatica, una comunicazione diretta o indiretta. Se si trascina il conflitto ci saranno sempre più morti, a migliaia. Con questa strategia non ci sarà la pace: dovete schierarvi per il cessate il fuoco”.
C’era da attendersi che le presidentesse Roberta Metsola e Ursula von der Leyen gli rispondessero che invece stiamo vincendo, che Zelensky con le nostre armi sta riconquistando tutte e cinque le regioni annesse dai russi, basta lasciarlo fare un altro po’ e riavrà i confini pre-2014. Ma scappava da ridere o da piangere a entrambe, visto che i russi hanno praticamente completato la presa del Lugansk e ora finiscono il lavoro nel Donetsk, con la conquista di Vuhledar, l’ingresso a Torestks e l’avanzata su Pokrovsk. Così la Metsola ha fatto una battuta su Bella ciao e l’Eurovision. E la Von der Biden ha spiegato che “la colpa della guerra è dell’invasore e non dell’invaso”, come se Orbán avesse sostenuto che l’Ucraina ha invaso la Russia (cosa che peraltro ha fatto su mille kmq di suolo russo vicino Kursk). E che “pace non è sinonimo di resa”, come se Orbán avesse chiesto la resa, e non il negoziato. Lo stesso negoziato con Mosca che ora invocano un giorno sì e l’altro pure Zelensky, Biden, Macron, Scholz, Meloni&C. e non si vede dov’è il problema se lo chiede e lo agevola anche Orbán, presidente di turno del Consiglio Europeo. Forse le gemelline di Shining, Roberta e Ursula, se lo sono scordato, ma Orbán non è un fascista su Marte: è stato a lungo un loro compagno di banco nel Ppe (di cui fu anche vicepresidente) dal 2000 al 2021, poi se ne andò con le sue gambe. Eppure in quei 21 anni aveva già fatto e detto tutto ciò per cui ora è considerato un violentatore dello stato di diritto. Tutto tranne una cosa: non aveva ancora detto la verità sulla guerra in Ucraina. L’ha fatto ieri e la verità, in quel covo di ipocriti che si fa chiamare Europa, ha avuto l’effetto dell’aglio sui vampiri. Solo che i vampiri, davanti all’aglio, si limitano a fuggire. Gli euro-tartufi, davanti alla verità, cantano Bella ciao.
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Editoriale di Marco Travaglio - 11 Ottobre 2024
NORDIO E I SUOI FRATELLI
Non sarà un granché per i giuristi chiamati a decrittarla e per i magistrati e gli investigatori costretti ad applicarla. Ma, per i criminali destinati a beneficiarne, la nuova legge Zanettin passata in Senato col via libera di Nordio e i voti delle tre destre ufficiali (FdI, Lega e FI) e di quella ufficiosa (Iv) è uno spasso. Le intercettazioni non possono durare più di 45 giorni. E perché proprio 45 e non 46, o 44, o 37, o 72? Niente, l’ha deciso Zanettin, forse tirando i dadi. Quindi le indagini preliminari possono durare fino a 2 anni, ma dopo il primo mese e mezzo i pm e i poliziotti devono staccare la spina e proseguire come un secolo fa, nell’era pre-tecnologica, con pedinamenti, adocchiamenti col binocolo e origliamenti dietro le porte, mentre i delinquenti le tecnologie seguiteranno a usarle tutte. A meno che, si capisce, non siano così sportivi da venire incontro allo Stato che li combatte con le mani legate dietro la schiena, per proseguire la gara ad armi pari.
L’Anonima Sequestri rapisce un bambino? Per evitare di essere intercettati e localizzati, i rapitori dovranno tenerselo e starsene muti per un mese e mezzo e solo allora, al 46° giorno, chiamare i parenti per chiedere il riscatto lontano da orecchi indiscreti. Vi indagano per stalking o per molestie su una ragazza? Resistete e lasciatela in pace per un mese e mezzo, poi quando la Procura stacca la spina potrete ricominciare indisturbati. Un tizio intercettato da 45 giorni dice a un amico che sta per ammazzare qualcuno? Oggi si continua a intercettare i due finché salta fuori il nome della vittima designata, così la si mette in salvo. Ora non più: si spegne tutto, così il killer – se non è sportivo o collaborativo – può far secco chi gli pare e magari pure partecipare in lacrime al funerale, tanto nessuno saprà mai che è stato lui. Ovviamente chi ha votato l’ideona non pensa a sequestri, stalking, omicidi, e forse neanche alle molestie: pensa a mazzette & affini. Infatti il pm di Genova Francesco Pinto ha spiegato al Fatto che l’inchiesta su Toti, Spinelli&C. sarebbe stata impossibile con un mese e mezzo di intercettazioni: “Quando si indaga su fenomeni complessi, come un appalto o una concessione pubblica, 45 giorni bastano appena per capire chi sono i personaggi intercettati. Così l’indagine si trasforma in evento lasciato al caso, una specie di pesca miracolosa”. Ma sarebbe stata impossibile anche l’indagine veneziana sulle tangenti del Mose: per arrestare 35 politici e manager, la Procura fece oltre 300 mila ore di intercettazioni dal 2012 al 2014 e mise sotto controllo i telefoni di diversi indagati per tutti e due gli anni. E chi era il procuratore giustizialista manettaro che coordinava l’inchiesta? Nordio. Dieci anni e qualche migliaio di spritz fa.
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AMICI MIEI ATTO IV
l'editoriale di Marco Travaglio
12 Ottobre 2024
Dobbiamo le più sentite scuse ad Alessandro Giuli. L’altro giorno, dopo aver letto la sua supergiùliola alla Camera, l’avevamo eletto a erede universale del conte Lello Mascetti di Amici miei. Ma per un attimo ci eravamo scordati di Chiara-per-così-dire-Valerio, che sta al Pd come Giuli sta a FdI. E se n’è avuta a male, rivendicando non a torto la primazia in fatto di superc***ole. Nel tentativo di difendere l’assessore-sparafucile livornese Simone Lenzi, che sta al Pd come Sgarbi e Bandecchi stanno alla destra ed è venuto prematuramente a mancare all’affetto della sua giunta per gli insulti al Fatto e alle trans, la cosiddetta Chiara è riuscita a twittare restando seria: “Le parole fanno la realtà e la realtà fa le parole e i gesti di Lenzi per i diritti della comunità Lgbtq+ in sé e in quanto parte della comunità di cittadini e cittadine determina che l’accusa di omotransfobia sia falsa”, come fosse Antani per quattro. Poi ha aggiunto una postilla indiscutibile: “Spero che sia ancora una risata a seppellirci e non altro”. La risata che puntualmente segue ogni suo scampolo di prosa, orale e scritto. Ora però si pone un angoscioso dilemma: a chi spetta la legittima discendenza del Mascetti?
La migliore soluzione è una singolar tenzone, un po’ jazz e un po’ freestyle, fra il Giuli e la Valerio a colpi di superc***ole improvvisate sul momento. Un Amici miei atto IV che al solo annuncio farebbe il sold out e che noi pagheremmo cifre astronomiche pur di non perdercelo. Già ci pare di vederlo, il Giuli, che parte in quarta con uno dei suoi classici: la “rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale”. E la Valerio che schiva il colpo e replica da par suo con la celebre teoria della “cultura e politica del dissenso, dell’eccezione, della variazione che somigliano all’aglio-olio-peperoncino che facciamo tutti. Si potrebbe parlare di polenta, arancini, arancine, arancinu, porchetta, fave e cicoria… Io dico che dobbiamo essere ciascuno come aglio olio e peperoncino”. A quel punto il ministro sferra l’uno-due “entusiasmo passivo”-“apocalittismo difensivo”. Ma la presunta Chiara gli sfodera lo scioglilingua già recitato a Piazzapulita: “Io non penso che ci siano le poltrone che fanno le persone, penso che ci siano le persone che fanno le poltrone, quindi, diciamo, diamo le persone che fanno le poltrone, se non diamo le persone che fanno le poltrone, ma partiamo dalla poltrona, secondo me, diciamo, non è una cosa né culturale né soprattutto divertente”. L’alternativa, più salomonica ma molto meno divertente, sarebbe un verdetto ex aequo: Giuli re della superc***ola con scappellamento a destra e la Valerio regina della superc***ola con scappellamento a sinistra.
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BERLUSCOSINISTRISMO
l'editoriale di Marco Travaglio
13 ottobre 2024
C’era una volta un impunito che stava per finire in galera e in bancarotta, ma entrò in politica per abolire i suoi crimini e accollarci i suoi debiti. Ci riuscì. Morì incredibilmente a piede libero. Lasciò un grande vuoto da destra a sinistra e una scia di bava di quanti lo santificavano da vivo e pure da morto perché erano come lui (ovviamente in scala), o avrebbero tanto voluto. Così oggi la destra guidata da un’incensurata continua a sfornare leggi pro criminali; e il centrosinistra è pieno di gente che quelle norme le condivide o le suggerisce o le vota o si astiene. Prendiamo l’abuso d’ufficio: è il reato del pubblico ufficiale che viola la legge per favorire un raccomandato a scapito di uno bravo senza santi in paradiso, o per punire chi fa il suo dovere. Mezzo Pd con i suoi sindaci chiede di depenalizzarlo e la destra+Azione+Iv lo accontentano (nepotismi, cognatismi e amichettismi sono specialità della casa). Repubblica, siccome la schiforma è targata destra, torna a difendere la legalità dopo due anni di letargo sulle porcate di Draghi&Cartabia. E pubblica liste di condannati e imputati che la faranno franca. L’altroieri tocca all’ex sindaco Pd di Bibbiano, imputato per abuso d’ufficio per aver affidato senza gara alla onlus “Hansel e Gretel” il servizio di psicoterapia per bambini abusati o presunti tali, con tanto di locali gratis. Siccome l’abuso era reato quando fu commesso e quando iniziò il processo, ma è stato abrogato a partita in corso, il giudice lo assolve “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”. Come quando B. depenalizzò il falso in bilancio e dimezzò la prescrizione, spiegando che aveva preso tanti voti, ergo gli italiani l’avevano già assolto. Vagonate di processi, suoi e altrui, saltarono come birilli. E lui faceva pure la vittima: “Visto? Ero un innocente perseguitato. E adesso chi mi chiederà scusa e mi risarcirà di cotanto calvario?”.
Ma allora il centrosinistra, con Rep al seguito, diceva che era un impunito che l’aveva fatta franca. Ora invece Cappellini su Rep s’inventa che per Bibbiano sono stati tutti assolti perché erano vittime innocenti del “partito dell’elettrochoc… anello di congiunzione tra grillismo, melonismo e salvinismo”. E sui social fior di pidini esultano per la “fine dell’incubo” del martire (finì addirittura ai domiciliari per abuso e falso, povera stella) e pretendono le scuse di Meloni, Salvini e Di Maio per una rara battaglia meritoria in difesa di tante famiglie rovinate. Intanto anche la Corte dei Conti condanna l’eurodeputato Avs Mimmo Lucano: danno erariale per i pasticci sui soldi per i migranti. Ma tutti zitti: ha preso tanti voti, ergo gli italiani l’hanno assolto. Delle due l’una: o B. è risorto e s’è buttato a sinistra, oppure è sempre vivo e lotta insieme a loro.
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